Savonarola dei nostri tempi

Intervista con don Luigi Giussani, fondatore di «Comunione e Liberazione». «Il Resto del Carlino», p. 3
Roberto Gervaso

«Non chiesi alcun permesso – dice il battagliero ex-docente di religione – quando avviai il movimento: oggi siamo moltissimi, più di centomila» - «Contro il marxismo, ma anche contro il capitalismo» - «La Dc non ci piace: ma politicamente è il male minore, perché assicura la libertà religiosa, presupposto di tutte le altre libertà».

Di don Luigi Giussani e del movimento da lui fondato, Comunione e liberazione, è stato detto tutto il male e tutto il bene possibile (più il male che il bene). I radicali – chic e pannelliani – ne hanno fatto, e seguitano a farne, uno dei bersagli preferiti della loro propaganda anticlericale. I seguaci del battagliero ex-docente di religione sono stati definiti, di volta in volta, «fanatici integralisti», «estremisti di centro», «picchiatori fascisti». La Dc, nelle cui urne sono finiti molti suffragi ciellini, li guarda, se non con sospetto, con indifferenza. Le gerarchie fingono d'ignorarli. Comunque li si giudichino, sanno, però, quel che vogliono, e perché lo vogliono.
Don Giussani è il loro Goffredo di Buglione. Nato a Desio nel 1922, si trasferì a Milano, dove per molti anni insegnò al Liceo Berchet. Qui fondò Gioventù Studentesca che, nel '68, mise in crisi la contestazione. Dalle sue ceneri gemmò Comunione e liberazione, che gli avversari ora chiamano «Messa continua».
Alle ultime elezioni politiche, CL mobilitò e quattro suoi adepti, fra cui Andrea Borruso, ex vice-sindaco di Milano, vennero eletti con una valanga di preferenze.

Siete più una milizia o un «commando»?
Tutt'e due.

V'hanno definito «la nuova Compagnia di Gesù».
Magari.

Prima di fondare «Comunione e liberazione», chiese il permesso a Paolo VI?
Non chiesi il permesso a nessuno.

Come, a nessuno?
A nessuno.

A chi obbedite?
Al vescovo.

Chi, all'inizio, vi boicottò?
Benevolmente, la struttura ecclesiastica.

Le parrocchie?
Diciamo certi parroci, un po' per misoneismo e un po'...

E un po'?
Perché temevano la nostra concorrenza.

E l'Azione cattolica?
Ma noi eravamo nell'Azione cattolica.

Perché eravate?
Perché non ci siamo più.

V'hanno cacciato?
No: ci hanno fatto trovar fuori.

E oggi, fra CL e l'Azione cattolica, che sangue corre?
Non buono.

Quanti siete?
Lo sa che non lo so?

Come non lo sa?
Non ci siamo mai contati: non abbiamo né elenchi, né tessere.

Ma così, a occhio e croce.
Stando ai raduni direi centomila.

Simpatizzanti o militanti?
Militanti, militantissimi.

Più nelle città o nelle campagne?
Ancora più nelle città. Ma per poco.

In quale, soprattutto?
Milano, dove siamo nati.

Più nel nord o nel sud?
Suppergiù lo stesso.

Più maschi o femmine?
Metà e metà.

Di che ceto?
Di tutti: operai, impiegati, contadini, studenti. Moltissimi studenti.

Età media?
Sui venticinque.

Come avviene il reclutamento?
Abbiamo centinaia e centinaia di sedi, attivisti nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche, nelle parrocchie.

Basta esser buoni cattolici?
Sì.

E aver votato, e votare, diccì?
Ci sarebbe da fare un lungo discorso.

Lo faccia, ma breve.
A noi, sia chiaro, la Dc non piace.

Come, non vi piace? Perché, allora, la votate?
E che altre scelte abbiamo? Noi vogliamo la libertà religiosa, presupposto – come dice Jemolo – di tutte le altre libertà. Ora, l'unico partito in grado di garantirci questa libertà è la Dc.

E se qualcuno vuol votare Pci?
Liberissimo. Ma diventa un caso.

Che attività svolgete?
Non svolgiamo – e anche questo sia chiaro – attività politica, ma religiosa-catechistica. Formiamo dei buoni cristiani, che domani possono entrare nei partiti, nei sindacati, con cui, però, non abbiamo rapporti diretti.

A proposito dei sindacati, quale vi è più vicino?
La Cisl.

Tutta?
Le frange di sinistra ci vedono come fumo negli occhi, e ci sono ostilissime.

Cosa predicate?
La religiosità e la libertà.

Che società volete?
Una società veramente laica.

Liberista o collettivista?
Né liberista, né collettivista.

Perché siete anticapitalisti?
Perché il capitalismo è sfruttamento.

E il marxismo?
Anche il marxismo. È il rovescio d'una medaglia di cui il diritto è il capitalismo. Tutt'e due sfruttano l'uomo a fini di guadagno, potere, affermazione ideologica.

Quindi siete contrari alla libera iniziativa?
No. Siamo contrari ai suoi abusi.

E al cooperativismo siete favorevoli?
Favorevolissimi.

Condannate il profitto?
Quello ingiusto, ché se premia il rischio e il lavoro ci sta benissimo.

Per voi, allora, negli Stati Uniti non c'è più giustizia sociale che nell'Unione Sovietica.
Esattamente.

Se vi danno uno schiaffo, porgete l'altra guancia?
La violenza ci ripugna.

Ma se vi danno uno schiaffo?
Le ho detto: siamo pacifisti.

Scusi se insisto: ma se vi danno uno schiaffo?
In casi estremi, ma solo in casi estremi, alla violenza si risponde con la violenza.

Per questo v'hanno ribattezzato i «parà di Cristo»?
Noi non offendiamo nessuno. Noi ci difendiamo.

Chi vi dà più filo da torcere?
Da una parte gli extraparlamentari e Lotta continua (questa sì che ha un'anima massacratrice)...

E dall'altra?
Certi parroci, certi vescovi, certe associazioni cattoliche con la loro resistenza passiva.

E i cattolici del dissenso?
Non ne parliamo.

E voi, a chi date più filo da torcere?
A chi lo dà a noi.

In che rapporti siete con lo scudo crociato?
Già gliel'ho detto: critici, molto critici. È un partito intellettualmente abulico, culturalmente inetto e, quindi, politicamente incapace.

Chi salvate?
Io, personalmente, Fanfani e Moro.

E Zaccagnini?
Non lo conosco.

La Dc, per voi, dev'essere più un partito popolare o borghese?
Popolare.

È favorevole al confronto?
Sempre e con chiunque. L'importante è non perder la propria identità, parlar chiaro, non ciurlar nel manico.

Crede che la Dc sia in grado di confrontarsi col Pci?
Ma se non è nemmeno in grado di confrontarsi con se stessa.

Quale partito dell'«arco costituzionale» vi guarda più in cagnesco?
Il Psi.

Avete votato tutti contro il divorzio?
Penso di sì.

Per quali diritti civili siete disposti a battervi?
I diritti alla libertà. A ogni libertà.

Siete per la revisione del Concordato?
Certamente.

Una delle tante accuse che vi muovono è quella d'integralismo.
Ma che significa integralismo?

Lo chiedo io a lei.
Se significa che vogliamo tutto noi, l'accusa ci fa ridere. Le dirò di più: integralismo è sinonimo di clericalismo, peste non peggiore dell'anticlericalismo.

Non pensa anche lei che la Chiesa farebbe bene a occuparsi, e preoccuparsi un po' meno dell'aldiqua e un po' più dell'aldilà?
La Chiesa deve far la Chiesa, non brucare nel pascolo della politica.

Vi riconoscete più nella Chiesa di Pio XII, Giovanni XXIII o Paolo VI?
In tutt'e tre.

Cos'è stato per l'ecumene cattolica il Concilio Vaticano II?
La storicizzazione, il sigillo d'un travaglio morale e spirituale già esistente.

Cosa resta del Concilio?
Tutto.

Non le sembra che il magistero di papa Giovanni sia stato da qualcuno strumentalizzato?
Da più di qualcuno, e a fini spesso faziosi.

La curia romana è più progressista o reazionaria?
Non la conosco ma direi che, negli ultimi tempi, s'è molto aperta.

Chi ha più ragione? Lefebvre o Franzoni?
Nessuno dei due. Per ragioni opposte sono entrambi fuori della Chiesa. Io sono per l'obbedienza alla gerarchia.

In qual caso lei uscirebbe dalla Chiesa?
Dostojevskij diceva: «Cristo è la Verità, ma se Cristo fosse di là e la Verità di qua, io starei con Cristo». Io, invece, starei con la Verità.

Se la religione fosse solo culto, andrebbe in chiesa?
Ho altro da fare.

Porta più voti la cellula o la parrocchia?
Purtroppo, la cellula.

Legge più spesso il Vecchio o il Nuovo Testamento?
Il Nuovo: San Giovanni, San Paolo.

E i padri della Chiesa?
Molto Sant'Ambrogio.

«II popolo», lo legge?
Mai.

È vero che nelle comunità cantate inni savonaroliani?
Sì. Il priore di San Marco fu un grandissimo genio religioso.

Che differenza c'è fra i suoi ciellini e i bellicosi piagnoni di fra' Girolamo?
Noi siamo più spirituali e certi confini non li varchiamo.

Cos'è, per lei, la religiosità?
L'essenza della ragione.

Quale domanda si fa più spesso?
Me ne faccio tante.

Ne citi una.
Dio ha dato ai cattolici l'intelligenza per usarla o farne olocausto?