Riformismo e sviluppo. Una via possibile

Sussidiarietà e riforme
Gianluigi Da Rold

L’obiettivo è il bene comune del Paese. E se la sussidiarietà è il tema centrale, il federalismo è una strada per realizzarlo. Le diverse forze politiche del Paese intorno a un tavolo per parlare dei rapporti tra Stato e cittadini, tra Stato e Regioni. Ma anche di centralità della persona, riforma scolastica, mercato del lavoro, valorizzazione dell’impresa. Andò, Chiti, Follini, Formigoni su un terreno comune dove lavorare

Il Meeting non evita il dibattito e l’attualità politica. Sembra, sulla carta, un incontro di confronto aspro quello dal titolo “Oltre i blocchi: un riformismo per lo sviluppo”. Le continue polemiche tra maggioranza e opposizione, il nome dei protagonisti fanno immaginare un dibattito poco costruttivo, di arroccamento sulle proprie posizioni in questo delicato momento della politica italiana.

Terreno comune
Al contrario, Salvo Andò, professore di Diritto Costituzionale, Vannino Chiti (Coordinatore segreteria dei Ds), Marco Follini, segretario dell’Udc, Roberto Formigoni, coordinati dal presidente della CdO, Raffaello Vignali, danno vita a un’interessante tavola rotonda che, secondo le indicazioni di Vignali, ha come obiettivo il bene comune del Paese. E si vede, si nota benissimo dal tenore degli interventi, che un comune terreno riformista, tra gli opposti schieramenti politici, esiste in Italia. Vignali incalza: quale è il ruolo di sussidiarietà e federalismo in uno Stato moderno? Salvo Andò esordisce, dicendo che è necessario dare gli strumenti operativi al principio della sussidiarietà, attraverso il quale il cittadino si affranca dalla sua situazione di suddito in grado solamente di segnalare dei bisogni e non di essere agente della loro soluzione. Roberto Formigoni sottolinea che la sussidiarietà è il tema centrale di ogni riformismo. Tuttavia, perché questo abbia un senso e non rimanga un principio ininfluente nella vita di un Paese, è necessario che venga riaffermata la centralità della persona e che lo Stato sia disponibile a fare un passo indietro rispettando il protagonismo della società civile. È questa una rivoluzione, sostiene Formigoni, che è destinata a cambiare radicalmente i lineamenti dello Stato moderno, nato con una sostanziale sfiducia nei confronti dei suoi cittadini. In questo modo, se l’obiettivo è la sussidiarietà, il federalismo è la strada per raggiungerlo. Formigoni tratta anche del federalismo fiscale e del ruolo delle famiglie. Risponde poi a quanti ritengono che occorra “una pausa di riflessione” sul cammino delle riforme: «Ritengo sempre utile la riflessione, ma non comprendo la necessità di una pausa a uno stato così avanzato dei lavori». Marco Follini si aggancia a Formigoni nel ritenere che sia la sussidiarietà a contenere il federalismo. Secondo il leader dell’Udc, in questi anni si è vissuta la riforma federale come una specie di disputa tra Stato e Regioni per vedere chi contava maggiormente, restando così in uno stato di incertezza sulle competenze da attribuire all’uno e alle altre. La riforma va invece rivisitata partendo dal punto di vista del cittadino, superando una concezione del potere di cui tutti siamo stati vittime. Parlare di sussidiarietà vuol dire parlare di un potere mite, conscio che c’è un limite che non può essere attraversato, al di là del quale c’è la libertà dei cittadini e dei corpi sociali. Vannino Chiti fa autocritica a nome del centrosinistra: è stato un errore approvare una riforma costituzionale a stretta maggioranza. Ugualmente, Chiti afferma che fare ora una riforma contro una parte consistente del Paese sarebbe come favorire e non superare i blocchi.

Federalismo e forme di governo
Esprime quindi il desiderio che si stabiliscano i tempi e una sede istituzionale opportuna in cui le forze politiche, lo Stato e le Regioni mettano a fuoco il tema del federalismo e della forma di governo. La sussidiarietà, dice infine Chiti, deve cambiare il rapporto tra Stato e cittadini, perché non sia pubblico solo quello che viene dallo Stato.
In un secondo giro di interventi, i relatori affrontano, su sollecitazione di Vignali, i temi della riforma scolastica, del mercato del lavoro e della valorizzazione dell’impresa. Salvo Andò dice che il diritto all’istruzione non ha alcun senso se non è interpretato come diritto all’istruzione che si preferisce. Formigoni riprende il tema della sussidiarietà, spiegando che la prospettiva è quella di lasciare nelle mani delle persone le risorse necessarie perché queste esercitino una libera scelta. Formigoni illustra alcune iniziative della Lombardia sulla formazione al lavoro e l’applicazione della legge Biagi. Quindi riprende la proposta di Vannino Chiti per la definizione di tempi e sedi per un dibattito comune sul federalismo. E valorizza questa proposta.

Collaborazione tra le Regioni
Il Presidente della Lombardia dice infatti: «Se questa proposta venisse ufficialmente dai Ds, metterebbe in seria difficoltà chi volesse rispondervi negativamente». Affrontando il tema della pratica della collaborazione tra Regioni, Formigoni propone che i fondi attualmente versati dalle Regioni al fondo di solidarietà regionale siano utilizzati per una politica di collaborazione diretta tra le stesse Regioni. Follini sottolinea il tema della riforma della scuola e del mercato del lavoro. Ribadisce la necessità che le riforme si facciano insieme su un tessuto comune. Si dice fiducioso della percorribilità di questa strada. Chiti ribadisce la sua proposta di lavoro su un patto pubblico che segni la strada per le riforme, per scongiurare il rischio di dare al Paese una sorta di “mostro istituzionale” che, certamente, nessuno vuole.