Il Sassolungo sopra Campestrin in Val di Fassa.

Uno sguardo che lascia un segno indelebile

Una vacanza di un variegato gruppo di giessini in Trentino. Ecco il racconto della scoperta di un gusto nuovo in tutte le cose, di quel «di più che ci tiene uniti». In un luogo a cui rimanere fedeli sempre

Cosa dire della vacanza di Gs a Campestrin?
Che è la mia ventisettesima vacanza estiva, ma che potrebbe essere la prima per lo stupore e la commozione che ha provocato in me la presenza di Cristo. Innanzitutto la vacanza non la volevo fare. Vedevo i ragazzi stanchi, appiattiti e forse più di loro lo ero io. Poi, confrontandomi con alcuni amici insegnanti, ho ceduto per una considerazione di una di noi che ho percepito essere più ragionevole di tutte le mie lamentele e i miei pregiudizi. Inoltre con noi venivano 33 giessini dalla Calabria e 4 insegnanti che non conoscevamo e questa novità mi agitava non poco. Così sono partita, anche se ero ancora bloccata nella mia difficoltà e nella loro «anestesia». Fin dal primo momento mi sono però accorta che il Signore se ne frega delle nostre incertezze, che non vuole la nostra bravura ma desidera il nostro sì, stentato fin che si vuole, timoroso e fragile ma detto, e che Lui - non tu, Lui - lo rende fecondo per la Sua gloria.
Racconto due episodi.
La seconda serata è stata difficile, distratta, i giochi e i canti fatti senza tensione, senza bellezza. Ho interrotto all’improvviso la serata domandando a ciascuno di essere leale e sincero con il proprio cuore. Abbiamo chiesto alla Madonna di aiutarci a essere veri e siamo andati a dormire. Non avevo il problema di fare giusto o sbagliato ma di ripartire io stessa da questa provocazione. Così ho fermato alcuni amici piccoli e grandi e ce la siamo giocata fino a notte fonda. Siamo ripartiti tutti alla grande e che differenza il giorno dopo… Tanti al lavoro, tanti desiderosi di guardare come Cristo si sarebbe mostrato.
Cristo non molla e tutta la settimana è stata una continua provocazione alla mia libertà. L’ultimo giorno abbiamo avuto un incontro prima di cena con Claudio Bottini. Poi una serata di canti con Toffo, Desa e altri amici saliti da Milano a cantare con noi. Tra la cena e l’inizio della serata, l’albergatore ha offerto la torta a tutti e ha messo musica da discoteca a tutto volume in giardino. Nel giro di pochi secondi si è formata una vera discoteca dove tutti ballavano e si sballavano come si usa. «Che casino», ho pensato tra me e me: «adesso chi li recupera più». Ma mentre dicevo così mi sono sentita stretta perché in fondo avevo l’incertezza di qualcosa che non poteva reggere il confronto, così ho accettato la sfida: «Ok Gesù, sono curiosa di vedere come te la cavi adesso». Così ho introdotto la serata chiedendo ai ragazzi di starci con la stessa tensione e totalità con cui hanno ballato e di riconoscere alla fine a cosa rimaneva attaccato il cuore. Desideravo per me innanzitutto fare quella verifica. Che commozione! In 27 anni non ho mai vissuto una serata così, non ho mai visto una bellezza ed una adesione così totale da parte di tutti come quella.
Ho visto tanta gente attorno a me accettare la sfida del reale, sia che si trattasse di mettere a letto il figlio di pochi mesi o di giocare o di camminare per un sentiero di montagna. Questo ci ha resi compagni veri, amici per il Destino.
«E tutto diventa improvvisamente più semplice» diceva Tarkovskij. Ecco è quello che mi è successo, uno sguardo che si è palesato nuovamente quando sembrava impossibile e ha reso quei giorni improvvisamente semplici e convenienti.
Cristo vince. Se lo si lascia entrare.
Luisella


Cara Luisella, sono partita per questa vacanza con l'idea di rimanere in «seconda fila», tra gli ultimi banchi, un pò come si faceva a scuola quando si voleva evitare l'interrogazione. Ma questo assolutamente non per mancanza di desiderio di esserci, ma perchè, in modo molto sottile, quasi impercettibile, dentro di me, si insinuava l'idea che la mia condizione potesse essere in qualche modo un impedimento per vivere pienamente la vacanza: quinto mese di gravidanza con un bimbo di 16 mesi a seguito. In poche parole era come se tutto concorresse a indicarmi che la realtà che stavo vivendo era un peso che non riuscivo a sostenere... Allo stesso tempo però ho dall'inizio avvertito una sorta di ribellione molto potente, come se «qualcuno» avesse voluto dirmi che qualcosa non quadrava, non era al suo posto e che non avrei dovuto rassegnarmi a questo stato di cose. Questo «qualcosa fuori posto» ha trovato il suo posto, fin dal primo istante, nell'incontro con te. Dopo la prima passeggiata arrivo distrutta in albergo e, in fretta e furia, mi preparo insieme alla mia famiglia per andare in salone all'incontro di scuola di comunità, forse in modo un pò distratto. Arriviamo, per forza di cose, con qualche minuto di ritardo e appena metto piede in salone tu mi sbatti in faccia la vera realtà: «Irma, dicci cosa ti è accaduto oggi». E' stata una doccia fredda! Attraverso quel semplice invito, il primo di una lunga serie, è stato chiaro per me che la vocazione non si gioca tanto nelle grandi scelte, ma nell'istante; e che Chi mi chiama non aspetta la situazione ideale, quella in cui è tutto ok, in cui non sono stanca e le cose vanno come vorrei io, ma mi vuole esattamente così come sono, con la mia gravidanza, con la frenesia del far quadrare tutto in famiglia, con tutte le tensioni e le preoccupazioni che possono esserci. È da tutti questi segni, da tutte queste «chiamate», che alla fine ho percepito con una chiarezza e una certezza estrema di essere amica con te. E non è un fatto sentimentale, derivante, magari, dalla bella atmosfera (le montagne, le belle frasi cielline…), ma si tratta di un fatto documentabile dal cambiamento di prospettiva che ho vissuto nell'arco di pochi giorni, fatto questo che nessuna strategia o meccanismo avrebbe potuto produrre e nemmeno la mia volontà: solo un avvenimento presente, una persona presente tra noi può fare una cosa simile; e nella mia storia un amico a un certo punto mi ha detto che questa persona si chiama Gesù Cristo. Concludo nel ringraziarti ancora perchè in qualche modo la tua attenzione costante nei miei confronti mi ha fatto ricordare cosa vuol dire essere davvero madre: invitare a volgere lo sguardo non verso noi stessi, ma verso quello che accade in una realtà che ci è data e che non facciamo noi con la nostra bravura; e questo genera.
Irma


Ti ringrazio anche per questo: nella vacanza ho sentito molto anche la tua presenza, non solo la Sua. Forse è come ha detto la Luisella, il Signore si manifesta in molti modi e lui ha deciso di agire attraverso di te.
Stefano


Quest'anno ho chiesto a Gesù di farmi trascorrere la vacanzina di GS in modo non superficiale e in modo che mi aiutasse a crescere: così è stato! È successo qualcosa dentro di me che mi ha concretamente cambiato e lo vedo in molte situazioni. Sto iniziando a prendermi sul serio, a mettere in pratica tutti gli insegnamenti che ho ricevuto in vacanzina durante le scuole di comunità.
Matteo


Durante i primi due giorni, nonostante un certo disagio, avevo un sacco di domande che mi passavano per la testa, tra cui una in particolare: cosa portava le persone che c'erano in vacanza ad avere quella felicità? E mi colpiva l'amore che ci mettevano a fare le cose che gli venivano affidate, da cui gli veniva una felicità invidiabile. Ad un certo punto mi sono chiesto: «Perchè non posso essere pure io felice?» Allora mi sono buttato con tutto me stesso a vivere realmente la vacanzina. Sono partito vedendo Dio come una cosa astratta e adesso non è che io sia un «credente perso», però ho visto che questo nome rende molte persone felici e allora mi sono chiesto: perchè non continuare a stare con loro? Un qualcosa, del resto, ci sarà per tenerle tutte così unite, una felicità vera che non finisce e che resta a differenza di tutte le altre cose materiali che finiscono con un «usa e getta». È stato come fare un tatuaggio che non se ne va più.
Gioel