Occupazione. Al centro ci stia l'uomo

Lavoro
Giampaolo Cerri

Savino Pezzotta, Maurizio Sacconi e Alberto Gugliemo. Al Meeting per parlare di lavoro, ma anche dell’idea di persona. Tra loro convergenze e distanze. E per favorire un raccordo domanda/offerta, la BorsaLavoro

Il lavoro? È questione di antropologia. Spiazza tutti, Savino Pezzotta segretario Cisl. Invitato dalla CdO a parlare di occupazione insieme al sottosegretario Maurizio Sacconi e all’assessore regionale lombardo Alberto Guglielmo riporta tutto «alla visione dell’uomo. Perché quando domina il nichilismo, bisogna incontrarci sull’idea di persona». Per questo, parlando di lavoro, tutto il resto - flessibilità, formazione, ammortizzatori - viene di conseguenza. Per questo è possibile «parlarne senza farne ideologia - chiarisce Pezzotta -, senza alzarsi dai tavoli».

Convergenze e disaccordi
Con Sacconi convergenze, ma anche disaccordi. D’accordo sull’urgenza di una riforma del mercato, sulla necessità di rinnovare i servizi per l’impiego, «tant’è vero che li vogliamo gestire», dice ricordando «la positiva collaborazione con la CdO per Piazza del Lavoro», e sulla necessità di nuovi istituti più flessibili «che in molte forme hanno aiutato la professionalità». In contrasto sulla lettura della Legge Biagi: «È solo parte del Libro Bianco, mancano gli ammortizzatori: indennità di disoccupazione, formazione per i disoccupati, “statuto dei lavori” per tutelare e garantire quanti non sono protetti dal più famoso Statuto dei lavoratori: senza tutto ciò la flessibilità è solo in uscita, non crea occupazione». In fondo al percorso disegnato da Biagi, assicura Pezzotta, «c’era la democrazia economica».

Riforma del welfare
Per Sacconi, la questione porta dritto alla riforma del welfare: «Il nostro - ricorda -, da una parte, è finanziato da troppo pochi attivi e, dall’altra, non contribuisce ad aumentarne il numero». Di qui l’introduzione della flessibilità «come antidoto alla precarietà del lavoro», e per mettere quante più persone «nella condizione di essere occupabili». E sciorina i limiti del sistema italiano: «Disastrosi tassi di occupazione, insufficienti indicatori di scolarizzazione, di apprendistato e di formazione». Un quadro che il governo sta tentando di migliorare «attraverso un corpo di riforme nel quale spiccano scuola e lavoro». Quanto agli ammortizzatori è solo questione di tempo: «In Finanziaria l’indennità di disoccupazione passerà da 6 a 12 mesi e sarà calcolata sulla base del 60% dell’ultimo stipendio, anziché sul 40». Guglielmo sottolinea che «l’occupazione a tempo indeterminato è l’obiettivo ottimale cui le politiche devono tendere», perché «se uno lavora 35 anni con contratti semestrali, non si può certo parlare di progresso». Il suo compito di amministratore regionale è «dare risposte adeguate alla persona» e nel caso specifico «far rimanere il lavoratore nel sistema produttivo ed aiutare quello che è fuori». Come? «Costruendo un sistema efficace di raccordo domanda-offerta». Proprio la Lombardia taglia in questi giorni il nastro di BorsaLavoro, il database nazionale che, entro due anni, metterà in rete agenzie per l’impiego, aziende private, di lavoro temporaneo e chi cerca lavoro. In attesa che tutti sappiano o possano usare il pc, l’assessore fa mettere in tv (Televideo e Mediavideo) le offerte. «E con l’interattività del digitale terrestre - assicura - tutto sarà ancora più facile».