La serie tv "Dawson's Creek"

Dawson's Creek, l'Avvento e l'amica del cuore

Una domanda che incalza dopo aver sentito una frase in tv. Tatiana non è battezzata e non può confessarsi come fanno gli altri, ma nulla le impedisce di fare una scoperta...

Mercoledì 1 dicembre sono tornata a casa da scuola e, mentre preparavo in fretta da mangiare per poi andare alla giornata d’Avvento di Gs, ho guardato in tv Dawson's Creek. Ad un certo punto una ragazza chiede al suo ragazzo: «Ma nel nostro rapporto c’è passione? Quando tra due persone c’è passione? Quando sono appassionate alle stesse cose?», e lui le risponde: «No. Tra due persone c’è passione quando una è appassionata all’altra». Dopo di che mi sono preparata e sono uscita, dirigendomi in Sant’Ambrogio. Quando sono arrivata, mi sono seduta nel primo posto libero e ho iniziato a leggere il foglio con i testi che ho trovato accanto a me. Come mi accade solitamente ho letto il primo testo “dalle Lettere pastorali di san Carlo Borromeo” e subito dopo l’ultimo “dall’Angelus di Benedetto XVI, prima domenica d’Avvento”. Mi ha subito colpito quando il Papa ha detto che durante questo tempo che precede il Natale ognuno dovrebbe domandarsi: «Ma io cosa attendo?».
Dopo la lettura e la riflessione sui testi, c’è stato il momento in cui ci si poteva confessare. Io, non essendo ancora battezzata, sono rimasta seduta con mio grande dispiacere per non poter fare quel gesto. E mentre riflettevo su questo, ho pregato chiedendo a Lui: «Cosa vuoi Tu da me ora?». E mi è venuto naturale riprendere il foglio e riflettere cercando di rispondere a quella domanda, cioè che cosa attendo. Ma poi ho letto oltre, dove diceva: «E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo insieme? Che cosa accomuna le nostre aspirazioni?».
E subito questo ha fatto riaffiorare una domanda che avevo sull’amicizia con la mia migliore amica, con la quale ultimamente la comunicazione era diventata tesa, ci si attaccava all’emozione del momento e non era chiaro il perché. Soprattutto, mi ero chiesta, a questo proposito, se il problema ruotasse intorno al fatto che non facevamo le stesse cose. Ma ho capito che Dio in quel momento voleva dirmi che quella domanda sta alla base di ogni rapporto. Se entrambe le persone non attendono la stessa cosa il rapporto è fragile. Cioè, se io non riconosco Cristo nell’altra persona e lo stesso fa lei con me il nostro rapporto sarà inevitabilmente intaccato dall’umore della giornata. Ma se io guardo l’altro per ciò che realmente è, cioè Cristo, l’arrabbiatura o la delusione diventano solo parentesi in una possibilità d’infinito. E qui torna la frase di Dawson's Creek, cioè ciò che io ho sbagliato nel rapporto con la mia migliore amica è che non mi sono appassionata al suo destino, non mi sono domandata: «Ma lei cosa attende?». Non mi sono appassionata a lei come quel miracolo che era. È stato questo l’Avvento per me, riconoscere che Cristo non è solo una parola ma è sempre con me. Anche quando io non me lo aspetto. E sono felice, ero davvero felice che Lui si fosse fatto presenza in quel modo, attraverso quelle parole e quella giornata.
Tatiana, Milano