La realtà umana del Signore

Verso il grande Giubileo
Luigi Giussani

Inaugurando il triennio di preparazione al giubileo del terzo millennio, Giovanni Paolo II
ha dedicato il '97 alla riflessione su Cristo, «unico salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre». Due brani per immedesimarsi con l'invito del Papa: dall'Enciclica programmatica Redemptor hominis e dalla "Scuola di comunità" di Cl di quest'anno


Redemptor hominis

Il Redentore dell'uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia. A Lui si rivolgono il mio pensiero e il mio cuore in questa ora solenne, che la Chiesa e l'intera famiglia dell'umanità contemporanea stanno vivendo. Infatti, questo tempo, nel quale Dio per un suo arcano disegno, dopo il prediletto predecessore Giovanni Paolo I, mi ha affidato il servizio universale collegato con la Cattedra di San Pietro a Roma, è già molto vicino all'anno Duemila. È difficile dire, in questo momento, che cosa quell'anno segnerà sul quadrante della storia umana, e come esso sarà per i singoli popoli, nazioni, paesi e continenti, benché sin d'ora si tenti di prevedere taluni eventi. Per la Chiesa, per il Popolo di Dio, che si è esteso - sia pure in modo diseguale - fino ai più lontani confini della terra, quell'anno sarà l'anno di un gran Giubileo. Ci stiamo ormai avvicinando a tale data che - pur rispettando tutte le correzioni dovute all'esattezza cronologica - ci ricorderà e in modo particolare rinnoverà la consapevolezza della verità-chiave della fede, espressa da san Giovanni agli inizi del suo Vangelo: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e altrove: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16).
Siamo anche noi, in certo modo, nel tempo di un nuovo Avvento, ch'è tempo di attesa. «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Gv 3, 16), per mezzo del Figlio-Verbo, che si è fatto uomo ed è nato dalla Vergine Maria. In questo atto redentivo la storia dell'uomo ha raggiunto nel disegno d'amore di Dio il suo vertice. Dio è entrato nella storia dell'umanità e, come uomo è divenuto suo «soggetto», uno dei miliardi e, in pari tempo, Unico! Attraverso l'Incarnazione Dio ha dato alla vita umana quella dimensione che intendeva dare all'uomo sin dal suo primo inizio, e l'ha data in maniera definitiva - nel modo peculiare a Lui solo, secondo il suo eterno amore e la sua misericordia, con tutta la divina libertà - ed insieme con quella munificenza che, di fronte al peccato originale ed a tutta la storia dei peccati dell'umanità, di fronte agli errori dell'intelletto, della volontà e del cuore umano, ci permette di ripetere con stupore le parole della sacra Liturgia: «O felice colpa, che meritò di avere un tanto nobile e grande Redentore!» (Exultet della Veglia pasquale).
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È proprio qui, carissimi Fratelli, Figli e Figlie, che s'impone una risposta fondamentale ed essenziale, e cioè: l'unico orientamento dello spirito, l'unico indirizzo dell'intelletto, della volontà e del cuore è per noi questo: verso Cristo, Redentore dell'uomo; verso Cristo, Redentore del mondo. A Lui vogliamo guardare, perché solo in Lui, Figlio di Dio, c'è salvezza, rinnovando l'affermazione di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 68).
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Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione.

(da: Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, Libreria Editrice Vaticana, 1979)


Alla ricerca del volto umano

Dio ha fatto intravedere il suo volto attraverso una storia; ma il culmine, la totalità, la vera rivelazione di sé all'uomo l'ha fatta diventando uomo, cioè entrando come persona nella storia: Gesù Cristo. Ecco allora il volto del destino umano, la natura del significato del nostro essere - Cristo - proprio perché Egli è il volto del Padre. Cristo è la definizione totale del significato dell'uomo nel mondo.
«Dio ha infatti tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna». Dunque il significato di questo Figlio, di questo Verbo diventato carne è di svelare compiutamente l'amore di Dio.
«In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per Lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4, 9-10). Cristo è il nostro destino fatto presenza e compagnia, il Verbo fatto carne, è il modo definitivo del Dio insieme a noi, è il modo definitivo dell'Alleanza che Egli aveva cominciato con un popolo.
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Emerge dalla persona di Cristo come un «altro» mondo, che però è «questo» mondo, un altro modo di vedere le cose rispetto alle leggi in uso, alle convenzioni, emerge un'immagine d'uomo che avvince, che è rimasta nei secoli anche per chi non ha fede perché è l'immagine vera dell'uomo: Dio, cioè la misericordia. E infatti per la prima volta nella storia del mondo ciò che Dio è si definisce: amore è Dio, l'amore è la natura stessa di Dio. «Colui che non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore!» (1 Gv 4, 8).
«Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto. Dio è amore: e chi sta nell'amore sta in Dio e Dio sta in lui» (1 Gv 4, 16).
San Paolo conclude così la sua seconda lettera ai Corinti: «Del resto, fratelli, siate lieti, attendete alla vostra perfezione, incoraggiatevi, siate concordi, osservate la pace, e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi» (2 Cor 13, 11).
Dio è dunque il Dio dell'agape fraterna e della pace: e la parola amore tradotta per uomini peccatori, che devono vivere accanto ad altri uomini peccatori, si traduce in misericordia, diventa esistenziale solo nel perdono e nella compassione. In san Paolo l'amore come natura di Dio opera come una energia che emana da Dio (Spirito) e arriva a noi tramite Gesù, riconcilia l'uomo con Dio, e risveglia sentimenti nuovi verso gli altri uomini.
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Così è stata salvata la nostra vita: Dio ha mandato suo Figlio perché ci mostrasse che cos'è l'uomo, e perché in questo modo l'uomo fosse salvato. E come aveva fatto con Israele, si è coinvolto nella nostra vita, ed è impossibile concepire un coinvolgimento maggiore di questo dell'Alleanza definitiva: è diventato cibo e bevanda. L'uomo nuovo quindi è chiamato a sperimentare, in Cristo, la consapevolezza della Presenza di Dio, come la propria vita. San Paolo dirà: «Voi che vi siete battezzati, vi siete immedesimati in Cristo» (Gal 3, 27). E ancora: «Tutte le cose consistono in Lui» (Col 1, 17). Oppure: «La realtà è Cristo» (Col 2, 17).

(da: L. Giussani, Alla Ricerca del volto umano, Rizzoli, 1995)