Un momento della tre giorni.

Tre giorni per uomini veri

A Oropa si sono ritrovati 150 giovani lavoratori. Per approfondire, tra canti e testimonianze, ciò che fa fiorire la vita. E «non tagliare fuori nulla di noi»

«Qual è il test che ti fa capire che una cosa è utile alla tua vita? Se ti fa innamorare di più di Gesù Cristo!». Con questa frase Claudio Bottini ha accompagnato un gruppo di centocinquanta giovani lavoratori a Oropa. Nel santuario, tra le montagne biellesi, si è svolta una tre giorni di convivenza, intervallata da incontri e testimonianze. Come quella, iniziale, con don Luis, sacerdote spagnolo in visita, da tre anni, alla parrocchia di Redecesio (Milano). Ha conosciuto il movimento in Italia, dove il suo Vescovo l’ha mandato affinché prendesse lezioni di musica e «incontrasse Comunione e Liberazione». Da lì è nata un’amicizia che ha portato un cambiamento nel vivere la sua vocazione di sacerdote.
Un’altra testimonianza di come Cristo renda le creature nuove è stato l’intervento di Stefano Facchini, detto Feo, laureando in Fisica all’Università Statale di Milano. Presentandolo, Bottini l’ha descritto come «un uomo vero, a dispetto della giovane età» (24 anni). Nel suo intervento, Feo ha raccontato di aver sentito per la prima volta la sproporzione tra il desiderio del suo cuore e la realtà quando, durante il liceo, è morto un suo caro amico. Da allora, ha iniziato a seguire l’origine di quel disagio, fin quando il 4 settembre 2009 s’è trovato a cena con Carrón: «Di fronte a quell’uomo che parlava del fatto che in Cristo tutto consiste, ho percepito che c’era di più rispetto a lui. Era una corrispondenza totale. Nulla della mia umanità era tagliato fuori». C’è Uno che ti guarda interamente, senza scandalizzarsi, e non hai bisogno di nascondere nulla di quello che sei.
La bellezza dell’incontro è proseguita quella stessa sera. Nella sala congressi del santuario, una nostra amica ha introdotto l’ascolto de La Moldava di Smetana, eseguita dall’orchestra diretta da Ferenc Fricsay pochi mesi prima di morire. Un uomo, Fricsay, che ha seguito con dedizione l’obiettivo della sua vita: far conoscere agli uomini la bellezza della musica e, insieme, della sua terra. Tanto da affermare, durante le prove: «È bello vivere». E questo nonostante fosse consapevole che, di lì a poco, sarebbe morto di tumore.
L’assemblea finale ha fatto poi il punto su tutta la tre giorni. Don Michele Berchi, rettore del santuario, e Bottini ci hanno accompagnato a dare un giudizio. In conclusione, Simona, una diciannovenne che studia Agraria a Milano, ha cantato La preferenza, una canzone di Paolo Amelio che ha riassunto bene l’esperienza vissuta: «Ma tu hai preferito me / fra tutti quelli che hai incontrato, / fra tutti i figli del creato... / E tutto è nuovo adesso che / mi hai detto che mi sei amico, / prezioso agli occhi tuoi perché / hai preferito, hai preferito me».
Daniele e Mattia, Milano