Imprese e antitrust. Dall'Italia verso l'Europa
EconomiaSul tema “Grandi in Italia, piccole in Europa: antitrust italiano e antitrust
europeo” hanno discusso Mario Monti, commissario europeo per la concorrenza,
Carlo Secchi,
rettore dell’Università Bocconi di Milano, Giuseppe Tesauro, presidente
Autorità Garante della concorrenza e del mercato, moderati da Dario Di
Vico, vicedirettore del Corriere della Sera. Tra concorrenza e crescita dell’impresa,
sussidiarietà e caso Alitalia
«È vero che non permettete alle aziende di crescere? Il nanismo
diffuso tra le imprese italiane è colpa dell’antitrust?».
Rispondono alle domande i diretti interessati: Mario Monti, commissario europeo
per la concorrenza e Giuseppe Tesauro, presidente dell’ autorità garante
della concorrenza e del mercato in Italia. C’è anche il rettore
della Bocconi, Carlo Secchi; “punzecchiatore” più che moderatore
Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere della Sera.
Tesauro risponde citando l’economista austriaco Friedrich August von Hayek: «Chi
ha concorrenti li considera sempre una seccatura che turba il quieto vivere». «Concorrenza
e crescita dimensionale delle imprese - sostiene Tesauro - non sono concetti
opposti; la dimensione di un’impresa non interessa affatto all’antitrust,
che controlla piuttosto gli abusi generati dalla posizione dominante. Inoltre,
chi non è abituato a competere in casa propria, come può riuscire
a farlo sul mercato internazionale? La mancanza di concorrenza è solo
uno svantaggio, soprattutto per i consumatori e per le imprese medio-piccole».
Basti pensare al peso degli input intermedi dettati dalla grande industria, come
il costo dell’energia e dei servizi professionali, che incidono pesantemente
nei bilanci delle microimprese. «Non è proteggendo i campioni nazionali
dal rigore imposto alla tutela della concorrenza che si è in grado di
garantire la ripresa economica. I campioni nazionali si devono allenare in Italia».
Le domande del Rettore
A immagini calcistiche fa ricorso anche Carlo Secchi che prende spunto dalla
questione degli aiuti di Stato alle squadre in crisi e dagli ultimi progetti
di maxifusioni transfrontaliere per elencare una serie di desiderata e interrogativi
di non facile risposta: come considerare e regolare gli aiuti statali? Come avere
una spinta più decisa verso efficienza e internazionalizzazione? Come
affrontare il formarsi di nuovi grossi gruppi paneuropei? Problemi aperti e tematiche
indigeste ad ogni schieramento parlamentare.
Sulla vicenda dell’Alitalia, le posizioni di Monti e Tesauro sono divergenti.
Il numero uno dell’antitrust italiano si dichiara favorevole alla possibilità di
ricorrere agli aiuti europei: «Bisogna sfruttare tutte le possibilità,
compresa una piccola mano da parte della Ue, anche se non è detto che
possa bastare. È una vicenda complicata e triste per le grandi difficoltà in
cui Alitalia si trova, anche se non è la sola a soffrire. Tutto il settore
aereo avrebbe bisogno di essere rivisto».
Il commissario “sceriffo”
Frena invece il Commissario europeo, che conferma la sua fama di “sceriffo” e
supercommissario che ha sfidato le grandi corporation americane senza favoritismi
per il suo Paese (secondo i suoi sostenitori, che spesso ha penalizzato l’Italia
col suo eccesso di zelo secondo i detrattori). «Non si può fare
nessuna semplicistica correlazione tra la strategia di Alitalia e la disponibilità di
aiuti. Le compagnie aeree sono regolate da precise norme antitrust».
In sostanza, Monti vede con favore l’inasprimento delle norme sugli aiuti
di salvataggio e ristrutturazione elargiti dallo Stato («bisogna lasciar
realizzare “la distruzione creatrice” di cui parlava l’economista
Joseph A. Schumpeter» aggiungerà a fine incontro). Il blocco dell’aumento
dei prezzi, però, ha trovato di nuovo d’accordo entrambi. L’Enac
aveva infatti deciso di ritirare la proposta avanzata alle compagnie aeree straniere
di adeguare le tariffe a quelle dell’Alitalia, ottenendo di conseguenza
una richiesta di chiarimenti da parte dei servizi generali della concorrenza
dell’Unione Europea. «Ha fatto benissimo, non bene» ha chiosato
Tesauro.
Fusioni e acquisizioni
Monti ha poi detto di voler sfatare il luogo comune che vuole l’antitrust
un ostacolo insormontabile per fusioni e acquisizioni: a livello europeo, sono
meno dell’1% quelle non autorizzate dal ’90 in poi. «C’è da
dire che non tutte le fusioni autorizzate hanno poi avuto successo» aggiunge
citando il caso Vivendi: «Secondo le statistiche, solo i due terzi delle
fusioni creano valore».
Un altro punto caldo dell’antitrust riguarda la liberalizzazione del settore
dei carburanti: «L’apertura del mercato potrebbe contribuire ad abbassare
i prezzi, anche se la forbice di libertà è molto piccola»,
chiosa il Commissario europeo, che a due mesi dalla fine del suo mandato non
esclude un futuro da politico (ma smentisce di essere stato contattato per ricoprire
l’incarico di successore di Tesauro all’antitrust italiana).
Il solito equivoco
Su piccola impresa e sussidiarietà, Monti segnala l’alleggerimento
normativo a livello europeo, citando come esempio proprio l’antitrust:
la nuova riforma europea in materia dà molti più poteri alle autorità garanti
nazionali, più agili e informate per agire in tempi brevi.
Difficile comunque dissipare la fitta nebbia di diffidenza che circonda ancora
il termine “sussidiarietà” nella classe politica e nelle élite
culturali - si legge sul Quotidiano Meeting -, ancora ferme al luogo comune che
sussidiarietà sia sinonimo di privatizzazioni; un equivoco alimentato
dal pregiudizio che un servizio sia pubblico solo se statale.