Soldi e imprese. Responsabilità e bene sociale
BanchePassera, Mazzotta e Profumo si confrontano su regole e ruoli dell’impresa;
sull’assetto bancario nazionale e
sulle sue aggregazioni e alleanze. Il rispetto delle regole, contro la cultura
dei condoni
Melete to pan: curatevi del tutto, dice Periandro. E con questa battuta dotta
l’amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, ha concluso
il suo intervento alla tavola rotonda su “Più che regole, ruoli”.
Che vuole dire? Passera spiega che non bisogna sentirsi responsabili solo del
proprio particolare, ma dell’intera società, che essere responsabili è pensare
che quello che si fa ha un impatto sull’intera società e che compito
delle regole «non è non far fare qualche cosa, ma è raggiungere
degli obiettivi». Alessandro Profumo, amministratore delegato di un altro
grande gruppo bancario italiano, UniCredit, sintetizza dicendo che «preoccupazione
di tutti noi è che il Pil cresca più di quanto non cresca adesso».
Tema caldo del momento
Ma il dibattito sulle regole e il ruolo dell’impresa, con protagonisti
tre grandi banchieri, non può che sfociare nel tema caldo del settore
in questo momento, quello delle aggregazioni e delle alleanze, perché l’ambiente è in
fermento e - almeno leggendo i giornali - potremmo essere alla vigilia di importanti
nuovi cambiamenti nell’assetto bancario nazionale. A dare il fuoco alle
micce è Roberto Mazzotta, presidente della Banca Popolare di Milano. Alla
domanda del moderatore (Graziano Tarantini, presidente di Banca Akros), che chiede
finanziamenti per l’innovazione alle imprese che vogliono stare sul mercato,
Mazzotta risponde che sono le banche italiane che devono sapersi aprire al mercato
accettandone le sfide: «Le banche italiane preferiscono avere un grande
azionista europeo o un immobiliarista italiano?». Spiega che si sono fatte
uscire le fondazioni dalle banche, ma non si sono individuati gli azionisti che
devono entrare, che il mercato finanziario al quale ci si rivolge è europeo
e che «ho visto in questi dieci anni una posizione di relativo conservatorismo
da parte di chi deve costruire la regia di queste operazioni» di aggregazione
e alleanza bancaria. Profumo è d’accordo con Mazzotta, parla di «immersione
nel sistema europeo» e (parlando però non di alleanze bancarie,
ma di credito) dice che «non fa parte del nostro ruolo difendere l’italianità di
un’impresa».
Alleanze future
Diversa la posizione di Passera: «Nell’immediato non vedo grandi
operazioni di concentrazioni sovrannazionali, vedo semmai delle alleanze».
Insomma, per ora il discorso è soprattutto italiano anche perché,
dice ancora Passera, l’Italia non ha regole diverse dagli altri europei
sulla integrazione continentale e quello che succede in casa altrui non è diverso
dall’Italia. L’Ad di Intesa ricorda che «la cultura delle regole
dipende da ciascuno di noi e vuol dire rispetto delle regole. L’opposto
della cultura delle regole è la cultura dei condoni». Per Profumo
in Italia bisogna «aumentare il tasso di accettazione delle regole di mercato» e
mercato non vuol dire assenza di regole. L’Ad di UniCredit ha accennato
al ruolo sociale d’impresa, aggiungendo però che le banche sono
imprese private e che, se ci deve essere un ruolo pubblico del credito, deve
essere il pubblico a soddisfarlo. Quindi, ha sintetizzato Tarantini, «le
regole devono essere poche, chiare, incisive e applicabili perché un sistema
forte nei momenti di crisi chiede una funzione di responsabilità».