Ratzinger La fede, la politica, la verità e la tolleranza
StorieDue
recenti testi
del cardinale Ratzinger al centro di due incontri con Bertone,
d’Agostino, Cossiga e Negri. Impegno politico e dialogo sono possibili
grazie all’avvenimento cristiano
Il primo incontro è dedicato al documento che ha firmato come Prefetto
della Congregazione per la dottrina della fede, la Nota dottrinale sull’impegno
dei cattolici in politica. «È un testo coraggioso - ha detto monsignor
Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova, già segretario della Congregazione
del Cardinale e suo collaboratore nella stesura del documento - e non è un
caso che porti la data del 24 novembre, giorno della festa di Cristo Signore
dei signori e Re dei re. La partecipazione dei fedeli laici alla regalità del
Signore si realizza anzitutto nella vita di fede personale, ma in modo imperioso
esige l’impegno dei cristiani nella politica». E la Nota non parla
a quelli oppressi da dittature, bensì ai cattolici che vivono nelle società democratiche
dove «la pluralità culturale e ideologica, in sé e per sé legittima,
spesso comporta un relativismo». Da dove nasce questo relativismo? Dal
fatto che «a valori morali assoluti [l’illuminismo] ha sostituito
una moralità generica, che si presenta in modo umano e affascinante, ma
che, mancando di contorni definiti, è evaporata come neve al sole».
In questo contesto la Nota rivendica «la legittima libertà dei cittadini
cattolici di scegliere tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la
legge morale e naturale», quindi non è un regolamento a cui attenersi,
ma la difesa del diritto di essere e agire come politico che ha la fede; non
ha la pretesa di imporre «un particolare patrimonio cattolico o cristiano,
ma l’esigenza di affermare la creaturalità umana». Perché «il
recupero della teologia della creazione, - ha ricordato monsignor Bertone - è la
più sicura garanzia della dignità dell’uomo».
Responsabilità sociale e politica
La Nota sfata dunque il mito per cui democrazia significa automaticamente una
società giusta per l’uomo. Ma secondo Francesco d’Agostino,
presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, si spinge anche oltre.
Perché fa capire che «se si pensa al pluralismo etico come relativismo,
se si afferma che ogni valore sia soggettivo si arriva inevitabilmente a costruire
un sistema sociale di incredibile fragilità». Il cui destino è drammaticamente
obbligato: «La giustificazione del più forte che afferma la sua
volontà contro il più debole», una degenerazione della politica «da
arte del compromesso - come ha detto Mario Mauro, parlamentare europeo - ad accordo
per combinare un disastro». Davanti a questo rischio, cosa dice la Nota
ai cattolici impegnati in politica? «I giudizi che vengono dal documento
Ratzinger - ha detto Mauro - non forzano la libertà di chi ha una responsabilità sociale
e politica; rendono anzi possibile questa libertà, l’esercizio di
questa responsabilità». E difendono la politica nel suo senso più vero,
invitano i cattolici a non aver paura di usare lo strumento del potere come servizio «a
quel dato più grande e rilevante che è la persona e la sua dignità».
Testo provvidenziale
Ma oltre che nella veste ufficiale di prefetto di una congregazione vaticana,
Ratzinger è stato al centro anche di un incontro dedicato al libro Fede,
verità, tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, delle Edizioni
Cantagalli. Il compito di presentare questo volume, che raccoglie alcuni suoi
scritti vecchi e nuovi, è stato affidato a Francesco Cossiga e don Luigi
Negri, un «cattolico poco inquadrabile» - così si è definito
l’ex Presidente della Repubblica - e un docente di Teologia alla Cattolica
di Milano. Il risultato? Un incontro coinvolgente, un invito alla lettura di
un testo da «leggere a tavolino con la matita e un blocchetto per gli appunti»,
come ha suggerito e deve aver fatto anche Cossiga. Che ha presentato il libro
cercando di vestire i panni del semplice fedele più che del «lettore
dilettante di teologia», come il suo «amico Ratzinger» lo definisce.
Ha raccontato ciò che lo ha più colpito, le ragioni per cui considera
Fede, verità e tolleranza «una summa di sana e moderna dottrina
per poter affrontare i problemi che la Chiesa già oggi, ma credo ancor
più domani, dovrà affrontare». Istrionico come sempre, appassionato
dalla giusta convinzione che il libro di Ratzinger sia un testo «provvidenziale
più che necessario», Cossiga ha strappato applausi e anche qualche
risata colorando il suo intervento di aneddoti. «L’altro giorno -
ha raccontato tra il piccato e il divertito - stavo per interrompere il celebrante
a messa per dirgli: “Di globalizzazione ne capisco molto più di
lei, molto meno capisco di grazia; se parla di grazia va bene, se parla di globalizzazione
si metta da parte che ai fedeli parlo io”». Perché tanto ardore?
Per temperamento, ma soprattutto per la passione al contenuto di alcune affermazioni
che proprio nel libro di Ratzinger emergono chiare. In un’epoca in cui
le parole verità e tolleranza, ma anche ragione e fede sono spesso usate
in modo ambiguo, l’ex Presidente della Repubblica ha fatto capire di essersi
entusiasmato nel trovare ancora una volta in Ratzinger il filo rosso, per nulla
nascosto, dell’affermata certezza che «Cristo è l’unica
salvezza reale e definitiva dell’uomo». Come un fiume in piena, passando
dalla teologia cattolica al rapporto tra le religioni, dalla portata culturale
del cristianesimo alla sua «carnalità», Cossiga ha colto nel
libro numerosi spunti, ma soprattutto un invito: riaffermare, oltre certi “-ismi” teologici, «che
non è l’uomo a dover rincorrere Dio, perché è Dio
che rincorre l’uomo, come ha fatto Gesù Cristo».
Densità antropologica
Quando poi la parola è passata dal “teologo dilettante” al
docente di Teologia di professione, è cambiato il registro, ma non la
musica. Individuando i temi fondamentali del libro, don Negri si è «limitato
a fare qualche contrappunto» per far emergere la sostanza del pensiero
del Cardinale.
«
La chiave di lettura di tutto il volume - ha esordito -, che è poi il
nodo infuocato del cammino del cristiano Ratzinger, ancor prima che del teologo, è la
missione… la coscienza di un mandato universale», caratteristica
principe dell’identità cristiana. «Ratzinger ci insegna le
vie faticose lungo le quali questa identità è maturata, rimaturata
nella Chiesa, prima e dopo il Concilio Vaticano II». Ecco allora l’affondo
del libro sulle «due facce del termine verità»: quella «equivocata
dall’interpretazione razionalista», che rifiuta l’incarnazione
e riduce l’avvenimento di Cristo a messaggio morale, e quella della «densità antropologica» che
il termine racchiude, «della verità come ricerca del senso della
vita». «Ratzinger - ha detto don Negri - ripropone una tematica evidentemente
tradizionale, che nel momento ecclesiale e culturale di oggi ha un’enorme
portata rivoluzionaria: la fede, la presenza di Cristo, la comunicazione definitiva
di Dio a noi è un fatto». Per questo il libro del Cardinale «aiuta
la nostra missione quotidiana, il nostro mangiare e bere, vegliare e dormire,
vivere e morire, fare qualsiasi cosa non più per noi stessi, ma per Lui
che è morto e risorto per noi».