Don Giussani, cittadino onorario

Onoreficenze
Luigi Giussani

Il messaggio di don Giussani

Carissimi amici,
sono veramente mortificato di non potere essere presente di persona tra di voi per potervi dire quanto la vostra decisione di conferirmi la cittadinanza onoraria del Comune dei Giovani mi commuova e mi riempia di gratitudine, dentro alla consapevolezza dei miei limiti offerti con letizia al Signore.
Questo vostro gesto rafforza i reciproci vincoli di quell’amicizia, che per me è uno dei doni più significativi che il Signore abbia voluto fare alla mia vita. Perché i figli di don Didimo sono tra i miei amici più cari.
Il Comune dei Giovani, nato ormai quarant’anni fa dalla splendida intuizione di quella straordinaria figura di sacerdote che è don Mantiero, rappresenta oggi uno degli esempi più belli e significativi della ragionevolezza dell’esperienza cristiana come capace di investire e di muovere tutto l’umano, corrispondendo in misura imprevista e affascinante alla sua ineludibile sete di felicità.
Questa esperienza di ragionevolezza e di libertà, come cerco di ripetere nelle pagine del libro L’uomo e il suo destino, è vissuta da voi, nella fedeltà all’insegnamento e all’intuizione di don Didimo, come apertura inesauribile alla realtà nei suoi vari aspetti nella tensione alla verifica della verità dell’ideale cristiano, sorgente di una umanità nuova. In seguito mi colpisce la profonda consonanza del vostro tentativo con la concezione educativa che ha mosso la mia vita con tante generazioni di giovani e meno giovani in tutti questi anni, fin dai primi passi al Liceo Berchet di Milano. Essa nasce dallo stupore dell’incontro con Cristo come avvenimento totalizzante che investe oggi la vita dell’uomo, così come 2000 anni fa quella di Giovanni e Andrea. La scoperta della eccezionalità di quest’Uomo muove tutta l’esistenza e genera uno sguardo nuovo sulla realtà così che possiamo riconoscere, attraverso il volto effimero delle cose, quanto san Paolo afferma: “Tutto in Lui consiste” (Col 1,17). L’essere introdotti al significato della realtà secondo la totalità dei fattori che la costituiscono è la scoperta affascinante della singola persona vissuta come avventura educativa dentro quel luogo di amicizia e di passione al destino di ciascuno che è la comunità cristiana. Sono grato a don Didimo per ciò che ha generato, “una fraternità reale che - come ho scritto nella Prefazione ai suoi Diari recentemente pubblicati - attraverso la discrezione della Dieci è l’anima del vostro Comune dei Giovani e della Scuola di Cultura Cattolica, opere che dicono a tutti la bellezza della vita cristiana. E in chi le accosta suscitano lo stupore come di fronte a una cosa grande”. Don Didimo con tutta la sua vita ci ricorda che la radice di questa bellezza e di questa grandezza è il sacrificio vissuto come condizione per l’affermarsi nella vita del mondo della Risurrezione di Cristo, fonte di salvezza per ogni uomo. “Egli - è ancora una frase di san Paolo - è morto per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se se stessi, ma per Colui che è morto e resuscitato per loro” (2Cor 5,15).
Accettando con gioia di essere accolto nel vostro Comune, preceduto da tanti insigni concittadini, sento urgere con forza nella mia vita l’essenzialità del richiamo di san Paolo che condivido con voi come coscienza chiara del “perché” consumiamo l’esistenza: per Cristo.
Nel salutarvi e nel ringraziarvi consentitemi di ripetervi quello che il marchese di Posa ebbe a dire a Carlo V di cui fu precettore: “Sire, non dimenticate mai gli ideali della vostra giovinezza!”. La vostra amicizia nel Comune dei Giovani è il luogo dove tenere desta e sempre rinnovare quella coscienza dell’originalità dell’uomo investito dalla Presenza di Cristo e a Lui immedesimato nel Battesimo. La nobiltà dell’uomo cristiano, come ebbi modo di ricordare in quella per me memorabile serata del Premio della Cultura Cattolica, il 6 ottobre 1995, sta nella coscienza vissuta di essere mandato da Cristo al mondo dei suoi fratelli, tutti uguali come partenza e destinati tutti allo stesso ultimo traguardo.
Obbedendo serenamente alle circostanze che Cristo mi chiede voglio con i miei amici condividere insieme a voi il compito struggente di questa testimonianza attraverso la consapevole gratitudine del miracolo della nostra amicizia e unità nel seno materno della Chiesa che rendono evidente al mondo, attraverso la povertà delle nostre esistenze, la gloria umana di Cristo nella storia.
Grazie!