Don Adelio Dell'Oro.

«Com'è grande il Signore che mi prende tutto»

Igor, kazako che vive in Italia, torna in patria con tre amici per l'ingresso del nuovo vescovo di Atyrau, don Adelio Dell'Oro. Nel frattempo, gli Esercizi spirituali a Rimini. Ma a tema c'è la stessa cosa: «Chi ci separerà dall’Amore di Cristo?»

Vorrei raccontarvi della mia esperienza che ho vissuto due settimane fa ad Atyrau, Kazakistan. Da qualche anno vivo in Italia e proprio nei giorni degli Esercizi della Fraternità c’era l’ingresso del nuovo vescovo di Atyrau, don Adelio Dell’Oro, che avevo conosciuto a Karaganda nel 1997. L’incontro con lui e altri preti italiani mi ha fatto rinascere. È stato un cambiamento vitale. Quando ho saputo che l’ingresso del mio caro amico sarebbe stato negli stessi giorni degli Esercizi non sapevo cosa fare. Mi ha aiutato una semplice telefonata di un amico, don Giuseppe, che mi ha chiesto se avevo intenzione di partire. Io gli ho detto semplicemente sì. E questo sì l’ho portato fino alla fine. Questa decisione mi ha sfidato tante volte fino alla partenza, ed è maturata con una certezza incredibile. Un esempio. Il mio secondo figlio è andato con mia moglie in ospedale. Con chi sarebbe stata la mia seconda figlia? Alcuni amici mi hanno aiutato, offrendosi di tenerla. Mia moglie è stata grande e decisiva. La vedevo stanca in ospedale, ma sempre con il sorriso. Tutti questi fatti mi hanno "preparato" per una grande e indimenticabile esperienza in Kazakistan.

La prima cosa che mi ha colpito in quel viaggio è stata la grande amicizia di tre persone: don Eugenio, don Giuseppe e Enrico. Dalla mattina fino alla sera, in aereo o in un bar, per strada o in albergo abbiamo parlato della cosa più essenziale, cioè della vita. La visita di Atyrau è cominciata con la prima cena nell’unica parrocchia della città, che conta mezzo milione di abitanti, con i primi amici arrivati e con qualche vescovo. Il secondo giorno si è aperto con le Lodi e una breve discussione sul tema degli Esercizi di Rimini. Subito ci siamo accorti come durante il viaggio avessimo parlato proprio dello stessa cosa: «Chi ci separerà dall’Amore di Cristo?». Siamo andati in chiesa, dove cinque vescovi hanno celebrato una messa bellissima, in latino. Oltre a loro, una quindicina di preti, mentre sulle panche eravamo solo in cinque. Mi sono venuti i brividi, e ho capito come è grande il Signore che arriva anche nella steppa sperduta del Kazakistan e mi prende tutto. Nel pomeriggio sono arrivati altri amici da tutte le parti del Paese. Si sono alternati incontri bellissimi, stupore e gioia. Alcuni avevano viaggiato trentasei ore in treno per arrivare fin lì. Per poi ripartire dopo sette ore. Altri, invece, sono tornati a sorridere dopo dieci anni di distacco da questa grande amicizia. Dieci anni volati in un attimo: erano felici di ritrovarsi all’origine. O ancora, la storia di una amica che dodici anni fa era partita da sola da Karaganda per lavoro e ha conservato questa amicizia portandola dappertutto, in chiesa, al lavoro invitando altri a vedere cosa c’è di sorprendente e di bello nella vacanzina, agli Esercizi, alla Scuola di Comunità... Tutte storie nate dal sì di un prete, e poi di un altro e di un altro ancora.

Dopo la cerimonia dell’ingresso, c’è stato il momento dei canti. Ho visto un popolo vero e felice con i suoi vescovi che cantavano e suonavano la chitarra. Don Adelio è stato contento di questa festa ed era curioso di ciò che lo avrebbe aspettato il giorno dopo, quando sarebbe ripresa la vita quotidiana. Questa è la grandezza della fede. «Chi ci separerà dall’Amore di Cristo?».
Voglio raccontare questa esperienza a tutti e voglio dire che questa festa della fede va vissuta nel quotidiano e dappertutto.
Sono stati questi per me gli Esercizi spirituali. Ora, tornato a casa, sto con i figli e, come mi ha detto il mio amico Enrico, faccio il tifo perché mia moglie incontri Gesù.
Auguro a tutti di cercare questa bellezza nei volti incontrati. Dovunque.
Igor, Kazakistan