Fare politica insieme per il popolo
ParlamentoAlcuni esponenti dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà,
che vede la partecipazione di ben 254 parlamentari appartenenti a tutti i gruppi
politici, hanno presentato il loro documento programmatico. E animato vivacemente
tavole
rotonde e conferenze stampa. Tre i temi fondamentali su cui puntano: riforma
federalista
dello Stato, riforma del Patto di stabilità Ue, disegno di legge per la
tutela del risparmio
Enrico Letta l’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, in
conferenza stampa, lo definisce «una pietra d’inciampo per la follia
della politica italiana». A guardare l’agenda dell’intergruppo
viene da pensare che un po’ folli debbano essere anche loro a mettere i
piedi nel piatto di alcune delle questioni più scottanti dell’agenda
politica. Una follia sana. A Rimini una avanguardia di questi 254 parlamentari
appartenenti a tutti i gruppi politici (manca solo Rifondazione comunista) hanno
presentato un documento “programmatico” e animato una tavola rotonda
con una sfilza di relatori e, alcuni di loro, sono stati anche protagonisti di
una delle conferenze stampa più vivaci delle giornate riminesi: si è parlato
di loro, ma anche di Finanziaria, Alitalia, immigrazione, formazione e ricerca,
impresa sociale…
Bipolarismo e condivisione
La loro agenda autunnale è caratterizzata da tre temi: riforma federalista
dello Stato, riforma del Patto di stabilità Ue, disegno di legge per la
tutela del risparmio. Perché intergruppo? Il bipolarismo è già da
buttare? Angelino Alfano (Forza Italia): «È possibile oggi immaginare
la convivenza tra bipolarismo e condivisione? È possibile immaginare che
il confine del bene comune vada al di là del confine del proprio schieramento,
delle proprie idee di partenza, del proprio partito politico? Noi abbiamo pensato
e sperato che bipolarismo e condivisione possano stare insieme. Ed è possibile,
perché il consociativismo che ha determinato la spesa pubblica è stata
la malattia senile della Prima Repubblica e, però, massimalismo, estremismo,
eccesso di lite, sono la malattia infantile della Seconda». Una malattia
per la quale la cura è difficile da spiegare a chi italiano non è,
dice Pierluigi Bersani (Ds): «Ad altri Paesi europei risulta ovvio essere
bipolari anche in modo acceso, ma avere un terreno comune condiviso. Il senatore
Andreotti ricordava quando, con la sinistra sbattuta fuori dal governo nel Dopoguerra,
si continuò assieme a lavorare per la Costituzione. Poi è cambiato
tutto, è caduto il muro, è arrivato il bipolarismo… Evidentemente
in questa nuova fase manca qualche pilastro e questo pilastro credo che possiamo
chiamarlo sentimento del bene comune e delimitazione di un campo condiviso».
Maggioranza e opposizione
Gianfranco Blasi (Forza Italia): «Quando i poteri si consolidano e si autoreferenziano
impedendo la partecipazione, eludendo spazi di partecipazione, si chiama resistenza
al cambiamento. Ecco: la persona, la famiglia, la società, i corpi sociali,
le autonomie locali, le istituzioni, attraverso la sussidiarietà armonizzano
e riarmonizzano i loro rapporti». Il responsabile economico di Forza Italia,
Luigi Casero, accenna a tre temi concreti con una punta di autocritica: «Forse
questo Paese negli ultimi anni ha troppo ecceduto negli aspetti finanziari, meno
in quelli dello sviluppo economico reale. Esiste la necessità che ci siano
passi in avanti su passaggi successivi su altri temi come, ad esempio, un discorso
condiviso sulle regole del risparmio e sull’evoluzione del patto di stabilità».
Enrico Letta (Margherita): «L’intergruppo è nato dalla forza
della disperazione, perché dopo due anni di vita parlamentare in una legislatura
non particolarmente felice per coloro che amano il dialogo e per coloro che ritengono
che l’Italia debba avere posizioni condivise su alcune grandi questioni
di interesse nazionale, si vedeva implacabilmente chiusa ogni possibilità di
dialogo sui grandi temi che interessano maggioranza e opposizione».
Orizzonte comune
Maurizio Lupi (Forza Italia): «Non accettiamo ed è umanamente insopportabile
che un sistema che voleva dare governabilità al nostro Paese e che la
dà produca invece l’effetto contrario al motivo per cui nasce. Nasce
per poter governare meglio, cioè per poter rispondere meglio ai bisogni
del Paese e quindi della persona e l’effetto che produce invece è quello
della guerra civile. Allora c’è bisogno di un segno concreto. Su
questo ci siamo trovati».
Ermete Realacci (Margherita): «Non è necessario che il disaccordo
sulle singole scelte coinvolga la cancellazione di un orizzonte comune. La meta
di un Paese deve essere in larga parte una meta comune, non ci può essere
un sogno mobilitante per un Paese, una speranza, una capacità di messa
in movimento se non è in larga parte condivisa; la condivisone della direzione
deve esserci».
Il futuro dei nostri figli
Maria Grazia Sestini (Forza Italia): «Spero nell’approvazione della
legge sull’imprenditoria sociale, che contiene una parte civilistica che è una
rivoluzione, perché finora era economia soltanto quello che produceva
in termini economici e monetari. Adesso si dice che è economia quello
che valorizza il capitale umano, questo è un esempio del lavoro fatto
insieme». Infine, Luca Volonté (Udc): «Tre impegni: buono
scuola e buono figlio, sussidiarietà fiscale, deducibilità delle
donazioni per il mondo non profit. Se riuscissimo a fare anche questo ulteriore
passo renderemmo i nostri figli un po’ più liberi di quanto siamo
noi e il nostro Paese un po’ più capace di investire sulla libertà e
sul capitale».