L'Italia di domani. Per noi un futuro da Florida?

Innovazione
Piergiorgio Chiarini

Pistorio, della StMicroelectronics, Ferrarini, dell’omonimo gruppo, Romiti, della Rcs Mediagroup, si sono confrontati sugli anni a venire di fronte al crollo della produzione e alla deindustrializzazione in Italia

Il futuro dell’Italia si chiama Florida? È una provocazione, naturalmente, ma troppi segnali fanno pensare che tra pochi anni potrebbe essere davvero così. E attorno a questa domanda si sono confrontati al Meeting Pasquale Pistorio, presidente StMicroelectronics, Luca Ferrarini, del gruppo Ferrarini Vismara, e Maurizio Romiti, amministratore delegato Rcs Mediagroup.

Quale destino per l’Italia?
La Florida è il Paese di chi non lavora più, di chi va in pensione, tipicamente post-industriale. È questo il destino dell’Italia? Un Paese di sessanta milioni di abitanti è destinato a diventare la Florida dell’Europa? Da tempo si parla di deindustrializzazione e di crollo della produzione. Pistorio è da venticinque anni alla testa di St, una delle pochissime realtà industriali italiane che nel campo delle nuove tecnologie hanno saputo diventare leader sui mercati internazionali. A Catania ha creato uno dei maggiori centri di ricerca mondiale sui microprocessori. «Nessun Paese moderno può entrare in una fase post-industriale senza rimanere fortemente industriale», sottolinea Pistorio. La strada da imboccare è quella dell’innovazione, un termine forse un po’ abusato, ma che nel caso del manager di St ha un sapore diverso: oltre a parlarne, l’innovazione lui la fa. «L’Italia - spiega - deve puntare su un’innovazione a tutto campo. La Cina e l’India corrono, sfornano più ingegneri di Europa e America messe insieme. Però noi abbiamo alcuni decenni di vantaggio nel nostro capitale umano, nei centri di ricerca. Bisogna potenziarli e correre avanti». E per raggiungere questi obiettivi occorre il contributo di imprese, governo e sindacati. Serve fare squadra. Ne è convinto anche Maurizio Romiti, per lunghi anni osservatore del sistema industriale da una postazione privilegiata come quella di Mediobanca: «Per l’innovazione e lo sviluppo servono le infrastrutture. Un Paese non può rinunciare ad avere una compagnia aerea di bandiera. È fondamentale per il turismo, ma allo stesso modo per lo sviluppo dell’industria. Non posso abbandonare intere aree del Paese perché lontane o non facilmente raggiungibili. E analogo discorso si potrebbe fare per le ferrovie».

Jurassic economy
Luca Ferrarini si definisce un imprenditore della jurassic economy. Guida un’azienda di famiglia con una lunga tradizione nel settore alimentare. Alla fine degli anni 90 ha rilevato dalla Nestlè lo storico salumificio Vismara. Uno dei pochissimi casi di aziende italiane che hanno acquistato da una multinazionale. Per evitare un destino da Florida Ferrarini chiede solo una cosa: «Che l’imprenditore possa fare il suo mestiere. Riuscire ad avere una licenza di fabbricazione in un tempo normale, ad avere una variante per far passare i camion, ad avere un accesso più rapido ai sistemi informatici. Cose semplici per mettere i nostri collaboratori al pari di quelli di altri Paesi. Invece, di solito, gli italiani partono con un handicap molto forte. L’imprenditore è un gestore con una grande responsabilità: ecco, lasciamolo fare, dentro regole chiare; se sbaglia, lo si manda a casa, ma lasciamolo fare».