Capitale umano. Una strada da percorrere
AziendeCome rispondere alla crisi? Valorizzando il capitale umano. Ne hanno
parlato
il vicepresidente di Confindustria, Tronchetti
Provera, l’Ad di Poste Italiane,
Sarmi, e il presidente di Sin&rgetica, Ermolli
«Il Paese sta sprecando delle opportunità per personalismi di singoli
e categorie». Il cambiamento inizia da qui e «quello che più preoccupa è il
livello di rissosità e il livello di delegittimazione reciproca tra maggioranza
e opposizione». La valorizzazione del capitale umano nell’impresa
inizia da qui. Quando il vicepresidente di Confindustria, Marco Tronchetti Provera,
pronuncia queste parole in conferenza stampa, Giorgio Vittadini non c’è più e
la tavola rotonda su “Quando l’uomo è capitale” è già finita.
Ma la sintesi del presidente di Telecom Italia e di Pirelli piacerebbe al presidente
della Fondazione per la Sussidiarietà: sintetizza quanto detto nel corso
del dibattito. Al convegno Vittadini si era, infatti, chiesto se la disponibilità al
cambiamento «è sufficiente per superare il clima di declino e di
crisi incombente». E Bruno Ermolli, presidente di Sin&rgetica, aveva
risposto: «Facendo sistema e con un calo di litigiosità, che in
questo momento anima le forze politiche, noi ce la faremo. Insomma: “io
speriamo che me la cavo”».
La ricchezza delle aziende
Già, speriamo che me la cavo. Ma non basta sperarlo, bisogna iniziare
dalla ricchezza prima che le aziende hanno, bisogna trovare una strada e un metodo
perché l’impresa sappia rispondere alle sfide sempre più pressanti
di una crisi che non accenna a finire. È nata così l’idea
di parlarne al Meeting: «Facciamo un dibattito con dei numeri uno su cosa
voglia dire, dal punto di vista dell’azienda, questo investimento in capitale
umano» ha proposto Ermolli agli organizzatori, come ha raccontato Vittadini.
Ed eccoli, i numeri uno: il principale, per capitalizzazione delle sue aziende,
imprenditore privato italiano, Tronchetti Provera, e il numero uno per dipendenti,
l’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi. Il capo dei
153.000 “postini” italiani, sintetizza con una battuta lo scopo della
formazione (circa tre giorni in media all’anno per dipendente, come in
Telecom): «Se l’employ ability e l’autoresponsabilizzazione
saranno maturati e interiorizzati, questo ci darà la possibilità non
soltanto di formare - come stiamo facendo - uomini di Poste Italiane, ma soprattutto
uomini che sappiano cambiare Poste Italiane». Tronchetti Provera sottolinea
due aspetti: si ottiene risultato se la formazione c’è e se si fa
sistema; in secondo luogo l’azienda cresce bene se è integrata nel
tessuto sociale, se partecipa alla vita sociale «in modo armonioso».
Formazione e curiosità
Giorgio Vittadini sintetizza dicendo che «formazione è introduzione
alla realtà: non basta istruire, non basta formare se non c’è qualcuno
che ha una ragione ideale, qualunque sia la sua posizione ideale, per stare a
questo gioco, per costruire nel luogo, per non avere l’idea di un profitto
di brevissimo periodo». Infine due curiosità. Tronchetti Provera
ha detto che «l’80% del tempo è fatto di fatica, il 20% di
creatività». Ermolli ha citato un altro dato: le risorse finanziarie
incidono come fattore di produzione negli Stati Uniti per 21%, nell’Unione
Europea per il 38%; le risorse umane incidono sulla produzione negli Usa per
70% e nella Ue per il 50%.