Il Passo del Tonale.

Al Tonale con Miguel Mañara

Un professore racconta i cinque giorni in montagna passati con un gruppo di liceali. Dalla recita, durante una cena, dell'opera di Milosz nasce una promessa per la vita. «Ero partito con tante immagini di come sarebbe andata. È stato molto di più»

La vacanza che abbiamo fatto al Tonale in questi giorni è stata segnata dal Miguel Mañara. In ogni suo passo (affascinante nei canti, difficoltoso nelle gite, travolgente nei giochi, commovente nei rapporti e nella testimonianza degli amici dell'Emilia o nell'incontro con Lino Zani, la guida alpina di Giovanni Paolo II) ha portato dentro la sfida del Mañara. Che la vita è un cammino che inizia da Lui, Gesù, che ridesta il cuore e lo porta fino a dire a Lui stesso «Tu». Questa vacanza è tutta dentro un’immagine che mi rimane impressa. La prima sera a cena. Eravamo tutti a tavola, ognuno di fronte all'altro intento a chiacchierare tra la portata del primo e il secondo, quando d'improvviso da un tavolo vicino quattro ragazzi hanno cominciato a recitare il primo quadro del Miguel Mañara. E dalla nostra cena siamo stati catapultati in quell’altra cena in cui don Miguel ha cominciato a percepire il desiderio d'infinito di cui è fatto il cuore.

Il modo in cui i ragazzi recitavano mi ha attirato perché si avvertiva che c’era dentro una promessa di vita per cui valeva la pena fare quella vacanza. Non è stata necessaria nessuna precisazione, nessuna sottolineatura. C'erano loro. Presenti a quella cena nelle parole di don Miguel. C'era la mossa del loro cuore. E lì si è giocata tutta la vacanza, ognuno di noi ha dovuto decidere se stare o no alla sfida del suo cuore. È quello che è accaduto ognuno dei cinque giorni al Tonale. Ogni giorno i ragazzi hanno messo in scena un quadro del Miguel Mañara, durante la gita o prima dell'Assemblea, e ogni volta la sfida ritornava sempre più intensa. La sfida non a fare delle cose ma a prendere sul serio il desiderio del proprio cuore.

Ero salito al Tonale teso ad aiutare questi ragazzi così vitali e appassionati a scoprire il fascino dell'esperienza cristiana, ma ciò che è accaduto è stato molto, molto di più. Sono stati loro, da come hanno recitato il Mañara, da come hanno giocato, da come hanno cantato, da come si parlavano tra di loro, a farmi scoprire la grandezza del mio cuore, che ha bisogno di quel Tu presente che riempie la vita. Questo è stato il tesoro di una vacanza che non avevo immaginato così. È stata la vacanza in cui l'ha fatta da protagonista il Mañara, cioè ho dovuto esserci con il mio cuore e questo ha reso ogni attimo affascinante, travolgente.
Gianni, Abbiategrasso