La forza di una nuova evangelizzazione
OuelletMentre il mondo era nel caos della contestazione, lui scopriva il senso religioso
come aspirazione della vita e veniva ordinato prete. Poi l’incontro decisivo
col pensiero di Von Balthasar. In un’epoca segnata dal nichilismo e dal
relativismo, il cardinale Marc Ouellet propone le figure dei nuovi santi proclamati
dal Papa, come Edith Stein e Gianna Beretta Molla, e la testimonianza di unità e
di amore dei cristiani d’oggi
Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli. Ma oggi, più che
l’oppio sembra diventata il prezzemolo: è citata e discussa un po’ dovunque
e un po’ da tutti. In libreria trovi volumi su argomenti religiosi tra
i vademecum per la crescita dell’autostima, affianco ai libri sul terrorismo
islamico, o addirittura tra i manuali per la gestione delle aziende. In tv si
moltiplicano i film popolati da riferimenti a Dio, agli angeli o a una non ben
identificata spiritualità. Apri il giornale e leggi di religione negli
articoli sulle presidenziali americane come nelle interviste alle star della
musica. Insomma, la religione è tornata di moda. Eppure, questa nuova
popolarità capita mentre assistiamo a uno sfascio della società fatto
di famiglie distrutte, violenze fisiche e morali, disprezzo del lavoro, della
vita stessa. Ma allora, cosa significa questa strana popolarità della
religione? Cosa ha da dire la Chiesa di questo nuovo sentimento religioso che
poco ha a che fare con il cristianesimo?
A queste domande il cardinale Ouellet, arcivescovo di Quebec e primate del Canada,
ha risposto intervenendo sul tema “Il senso religioso nella civiltà occidentale”.
E lo ha fatto raccontando di sé, del suo percorso di uomo e pastore della
Chiesa nella cultura secolarizzata di oggi, scegliendo cioè «il
metodo giusto - come lui stesso ha detto - per esprimere a dei giovani la verità del
cristianesimo, che è innanzitutto una persona che interpella dei testimoni».
Abbandono della cultura cristiana
«
Sono stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1968». È l’anno
delle contestazioni universitarie, l’anno in cui si fa palese quell’abbandono
della cultura tradizionale cristiana che sfocerà poi nel nichilismo e
nella confusione dei giorni nostri. Il cardinale Ouellet ricorda se stesso, allora,
come un giovane prete «educato in un contesto sociologico di cristianità in
cui il tomismo si imponeva come l’affermazione tranquilla della verità».
Al suo ’68 era arrivato leggendo Racine e Molière, Péguy
e gli scritti di santa Teresa del Bambin Gesù, sant’Agostino e Kant.
Ma anche appassionandosi di astronomia e scoprendosi «giunco ben fragile,
ma pensante, che conosce la trascendenza dell’uomo e vuole dare la sua
vita a qualcosa di essenziale». Mentre il mondo si rivoltava su se stesso
per cercare risposta al desiderio di verità e giustizia, il giovane Ouellet
scopriva «il senso religioso come aspirazione della vita», come «intuizione
dell’Essere», come «esperienza della sete insaziabile di un
significato totale senza del quale il senso religioso stesso non avrebbe oggetto».
Un’impressione incancellabile
«
L’incontro con Von Balthasar è stato l’incontro decisivo della
mia vita». Ouellet arrivò dal grande teologo svizzero spinto «dall’impressione
incancellabile» che gli aveva lasciato la lettura di alcuni suoi libri
e da una tesi di dottorato in Teologia proprio sulla sua opera. «Improvvisamente
- dice oggi riandando agli inizi di quell’amicizia nata nei primi anni
70 -, mi sono visto introdotto alla figura incomparabile di Cristo come al senso
della totalità del reale». Alla scuola di Balthasar, Ouellet impara «il
senso religioso dell’esistenza che scaturisce dalla rivelazione trinitaria»;
incontra «la Chiesa come vita, come prolungamento dell’impegno di
Dio nella storia»; scopre una concezione della missione che va «contro
la tendenza post–conciliare a ridurre la testimonianza cristiana a misura
di una ideologia dominante del progresso». Ed è proprio nella riscoperta
di questi insegnamenti che il Primate del Canada indica la strada per uscire
dall’empasse in cui agonizza la società moderna. Davanti alla cultura
segnata dal relativismo e dal nichilismo, mentre riemerge confuso un sentimento
religioso, Ouellet parla della «conversione del desiderio di Dio in servizio
di Dio»: la domanda di significato su di sé e sulla vita trova risposta
implicando il proprio cuore nel testimoniare Cristo, il nome dell’impegno
di Dio con l’uomo, il volto per cui esiste e a cui tende il senso religioso.
Compimento dell’esperienza umana
«
Il mondo attuale non ha forse bisogno di un’immagine di Dio più interpellante
di quella di un Dio trascendente e solitario che rimane estraneo al suo destino
tragico?». Il Primate del Canada, per rispondere agli interrogativi che
pone la società moderna, parla dei santi proclamati da Giovanni Paolo
II, esempi di un senso religioso autentico, testimonianze che descrivono come «le
esperienze umane ed elementari dell’amore, della famiglia, del lavoro e
dell’identità culturale di un popolo trovino il loro compimento
nella vita sacramentale della Chiesa». Davanti al riemergere dell’antisemitismo
parla di Edith Stein e di padre Kolbe; davanti alla crisi della famiglia parla
di Gianna Beretta Molla. Perché «se il XXI secolo è chiamato
a essere profondamente religioso - dice il cardinale Ouellet -, lo sarà attraverso
la forza di una nuova evangelizzazione basata sulla testimonianza di unità e
di amore dei cristiani consapevoli di dare ciò che hanno ricevuto gratuitamente
per il servizio della suprema gloria di Dio».