Bologna. «Il vero regalo di Enzo»

Nel capoluogo emiliano, l'evento che ha animato il 25°anniversario della morte di Piccinini. In una piazza gremita, un popolo in festa ha ricordato il chirurgo modenese
Stefano Andrini

«Una stella piena di luce». Così il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha definito il servo di Dio Enzo Piccinini in occasione del XXV anniversario della sua salita al cielo. Al popolo che ha invaso Piazza San Domenico a Bologna, dove domenica 26 maggio si è svolto l’evento promosso dalla Fondazione Enzo Piccinini e dal Comitato delle celebrazioni, il Cardinale ha portato il suo saluto. «Non ho mai incontrato Enzo», ha raccontato: «Io l’ho conosciuto attraverso le storie, attraverso l’amore di tanti che hanno incontrato lui, che ha incontrato Gesù. Questo è il vero regalo di Enzo. Che il fuoco di Pentecoste che gli bruciava dentro continui a trasformarsi anche in ognuno di voi. Contemplare oggi la sua luce è contemplare quella di Cristo. Trasformiamo il fuoco in interiorità. Continuiamo a dire come Enzo il suo sì a Cristo. Come scrisse Giussani: “La sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era giorno in cui non cercasse la gloria umana di Cristo”». Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che, sia pure all’ultimo minuto, ha voluto essere presente alla manifestazione, ha sottolineato che Piccinini «era padre in quanto era figlio».



Al centro dell’incontro bolognese la presentazione del libro Amico carissimo. Enzo Piccinini nelle sue parole e nei racconti di chi lo ha conosciuto di Pier Paolo Bellini e Chiara Piccinini. Introducendo, Bellini ha ricordato un versetto delle Lodi che a Enzo piaceva in modo particolare: «Dio», diceva commentandolo, «ha scritto il nome di ciascuno di noi nel palmo della mano: pensate che razza di amore ha per ciascuno di noi». Giorgio Vittadini si è soffermato sull’importanza metodologica di Piccinini nella vita del movimento. «Lui porta a Bologna e nella comunità universitaria l’idea che bisogna partire non dalla strategia, ma dall’esperienza quotidiana, dalle domande personali. Per questo punta sul fatto che la presenza pubblica ha a che fare con la persona. Enzo non è un santino, ma un uomo che capisce questo modo diverso di vivere, lo fa penetrare e cambia la vita della gente. La questione è se l’amicizia, il rapporto, la presenza apre a tutto o è una premessa per fare altro». Vittadini ha poi richiamato una caratteristica del cuore di Enzo: il suo desiderio di giustizia. In conclusione, parlando di Piccinini medico ha detto: «Un giorno raccontò a Giussani che prima di operare pregava. Giussani gli disse che prima di tutto doveva offrire. E questa è stata la sua forza di chirurgo. Aveva una capacità di rischio che altri non avevano». «L’appartenenza è la nostra vera diversità», ha esordito Giancarlo Cesana. «L’appartenenza alla comunità per Enzo era tutto, l’obbedienza, l’unità, l’autorità, la lotta per la vita, la costruzione comune, il lavoro, la domanda e la preghiera, l’offerta, la vocazione… Di questo parlava sempre con ragazzi di venti, trent’anni, la sua è stata una catechesi più vicina alla realtà. Chi legge il libro che stiamo presentando entra nella vita di Enzo, entra nella comunità di CL». Alla domanda: «Che significato ha oggi per te Piccinini?», Cesana ha detto: «La risposta è tutta nella tanta gente in piazza oggi a 25 anni di distanza dalla morte. Quella di Enzo è stata una morte fiorita dalla vita, come dice Rilke, cioè è una morte che ha dato vita. Più che un episodio, mi ha colpito lui. Enzo era una personalità unica, aveva lo stesso temperamento di Giussani. Per questi motivi: viveva la presenza, che è uno degli aspetti centrali dell’educazione di Comunione e Liberazione; l’unità, in Cristo tutto si tiene perché tutto tende allo stesso significato; essere intelligenti è procedere da una energia affettiva, dall’amore alle persone e alla realtà; la vita è appartenenza a Dio, cioè a Cristo nella compagnia».

Nel corso dell’evento è stata presentata un’anteprima della mostra “Ti ho preso come mio” che sarà presente all’interno della prossima edizione del Meeting di Rimini. «La mostra», hanno spiegato i promotori, «vuole testimoniare che cosa abbia voluto dire la “ricerca dell’essenziale” nella vita di Enzo. Proponendo un affondo su alcuni temi centrali. Il cuore inteso come quell’insieme di esigenze fondamentali da giocare in ogni circostanza, l’amicizia vissuta come virtù perché luogo in cui si è chiamati all’incontro con Cristo, la vocazione espressa nel lavoro di medico vivendo il carisma incontrato; il sacrificio della vita, cioè la vita come offerta e dono di sé».

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La serata si è conclusa con una festa che ha alternato canzoni e testimonianze. Sul palco la rediviva Cp band (storico ensemble che animava gli Happening dei giovani negli anni Ottanta) che ha proposto i brani più amati da Enzo. Attraverso un video si è potuto ascoltare l’inconfondibile voce di Piccinini: «Cosa significa che c’è un nuovo popolo, significa che Cristo è contemporaneo. La contemporaneità di Cristo testimonia che nel mondo c’è una nuova umanità ed è per questo che mi arrendo volentieri a questa storia». Subito dopo è scattata la canzone che Enzo richiedeva sempre: Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va…