Riformismo e sviluppo. Una via possibile
Sussidiarietà e riformeL’obiettivo è il bene comune del Paese. E se la sussidiarietà è il
tema centrale, il federalismo è una strada per realizzarlo. Le diverse
forze politiche del Paese intorno a un tavolo per parlare dei rapporti tra Stato
e cittadini, tra Stato e Regioni. Ma anche
di centralità della persona, riforma scolastica, mercato del lavoro, valorizzazione
dell’impresa.
Andò, Chiti, Follini, Formigoni su un terreno comune dove lavorare
Il Meeting non evita il dibattito e l’attualità politica. Sembra,
sulla carta, un incontro di confronto aspro quello dal titolo “Oltre i
blocchi: un riformismo per lo sviluppo”. Le continue polemiche tra maggioranza
e opposizione, il nome dei protagonisti fanno immaginare un dibattito poco costruttivo,
di arroccamento sulle proprie posizioni in questo delicato momento della politica
italiana.
Terreno comune
Al contrario, Salvo Andò, professore di Diritto Costituzionale, Vannino
Chiti (Coordinatore segreteria dei Ds), Marco Follini, segretario dell’Udc,
Roberto Formigoni, coordinati dal presidente della CdO, Raffaello Vignali, danno
vita a un’interessante tavola rotonda che, secondo le indicazioni di Vignali,
ha come obiettivo il bene comune del Paese. E si vede, si nota benissimo dal
tenore degli interventi, che un comune terreno riformista, tra gli opposti schieramenti
politici, esiste in Italia. Vignali incalza: quale è il ruolo di sussidiarietà e
federalismo in uno Stato moderno? Salvo Andò esordisce, dicendo che è necessario
dare gli strumenti operativi al principio della sussidiarietà, attraverso
il quale il cittadino si affranca dalla sua situazione di suddito in grado solamente
di segnalare dei bisogni e non di essere agente della loro soluzione. Roberto
Formigoni sottolinea che la sussidiarietà è il tema centrale di
ogni riformismo. Tuttavia, perché questo abbia un senso e non rimanga
un principio ininfluente nella vita di un Paese, è necessario che venga
riaffermata la centralità della persona e che lo Stato sia disponibile
a fare un passo indietro rispettando il protagonismo della società civile. È questa
una rivoluzione, sostiene Formigoni, che è destinata a cambiare radicalmente
i lineamenti dello Stato moderno, nato con una sostanziale sfiducia nei confronti
dei suoi cittadini. In questo modo, se l’obiettivo è la sussidiarietà,
il federalismo è la strada per raggiungerlo. Formigoni tratta anche del
federalismo fiscale e del ruolo delle famiglie. Risponde poi a quanti ritengono
che occorra “una pausa di riflessione” sul cammino delle riforme: «Ritengo
sempre utile la riflessione, ma non comprendo la necessità di una pausa
a uno stato così avanzato dei lavori». Marco Follini si aggancia
a Formigoni nel ritenere che sia la sussidiarietà a contenere il federalismo.
Secondo il leader dell’Udc, in questi anni si è vissuta la riforma
federale come una specie di disputa tra Stato e Regioni per vedere chi contava
maggiormente, restando così in uno stato di incertezza sulle competenze
da attribuire all’uno e alle altre. La riforma va invece rivisitata partendo
dal punto di vista del cittadino, superando una concezione del potere di cui
tutti siamo stati vittime. Parlare di sussidiarietà vuol dire parlare
di un potere mite, conscio che c’è un limite che non può essere
attraversato, al di là del quale c’è la libertà dei
cittadini e dei corpi sociali. Vannino Chiti fa autocritica a nome del centrosinistra: è stato
un errore approvare una riforma costituzionale a stretta maggioranza. Ugualmente,
Chiti afferma che fare ora una riforma contro una parte consistente del Paese
sarebbe come favorire e non superare i blocchi.
Federalismo e forme di governo
Esprime quindi il desiderio che si stabiliscano i tempi e una sede istituzionale
opportuna in cui le forze politiche, lo Stato e le Regioni mettano a fuoco il
tema del federalismo e della forma di governo. La sussidiarietà, dice
infine Chiti, deve cambiare il rapporto tra Stato e cittadini, perché non
sia pubblico solo quello che viene dallo Stato.
In un secondo giro di interventi, i relatori affrontano, su sollecitazione di
Vignali, i temi della riforma scolastica, del mercato del lavoro e della valorizzazione
dell’impresa. Salvo Andò dice che il diritto all’istruzione
non ha alcun senso se non è interpretato come diritto all’istruzione
che si preferisce. Formigoni riprende il tema della sussidiarietà, spiegando
che la prospettiva è quella di lasciare nelle mani delle persone le risorse
necessarie perché queste esercitino una libera scelta. Formigoni illustra
alcune iniziative della Lombardia sulla formazione al lavoro e l’applicazione
della legge Biagi. Quindi riprende la proposta di Vannino Chiti per la definizione
di tempi e sedi per un dibattito comune sul federalismo. E valorizza questa proposta.
Collaborazione tra le Regioni
Il Presidente della Lombardia dice infatti: «Se questa proposta venisse
ufficialmente dai Ds, metterebbe in seria difficoltà chi volesse rispondervi
negativamente». Affrontando il tema della pratica della collaborazione
tra Regioni, Formigoni propone che i fondi attualmente versati dalle Regioni
al fondo di solidarietà regionale siano utilizzati per una politica di
collaborazione diretta tra le stesse Regioni. Follini sottolinea il tema della
riforma della scuola e del mercato del lavoro. Ribadisce la necessità che
le riforme si facciano insieme su un tessuto comune. Si dice fiducioso della
percorribilità di questa strada. Chiti ribadisce la sua proposta di lavoro
su un patto pubblico che segni la strada per le riforme, per scongiurare il rischio
di dare al Paese una sorta di “mostro istituzionale” che, certamente,
nessuno vuole.