Capitale umano. Una strada da percorrere

Aziende
Paolo Biondi

Come rispondere alla crisi? Valorizzando il capitale umano. Ne hanno parlato il vicepresidente di Confindustria, Tronchetti Provera, l’Ad di Poste Italiane, Sarmi, e il presidente di Sin&rgetica, Ermolli

«Il Paese sta sprecando delle opportunità per personalismi di singoli e categorie». Il cambiamento inizia da qui e «quello che più preoccupa è il livello di rissosità e il livello di delegittimazione reciproca tra maggioranza e opposizione». La valorizzazione del capitale umano nell’impresa inizia da qui. Quando il vicepresidente di Confindustria, Marco Tronchetti Provera, pronuncia queste parole in conferenza stampa, Giorgio Vittadini non c’è più e la tavola rotonda su “Quando l’uomo è capitale” è già finita. Ma la sintesi del presidente di Telecom Italia e di Pirelli piacerebbe al presidente della Fondazione per la Sussidiarietà: sintetizza quanto detto nel corso del dibattito. Al convegno Vittadini si era, infatti, chiesto se la disponibilità al cambiamento «è sufficiente per superare il clima di declino e di crisi incombente». E Bruno Ermolli, presidente di Sin&rgetica, aveva risposto: «Facendo sistema e con un calo di litigiosità, che in questo momento anima le forze politiche, noi ce la faremo. Insomma: “io speriamo che me la cavo”».

La ricchezza delle aziende
Già, speriamo che me la cavo. Ma non basta sperarlo, bisogna iniziare dalla ricchezza prima che le aziende hanno, bisogna trovare una strada e un metodo perché l’impresa sappia rispondere alle sfide sempre più pressanti di una crisi che non accenna a finire. È nata così l’idea di parlarne al Meeting: «Facciamo un dibattito con dei numeri uno su cosa voglia dire, dal punto di vista dell’azienda, questo investimento in capitale umano» ha proposto Ermolli agli organizzatori, come ha raccontato Vittadini. Ed eccoli, i numeri uno: il principale, per capitalizzazione delle sue aziende, imprenditore privato italiano, Tronchetti Provera, e il numero uno per dipendenti, l’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi. Il capo dei 153.000 “postini” italiani, sintetizza con una battuta lo scopo della formazione (circa tre giorni in media all’anno per dipendente, come in Telecom): «Se l’employ ability e l’autoresponsabilizzazione saranno maturati e interiorizzati, questo ci darà la possibilità non soltanto di formare - come stiamo facendo - uomini di Poste Italiane, ma soprattutto uomini che sappiano cambiare Poste Italiane». Tronchetti Provera sottolinea due aspetti: si ottiene risultato se la formazione c’è e se si fa sistema; in secondo luogo l’azienda cresce bene se è integrata nel tessuto sociale, se partecipa alla vita sociale «in modo armonioso».

Formazione e curiosità
Giorgio Vittadini sintetizza dicendo che «formazione è introduzione alla realtà: non basta istruire, non basta formare se non c’è qualcuno che ha una ragione ideale, qualunque sia la sua posizione ideale, per stare a questo gioco, per costruire nel luogo, per non avere l’idea di un profitto di brevissimo periodo». Infine due curiosità. Tronchetti Provera ha detto che «l’80% del tempo è fatto di fatica, il 20% di creatività». Ermolli ha citato un altro dato: le risorse finanziarie incidono come fattore di produzione negli Stati Uniti per 21%, nell’Unione Europea per il 38%; le risorse umane incidono sulla produzione negli Usa per 70% e nella Ue per il 50%.