Ragazzi durante la prova di maturità.

«La fretta del prof e la "mia" maturità»

Una ragazza racconta a un amico l'esperienza dell'esame di Stato. Dal tema d'italiano alle domande di pedagogia, Hassyna sta scoprendo di essere «protetta come mai prima». E di voler «dare il massimo nella vita»

In questi giorni, mi sento protetta come mai prima: come una bambina che fa i suoi primi passi con la consapevolezza che, se mai dovesse cadere, ci sono i suoi genitori pronti ad aiutarla. Il fatto di imparare a camminare mi esalta tantissimo, ma allo stesso tempo mi fa un po' paura.
Mi sto mettendo alla prova tantissimo. Ieri per lo scritto di italiano ho scelto di fare la traccia del tema "Destra e sinistra". Anche se mancava un'ora alla consegna, non ho fatto in tempo a riguardare bene ciò che avevo scritto: ero l'ultima della classe e il commissario esterno mi metteva fretta, perché voleva andare a casa. Così mi sono fatta prendere dall'agitazione e ho consegnato arrabbiata, pensando che l'esame era una prova per me e un professore non poteva comportarsi così solo perché voleva andarsene.
Ma quando sono arrivata a casa mi sono accorta dell'importanza della maturità, del fatto che è "mia" e che nessun altro può sostituirsi a me. Io non voglio un voto alto o chissà che cosa, ma voglio poter dire di aver preso sul serio me stessa in questo momento.
Oggi abbiamo fatto la seconda prova di pedagogia, due temi in sei ore. Non so che voto prenderò, so solo che sono grata per come ho fatto l'esame e per come i miei amici mi sono vicini. Questa maturità non vuole solo una parte di me. Mi vuole tutta. Voglio dare il massimo. Indipendentemente dalla maturità, voglio dare il massimo nella vita.
Io e Tatiana preghiamo sempre prima d'iniziare la giornata e intuisco che siamo messe di fronte a qualcosa di più grande di noi.
Hassyna