Educare alla fede. Il cammino della Chiesa
BetoriTre le sfide che il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori,
lancia dal Meeting alle realtà cattoliche italiane: contemplazione, comunione,
missione. Una responsabilità nell’educazione alla fede e un impegno
culturale che si confronti con l’oggi. Con lui sul palco la presidentessa
dell’Azione Cattolica, Paola Bignardi: «Le diverse esperienze nella
Chiesa costituiscono una ricchezza per la Chiesa stessa e la sua missione»
Ci sono tre parole che monsignor Betori, segretario generale della Conferenza
Episcopale Italiana, ha ripetuto più volte intervenendo sul tema “Il
cammino della Chiesa in Italia”: contemplazione, comunione e missione.
Tre consegne dell’episcopato italiano a tutte le componenti della realtà cattolica
del nostro Paese. Tre sfide che invitano a una sempre più attiva responsabilità nell’educazione
alla fede e in un impegno culturale che si confronti con la realtà odierna,
dove i segni del relativismo e di un progressivo allontanamento dalla tradizione
cristiana si fanno sempre più evidenti.
Giorno per giorno
«
La Chiesa si edifica giorno per giorno nelle grandi e piccole cose, nella eccezionalità come
nella ferialità dei gesti umani che costruiscono la vita di tutti: gli
affetti, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali». Nel rivolgere
queste parole alla platea del Meeting, monsignor Betori ricorda l’esperienza
già vissuta «in tante parrocchie, nei gruppi di associazioni e movimenti,
dove quel che si fa non finisce sulle pagine dei giornali», ma diventa
fattore di nuova costruzione di quel popolo che per anni ha caratterizzato la
trama sociale e culturale dell’Italia, e che oggi più di prima è chiamato
a riconoscere e far conoscere la Chiesa come vita, una Chiesa che «non
si rinchiude in un’introversa difesa della propria identità, ma
vuol spendere questa gelosia che Dio ha per lei dentro la storia, come avvenimento
della storia stessa». «Enunciare quale sia il cammino della comunità ecclesiale
in Italia - dice Betori - è possibile solo all’interno di questa
coscienza di Chiesa». Perché il nuovo clima che molti vedono all’interno
della realtà ecclesiale italiana, altro non è che il segno di «una
tensione perseverante e condivisa» delle tante realtà che compongono
la Chiesa italiana, il passo di un cammino che «non ha altra meta se non
la sua stessa radice, Gesù Cristo».
Un incontro personale
«
Venendo meno i riferimenti sociali e culturali che accompagnavano il diventare
cristiani e il crescere come tali, si fa inderogabile per ciascuno il personale
incontro con Gesù Cristo e con il suo mistero di redenzione». Ed è questa
urgenza di incontro ed educazione, da sempre affermata da Giovanni Paolo II, «che
motiva le indicazioni pastorali dei vescovi in questi ultimi anni e che chiede
di impegnarsi tanto sul fronte di una più chiara identità della
fede quanto su quello di un più coraggioso sbilanciamento missionario».
Monsignor Betori non parla di progetti compiuti per rispondere a questa urgenza, «ma
di orizzonti e di opzioni». Parla di una Chiesa «in cui cresce la
sete di ascolto: degli altri, dei fratelli nella fede; soprattutto e irrinunciabilmente
di Dio che ci parla». Parla di una Chiesa che «si fa accogliente
perché capace di iniziare ed educare alla fede», che «recupera
la forza del primo annuncio». E ribadisce la necessità di «luoghi
in cui la persona possa fare concreta esperienza del Vangelo, abbia la possibilità di
incontrare un reale accadimento della grazia, da cui scaturisce uno sguardo di
novità sulla propria vita e sul mondo». Solo in questo modo diventa,
infatti, possibile una presenza e una incidenza del fatto cristiano nella società «che
non è il portato di un’occupazione di potere - culturale, sociale,
politico -, ma esito di una coerente visione e di un’articolata interpretazione
del ruolo storico del cristianesimo nel mondo: testimoniare il Vangelo come verità “eccedente” per
il mondo».
Unità del popolo cristiano
Il cammino e le sfide che la Chiesa italiana è chiamata a vivere, chiedono
un impegno comune di tutte le realtà che rappresentano quello che Betori
chiama «il genio della laboriosità italica»: una ricchezza
di luoghi ed esperienze, che da sempre contraddistinguono il volto incontrabile
della fede nel nostro Paese. «Le parrocchie devono continuare ad assicurare
la dimensione popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il territorio» senza
ridursi a «comunità “autoreferenziali”» o a «“centri
di servizi” religiosi». Ma con loro e insieme a loro, ha detto Betori, «i
movimenti e le associazioni devono offrire agli uomini e alle donne del nostro
tempo l’immagine di una salvezza che si fa avvenimento nella storia».
Del resto, come ha ricordato Paola Bignardi, presidente dell’Azione Cattolica,
nel suo breve intervento di saluto, «le diverse esperienze nella Chiesa,
i diversi doni che oggi vivono in essa, vecchi e nuovi, costituiscono una ricchezza
per la Chiesa e per la sua missione». Ed è in questa chiamata alla
missione che emerge l’unità del popolo cristiano, una unità che
solo Dio può dare e che già al Meeting si è realizzata secondo
la dinamica normale di un incontro con i responsabili ultimi dell’Azione
Cattolica, grati di aver potuto far visita al popolo del Meeting, lieti di condividere
la trepidazione e l’attesa per l’incontro con il Papa a Loreto e,
come ha detto la Bignardi, di «accettare di essere insieme segno visibile
e forte di questa Chiesa in cammino».