«Cosa ho imparato "insegnando a insegnare"»

Un prof riceve una chiamata da un ex studente. La richiesta è di fare il tirocinio per il Tfa andando a seguire le sue lezioni. Lui accetta, ma all'inizio in classe c'è un certo impaccio. Finché una mattina, durante una spiegazione, tutto cambia...

Mi sta succedendo qualcosa che non credevo potesse essere tanto affascinante e coinvolgente. Magari interessante, sì. Ma sta andando davvero oltre ogni aspettativa. Io insegno “ai confini dell'impero”, nella più lontana periferia, quindi non avrei mai immaginato che la questione del Tfa - ormai avviata e centrata sull'università - potesse in qualche modo riguardarmi. Invece no! Un mio ex studente di qualche anno fa mi intercetta mentre sono in viaggio di istruzione a Budapest e mi chiede se può fare le ore di tirocinio da me, seguendomi per ben 150 ore delle mie lezioni. Io non l'avevo messa in preventivo, ma la cosa mi interessa, è un’occasione anche per me. Quindi gli scrivo dall'Ungheria un incuriosito «sì», e quando torno in quattro e quattr'otto iniziamo l'avventura. Le prime ore sono di rodaggio. Il più in difficoltà sono io, particolarmente impacciato perché sento la responsabilità di dovergli “insegnare come insegnare”. La classe avverte questo mio impaccio: io cerco ogni volta di liberarmene, ma senza riuscirci. Allora capisco di essermi avviato su un percorso che non porta a nulla: stavo cambiando metodo, entravo in classe per insegnare e non più per imparare!

Una mattina, mentre sto spiegando una pagina di storia sul Nazismo, si aprono dei riferimenti agli interventi americani per salvare l'economia tedesca messa in difficoltà dalle riparazioni. Lui, il mio “apprendista insegnante”, interviene e spiega la differenza tra quella società dai beni durevoli con quella dei consumi, e lo fa con una autorevolezza che mi colpisce, aprendo nella classe un appassionante confronto e insegnandomi che cosa quel periodo storico c'entri con l'oggi. È stata la svolta: dalla curiosità impressa sui volti degli studenti, dalla tensione a confrontarsi che si era aperta, sono tornato ad entrare in classe come prima, rideciso ad imparare! Sbloccato da un’autorevolezza che mi ha preso di incontro ho cominciato a gustarmi l'ora di lezione, perché sono tornato ad imparare.

Liberato dal peso di dover a tutti i costi insegnare, ho ritrovato la vecchia e appassionante strada, quella di entrare in classe per imparare anche ciò che so già. Così, anche da un mio ex studente che mi segue ora dopo ora perché vuole imparare a insegnare, ho scoperto che sono innanzitutto io a poter imparare. Da lì è stata un’esplosione: dal mio impaccio generato dal “dover essere”, alla libertà che nasce dalla decisione di vivere l'ora di lezione all'altezza del desiderio.
Gianni, Abbiategrasso