Mia giovinezza

Desio
Luigi Giussani

La decima edizione della “Corona Turrita”, il riconoscimento voluto dalla città lombarda per i suoi cittadini illustri. La motivazione del premio a don Giussani e il ringraziamento del premiato. 14 ottobre 2001


La città riconosce in monsignor Luigi Giussani l’uomo che più è riuscito a trarre dalle sue tradizioni la linfa umana e cattolica che permette alle nuove generazioni di affrontare le sfide del Terzo Millennio. Nato da famiglia di antiche radici desiane, è rimasto sempre legato alla sua terra di origine adempiendo la sua missione di sacerdote con dedizione totale e con straordinaria intelligenza. La sua opera coincide con la sua vita: nel 1954 si è espressa nella fondazione di Gioventù Studentesca che ha trovato la sua evidenza matura nella Fraternità di Comunione e Liberazione. Diffuso ormai nei cinque continenti, il movimento nato da monsignor Luigi Giussani sta conoscendo ora un’impressionante esplosione specialmente negli Stati Uniti d’America.
La vasta produzione teologica e saggistica di don Giussani ha per centro l’indagine sulla natura razionale della fede, situandolo ai vertici del pensiero europeo. Il senso religioso, suo primo libro, è stato tradotto in tutte le principali lingue del mondo.
Negli ultimi anni la sensibilità e cultura di monsignor Giussani hanno trovato ulteriore espressione nella promozione e riscoperta della musica, che si è tradotta nella fortunata collana discografica “Spirto Gentil”, una raccolta di grandi opere musicali introdotta da sue originali presentazioni.
Nell’opera di monsignor Giussani sono presenti riferimenti pregnanti al suo paese d’origine, legati alla figura dei genitori ma anche ai luoghi, come ricorda lui stesso quando, citando una passeggiata all’alba con mamma Angelina per recarsi a messa, rammenta come episodio decisivo della sua formazione la frase della madre che guardando il cielo oltre la fabbrica Gavazzi disse: «Ma l’è bel ul mund, ma l’è grand ul Signur», com’è bello il mondo, com’è grande Dio.
Salvatore Pugliese,
sindaco di Desio

Sono umiliato di non potere essere presente a questo incontro, ma il Signore in questi tempi mi chiede anche questo sacrificio. Vi dico grazie per l’imprevisto gesto di amicizia che avete pensato per me, che a Desio sono nato e cresciuto come in un ambiente ospitale, la mia casa.
La memoria ha impressi ricordi di una storia a cui debbo tutto ciò che sono, per l’affetto di chi mi ha voluto bene, dandomi la vita e introducendomi nel mondo che per me, piccolo bambino, iniziava dalle strade e dalle case del mio paese per dilatarsi all’infinito (ma questo l’ho compreso diventando grande). Quante volte ho raccontato di quel mattino di primavera, il cielo sereno e un’unica stella che ancora brillava, mentre con la mia povera mamma andavo alla messa. Mentre io fissavo quell’ultima stella, mia madre esclamò: «Com’è bello il mondo e com’è grande Dio!». Quella fu per me veramente l’alba di un bel giorno che non si è ancora concluso.
Il presente di un uomo è il compiersi di una storia, che nel tempo conserva ciò che vale e abbandona ciò che non serve al cammino. Così tutti i miei anni a Desio sono con me, come una grande dote con cui il Signore mi ha voluto buttare nell’avventura della vita. Senza la mia povera mamma, che d’inverno mi teneva sulle ginocchia e mi leggeva le parabole del Vangelo, forse non avrei conosciuto il cristianesimo se non come una cosa del passato. Ma in lei, nei suoi accenti e nei suoi racconti, la vita di Gesù diventava ai miei occhi qualcosa di presente.
Per cui mi dico gratissimo a chi, con questa occasione, mi ha offerto la possibilità di una memoria che non è rimpianto, ma sicurezza che nulla di ciò che è umano va perduto, come ci ricorda la grande Ada Negri nella sua poesia Mia giovinezza: «Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo/ all’essere. Sei tu, ma un’altra sei:/ senza fronda né fior, senza il lucente/ riso che avevi al tempo che non torna,/ senza quel canto. Un’altra sei, più bella». Grazie.
Don Giussani