Fare politica insieme per il popolo

Parlamento
Paolo Biondi

Alcuni esponenti dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che vede la partecipazione di ben 254 parlamentari appartenenti a tutti i gruppi politici, hanno presentato il loro documento programmatico. E animato vivacemente tavole rotonde e conferenze stampa. Tre i temi fondamentali su cui puntano: riforma federalista dello Stato, riforma del Patto di stabilità Ue, disegno di legge per la tutela del risparmio

Enrico Letta l’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, in conferenza stampa, lo definisce «una pietra d’inciampo per la follia della politica italiana». A guardare l’agenda dell’intergruppo viene da pensare che un po’ folli debbano essere anche loro a mettere i piedi nel piatto di alcune delle questioni più scottanti dell’agenda politica. Una follia sana. A Rimini una avanguardia di questi 254 parlamentari appartenenti a tutti i gruppi politici (manca solo Rifondazione comunista) hanno presentato un documento “programmatico” e animato una tavola rotonda con una sfilza di relatori e, alcuni di loro, sono stati anche protagonisti di una delle conferenze stampa più vivaci delle giornate riminesi: si è parlato di loro, ma anche di Finanziaria, Alitalia, immigrazione, formazione e ricerca, impresa sociale…

Bipolarismo e condivisione
La loro agenda autunnale è caratterizzata da tre temi: riforma federalista dello Stato, riforma del Patto di stabilità Ue, disegno di legge per la tutela del risparmio. Perché intergruppo? Il bipolarismo è già da buttare? Angelino Alfano (Forza Italia): «È possibile oggi immaginare la convivenza tra bipolarismo e condivisione? È possibile immaginare che il confine del bene comune vada al di là del confine del proprio schieramento, delle proprie idee di partenza, del proprio partito politico? Noi abbiamo pensato e sperato che bipolarismo e condivisione possano stare insieme. Ed è possibile, perché il consociativismo che ha determinato la spesa pubblica è stata la malattia senile della Prima Repubblica e, però, massimalismo, estremismo, eccesso di lite, sono la malattia infantile della Seconda». Una malattia per la quale la cura è difficile da spiegare a chi italiano non è, dice Pierluigi Bersani (Ds): «Ad altri Paesi europei risulta ovvio essere bipolari anche in modo acceso, ma avere un terreno comune condiviso. Il senatore Andreotti ricordava quando, con la sinistra sbattuta fuori dal governo nel Dopoguerra, si continuò assieme a lavorare per la Costituzione. Poi è cambiato tutto, è caduto il muro, è arrivato il bipolarismo… Evidentemente in questa nuova fase manca qualche pilastro e questo pilastro credo che possiamo chiamarlo sentimento del bene comune e delimitazione di un campo condiviso».

Maggioranza e opposizione
Gianfranco Blasi (Forza Italia): «Quando i poteri si consolidano e si autoreferenziano impedendo la partecipazione, eludendo spazi di partecipazione, si chiama resistenza al cambiamento. Ecco: la persona, la famiglia, la società, i corpi sociali, le autonomie locali, le istituzioni, attraverso la sussidiarietà armonizzano e riarmonizzano i loro rapporti». Il responsabile economico di Forza Italia, Luigi Casero, accenna a tre temi concreti con una punta di autocritica: «Forse questo Paese negli ultimi anni ha troppo ecceduto negli aspetti finanziari, meno in quelli dello sviluppo economico reale. Esiste la necessità che ci siano passi in avanti su passaggi successivi su altri temi come, ad esempio, un discorso condiviso sulle regole del risparmio e sull’evoluzione del patto di stabilità». Enrico Letta (Margherita): «L’intergruppo è nato dalla forza della disperazione, perché dopo due anni di vita parlamentare in una legislatura non particolarmente felice per coloro che amano il dialogo e per coloro che ritengono che l’Italia debba avere posizioni condivise su alcune grandi questioni di interesse nazionale, si vedeva implacabilmente chiusa ogni possibilità di dialogo sui grandi temi che interessano maggioranza e opposizione».

Orizzonte comune
Maurizio Lupi (Forza Italia): «Non accettiamo ed è umanamente insopportabile che un sistema che voleva dare governabilità al nostro Paese e che la dà produca invece l’effetto contrario al motivo per cui nasce. Nasce per poter governare meglio, cioè per poter rispondere meglio ai bisogni del Paese e quindi della persona e l’effetto che produce invece è quello della guerra civile. Allora c’è bisogno di un segno concreto. Su questo ci siamo trovati».
Ermete Realacci (Margherita): «Non è necessario che il disaccordo sulle singole scelte coinvolga la cancellazione di un orizzonte comune. La meta di un Paese deve essere in larga parte una meta comune, non ci può essere un sogno mobilitante per un Paese, una speranza, una capacità di messa in movimento se non è in larga parte condivisa; la condivisone della direzione deve esserci».

Il futuro dei nostri figli
Maria Grazia Sestini (Forza Italia): «Spero nell’approvazione della legge sull’imprenditoria sociale, che contiene una parte civilistica che è una rivoluzione, perché finora era economia soltanto quello che produceva in termini economici e monetari. Adesso si dice che è economia quello che valorizza il capitale umano, questo è un esempio del lavoro fatto insieme». Infine, Luca Volonté (Udc): «Tre impegni: buono scuola e buono figlio, sussidiarietà fiscale, deducibilità delle donazioni per il mondo non profit. Se riuscissimo a fare anche questo ulteriore passo renderemmo i nostri figli un po’ più liberi di quanto siamo noi e il nostro Paese un po’ più capace di investire sulla libertà e sul capitale».