Nel canto, la malinconia napoletana
Spirto GentilTito Schipa jr, figlio del grande tenore, Giuseppe Corigliano e Massimo Bernardini
alla presentazione dell’ultimo cd della collana “Spirto
Gentil”, Mandulinata a Napule
«Come mai la canzone napoletana in una collana classica come “Spirto
Gentil”?» esordisce Pier Paolo Bellini. Don Giussani ci ha tante
volte ricordato quanto essa abbia a che fare con il “non essere mai tranquilli” come
lo intende lui; ha a che fare con “le cose grandi” per cui la vita è fatta;
persino i monaci buddisti del Monte Koya gli confidarono di cantare Torna a Surriento
come archetipo della malinconia umana: una tristezza mai astratta, bensì amorosa
e stringente. Massimo Bernardini per il libretto del cd ha intervistato Renzo
Arbore, che ha consolidato la propria popolarità rendendo omaggio alla
canzone napoletana, esattamente come alcune decine di anni prima capitava al
leggendario Tito Schipa, interprete delle preziose incisioni storiche presenti
in questa Mandulinata a Napule. Bernardini è colpito dalla lettura che
Giussani dà di quello struggimento e di quella malinconia. Laddove il
boom della “musica popolare”, che aveva contagiato tutti negli anni
60 e 70, aveva origini e fini essenzialmente ideologici, don Giussani la ama
perché riguarda l’io.
Nostalgia e letizia festosa
È una vera rivoluzione culturale che ci svela il motivo antropologico per cui possano
appropriarsene legittimamente perfino i bonzi giapponesi! Giuseppe Corigliano,
al di là della sua veste di portavoce ufficiale dell’Opus Dei, è un
partenopeo verace e profondo amante della musica, e per questo è stato
coinvolto in quell’idea editoriale elementare, ma efficace e duratura,
che è “Spirto Gentil”. Il beato Escrivá de Balaguer
affermava che «tutto è sentiero per Dio» e in questo senso «anche
le canzoni d’amore sono ottime orazioni perché più una cosa è umana
e più porta a Dio». Nei napoletani - dice Corigliano - non c’è dualismo
fra gioia e tristezza. Proprio la parola “malinconia” esprime alla
perfezione quel misto inscindibile e pur complesso di nostalgia e letizia festosa.
Categoria drammaturgica
Infine il contributo dell’ospite principale: Tito Schipa jr., musicista,
figlio d’arte e di sangue del celebre cantante. Lui stesso è un
colto musicista e affascinante comunicatore, che associa all’innata teatralità una
voce suadente e radiofonica. Si definisce: «Melomane coi rockettari e rockettaro
con i puristi classici». Sgombrato il campo dai pregiudizi, si accanisce
contro la mancanza di educazione all’ascolto nei giovani. Mentre fu proprio
l’ascolto di Tu ca, nun chiagne a introdurre suo padre - leccese di nascita
- alla «napoletanità intesa non come genere, ma come categoria drammaturgica».
Comunque è nei brani famosi, cantati da tutti, che emerge il grande interprete.
L’attenzione di tutti si acutizza, mentre Junior ci propone la voce di
Senior in Marechiare, guidandone appassionatamente l’ascolto: note pulite,
solide anche nel vibrato o in echi de-timbrati, senza prendere fiato. Dopo averlo
descritto e ascoltato, ecco la sorpresa finale: Tito Schipa anche in video in
un breve estratto dal film Chi è più felice di me del 1938 in cui
canta proprio Torna a Surriento.