Per chi ha fede, nessun problema

Intervista pubblicata su «Panorama», pp. 64-65
Luca Grandori

Esaltazione della verginità e della castità. Vita sessuale libera solo col matrimonio e per la procreazione. Don Luigi Giussani, leader di Comunione e liberazione, torna alle origini: «La libertà sessuale», dice, «è una mistificazione».


Se la gerarchia ecclesiastica, nelle sue posizioni ufficiali, continua a mantenere un atteggiamento rigidamente chiuso nei confronti di una nuova morale sessuale (no alla pillola, no ai rapporti prematrimoniali, esaltazione della castità, obbligo assoluto del celibato per gli ecclesiastici), non vi è dubbio che i contatti tra la base dei fedeli e i singoli sacerdoti sono oggi in Italia, in materia di sesso, più elastici: come alcune clamorose iniziative giornalistiche hanno testimoniato, nel segreto del confessionale il fare l'amore con il fidanzato viene quasi sempre assolto con un fervorino e la promessa di un rapido matrimonio, l'autoerotismo, il petting, le prime carezze spinte vengono sempre più spesso declassati a peccati veniali e bastano un «tre pater, ave e gloria» per cancellare la colpa di una pomiciata al cinematografo.
Ci sono poi le sparute pattuglie di sacerdoti progressisti che anche sul sesso (sia pure con molto meno vigore che sui temi politico-sociali) criticano decisamente la tradizione sessuofobica del Vaticano.
Quelli che invece non vogliono sentire parlare di permissivismo e di liberazione sessuale sono i circa 100mila giovani e giovanissimi che si radunano sotto le insegne di Comunione e liberazione, il movimento cattolico più attivo oggi, punta di diamante della riscossa religiosa in Italia (Panorama 615).
Presi in giro dai coetanei della nuova sinistra che li hanno subito ribattezzati «i verginoni», ma per nulla intimoriti di essere rimasti in pratica i soli giovani a esaltare l'astinenza, i ciellini sembrano avere trovato la ricetta giusta per dominare le tentazioni della carne. E questo senza ritirarsi in convento, o sfuggire la promiscuità dei sessi: pochi, tra i gruppi giovanili contemporanei, fanno quanto loro una intensa vita di gruppo. Parlano, cantano, giocano, organizzano vacanze sempre insieme. Ma non fanno l'amore senza avere prima infilato la fede nuziale all'anulare sinistro. È facile condurre questa vita? E dà veramente armonia, appagamento spirituale, maturità del carattere come Cl si affanna a dichiarare?
Panorama ha chiesto di parlare sul come questi nuovi cristiani affrontano la loro vita sessuale a don Luigi Giussani, docente di morale all'Università Cattolica di Milano, ispiratore e padre spirituale di Comunione e liberazione, già fondatore di Gioventù studentesca, un'altra organizzazione giovanile che negli anni 50-60 si era subito guadagnata molte simpatie per un impegno sociale avanzato ma anche una gerla di lazzi e ironie per il rigido moralismo dei suoi militanti.

Domanda. Il sesso è ancora visto (nel contesto ecclesiale) in funzione del matrimonio e della procreazione?
Risposta. La prima preoccupazione in quel che mi è stato insegnato è che il modo di concepire l'esistenza umana deve essere ragionevole. E a me pare che per essere ragionevoli bisogna per prima cosa non isolare un particolare del problema dall'uomo nella sua interezza. La tradizione cristiana non ha mai misconosciuto, proprio per l'insegnamento biblico, l'importanza del rapporto uomo-donna per l'educazione integrale della personalità, cioè per la coscienza del proprio nesso col mondo, del proprio compito e del proprio destino. Nel matrimonio poi, ambito della funzione più radicale per la natura, il Concilio Vaticano II dice che il sesso è «segno speciale dell'amicizia coniugale, libero e mutuo dono di se stessi», di cui i figli sono l'espressione più stupefacente.

D. I giovani cattolici accettano ancora l'equazione: sesso fuori dal sacramento = peccato?
R. Appunto un giovane cattolico che cerchi di vivere seriamente la sua fede, cioè la concezione e il sentimento cristiano dell'uomo e del suo destino, desidera uno sviluppo della sua persona che sia unitario, intenso ed equilibrato, e perciò ordinato, «governato». È chiaro all'insegnamento cattolico che l'uso coerente del sesso sia implicato in una responsabilità socialmente fondamentale, quella procreatrice ed educatrice, e quindi nella stabilità a tale responsabilità necessaria. «Peccato» vuol dire «venir meno» a un ordine ideale. La fragilità dell'uomo nel governo di sé su questo punto è grande: non è questione di scandalo o di tormento; è questione di dolore.

D. I giovani sentono più o meno rispetto al passato il bisogno di confrontarsi con il sacerdote o risolvono da soli le loro difficoltà?
R. Per chi intende la vita come un cammino, il confronto è come una compagnia. I giovani la desiderano e la cercano. Anche se la responsabilità del giudizio e della decisione è loro.

D. Come è cambiato il linguaggio degli educatori?
R. Molto. Mi pare nella direzione di dar più peso al problema centrale: come suscitare ed educare alla fede, al senso vero e globale della vita.

D. Qual è la vostra posizione riguardo a: verginità e rapporti prematrimoniali, castità? Cosa significa in concreto per un cattolico?
R. Mi pare di aver già risposto. Per un cattolico si tratta di usare le proprie capacità per il loro scopo intero, non ridotto egoisticamente.
Per quanto riguarda la verginità essa è un modo di vivere i rapporti più profondo, a imitazione di Cristo. Gesù stesso ha detto nel Vangelo: «Non tutti capiranno questa parola». Difficoltà e incoerenze non ne tolgono la volontà a chi vi si è incamminato con serietà cosciente.

D. Perché non volete separare il problema del sesso dal problema più generale dell'amore?
R. Perché vogliamo la gioia e la pienezza dell'uomo. Del resto il nostro punto di vista globale non dovrebbe scandalizzare se anche i giornali extraparlamentari riconoscono che il problema è l'amore, non il coito. E per noi il coito senza l'amore è svilito, perde la dignità.

D. Ci sono stati errori nella metodologia della Chiesa a proposito dell'educazione sessuale?
R. Sembrerà strano, ma tante lacune della Chiesa nel passato, a questo proposito, hanno la stessa origine della mentalità oggi dominante in materia di sesso: una sottolineatura esagerata, e più ancora disarticolata delle altre esigenze dell'uomo. Tutto ciò che poteva portare ieri a una scrupolosità o a una angoscia, porta oggi alla esaltazione o esasperazione della morbosità.

D. Secondo gli autori dell'indagine sul comportamento degli italiani, tra i colpevoli della miseria sessuale moderna c'è in prima fila la Chiesa: «la Chiesa che ricorrendo all'anatema, alla promozione del peccato radicale, servendosi dell'angoscia sessuale, insegna a essere un suddito fedele e rispettoso dell'autorità ecclesiale e del potere borghese».
R. La fedeltà e il rispetto all'autorità ecclesiale, mi pare, sono assicurati dal fatto che la Chiesa afferma con certezza che la vita ha un significato buono e un destino di felicità, non certo dalle esagerazioni e monotonie moralistiche. Sono convinto che dove gli uomini di Chiesa hanno sbagliato è proprio perché hanno ceduto alla logica di una ideologia dominante più moralistica che coerente con la fede. E poi, che vuol dire «miseria sessuale»? Un progetto d'esistenza che non rinneghi o dimentichi niente che c'è nell'uomo, ma cerchi di organizzare tutte le funzioni in unità equilibrata non è miseria, è vita.
Comunque mi pare che oggi bisogna rovesciare l'accusa: la libertà sessuale è una mistificazione e la sfrenata propaganda sessuale è uno dei principali strumenti del potere dominante, che non è certo cristiano.