La forza di una nuova evangelizzazione

Ouellet
Riccardo Piol

Mentre il mondo era nel caos della contestazione, lui scopriva il senso religioso come aspirazione della vita e veniva ordinato prete. Poi l’incontro decisivo col pensiero di Von Balthasar. In un’epoca segnata dal nichilismo e dal relativismo, il cardinale Marc Ouellet propone le figure dei nuovi santi proclamati dal Papa, come Edith Stein e Gianna Beretta Molla, e la testimonianza di unità e di amore dei cristiani d’oggi

Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli. Ma oggi, più che l’oppio sembra diventata il prezzemolo: è citata e discussa un po’ dovunque e un po’ da tutti. In libreria trovi volumi su argomenti religiosi tra i vademecum per la crescita dell’autostima, affianco ai libri sul terrorismo islamico, o addirittura tra i manuali per la gestione delle aziende. In tv si moltiplicano i film popolati da riferimenti a Dio, agli angeli o a una non ben identificata spiritualità. Apri il giornale e leggi di religione negli articoli sulle presidenziali americane come nelle interviste alle star della musica. Insomma, la religione è tornata di moda. Eppure, questa nuova popolarità capita mentre assistiamo a uno sfascio della società fatto di famiglie distrutte, violenze fisiche e morali, disprezzo del lavoro, della vita stessa. Ma allora, cosa significa questa strana popolarità della religione? Cosa ha da dire la Chiesa di questo nuovo sentimento religioso che poco ha a che fare con il cristianesimo?
A queste domande il cardinale Ouellet, arcivescovo di Quebec e primate del Canada, ha risposto intervenendo sul tema “Il senso religioso nella civiltà occidentale”. E lo ha fatto raccontando di sé, del suo percorso di uomo e pastore della Chiesa nella cultura secolarizzata di oggi, scegliendo cioè «il metodo giusto - come lui stesso ha detto - per esprimere a dei giovani la verità del cristianesimo, che è innanzitutto una persona che interpella dei testimoni».

Abbandono della cultura cristiana
« Sono stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1968». È l’anno delle contestazioni universitarie, l’anno in cui si fa palese quell’abbandono della cultura tradizionale cristiana che sfocerà poi nel nichilismo e nella confusione dei giorni nostri. Il cardinale Ouellet ricorda se stesso, allora, come un giovane prete «educato in un contesto sociologico di cristianità in cui il tomismo si imponeva come l’affermazione tranquilla della verità». Al suo ’68 era arrivato leggendo Racine e Molière, Péguy e gli scritti di santa Teresa del Bambin Gesù, sant’Agostino e Kant. Ma anche appassionandosi di astronomia e scoprendosi «giunco ben fragile, ma pensante, che conosce la trascendenza dell’uomo e vuole dare la sua vita a qualcosa di essenziale». Mentre il mondo si rivoltava su se stesso per cercare risposta al desiderio di verità e giustizia, il giovane Ouellet scopriva «il senso religioso come aspirazione della vita», come «intuizione dell’Essere», come «esperienza della sete insaziabile di un significato totale senza del quale il senso religioso stesso non avrebbe oggetto».

Un’impressione incancellabile
« L’incontro con Von Balthasar è stato l’incontro decisivo della mia vita». Ouellet arrivò dal grande teologo svizzero spinto «dall’impressione incancellabile» che gli aveva lasciato la lettura di alcuni suoi libri e da una tesi di dottorato in Teologia proprio sulla sua opera. «Improvvisamente - dice oggi riandando agli inizi di quell’amicizia nata nei primi anni 70 -, mi sono visto introdotto alla figura incomparabile di Cristo come al senso della totalità del reale». Alla scuola di Balthasar, Ouellet impara «il senso religioso dell’esistenza che scaturisce dalla rivelazione trinitaria»; incontra «la Chiesa come vita, come prolungamento dell’impegno di Dio nella storia»; scopre una concezione della missione che va «contro la tendenza post–conciliare a ridurre la testimonianza cristiana a misura di una ideologia dominante del progresso». Ed è proprio nella riscoperta di questi insegnamenti che il Primate del Canada indica la strada per uscire dall’empasse in cui agonizza la società moderna. Davanti alla cultura segnata dal relativismo e dal nichilismo, mentre riemerge confuso un sentimento religioso, Ouellet parla della «conversione del desiderio di Dio in servizio di Dio»: la domanda di significato su di sé e sulla vita trova risposta implicando il proprio cuore nel testimoniare Cristo, il nome dell’impegno di Dio con l’uomo, il volto per cui esiste e a cui tende il senso religioso.

Compimento dell’esperienza umana
« Il mondo attuale non ha forse bisogno di un’immagine di Dio più interpellante di quella di un Dio trascendente e solitario che rimane estraneo al suo destino tragico?». Il Primate del Canada, per rispondere agli interrogativi che pone la società moderna, parla dei santi proclamati da Giovanni Paolo II, esempi di un senso religioso autentico, testimonianze che descrivono come «le esperienze umane ed elementari dell’amore, della famiglia, del lavoro e dell’identità culturale di un popolo trovino il loro compimento nella vita sacramentale della Chiesa». Davanti al riemergere dell’antisemitismo parla di Edith Stein e di padre Kolbe; davanti alla crisi della famiglia parla di Gianna Beretta Molla. Perché «se il XXI secolo è chiamato a essere profondamente religioso - dice il cardinale Ouellet -, lo sarà attraverso la forza di una nuova evangelizzazione basata sulla testimonianza di unità e di amore dei cristiani consapevoli di dare ciò che hanno ricevuto gratuitamente per il servizio della suprema gloria di Dio».