Se in aula si custodisce l'umano

L'ultima campanella è arrivata. Un'occasione per guardarsi indietro e in faccia tra compagni di classe. Scoprendo, come dice papa Francesco, che la scuola «non allarga solo la dimensione intellettuale, ma anche quella umana»

In questo frangente di fine anno mi ha colpito la differenza di potenziale tra gli studenti e gli insegnanti: la tensione degli insegnanti, che diventa ansietà e litigio o rammarico perché tutta determinata dalle regole cui adempiere e quella degli studenti, invece, piena di commozione e vibrazione.

Qui sta la differenza che ho visto nell’anno che è finito: da una parte il compito da assolvere e l’ansietà che questo provoca, un’ultima incertezza perché o si sta attenti alle regole o si guarda all’umano in una divisione a cui non si riesce a trovare risposta; dall’altra parte - di questo ho visto tanti segni negli ultimi giorni di scuola - la tensione ad attaccarsi all’umano fino alle lacrime di chi ha riconosciuto quanto quella vibrazione gli fosse accaduta.

In questo, papa Francesco ha colto la questione e, con la genialità che viene dall’esperienza, l’ha fatto emergere con una grande forza suggestiva agli studenti e agli insegnanti delle scuole gestite dai Gesuiti, quando ha affermato che «la scuola non allarga solo la dimensione intellettuale, ma anche quella umana». Con questo giudizio il papa ha colto e fissato quanto mi stava accadendo in questa fine anno: dove è accaduto l’umano è esplosa una gratitudine che mi ha colpito e travolto. Tanto da trovare in alcuni studenti una malinconia, come la percezione che di questo legame che si è costruito a scuola abbiamo bisogno, hanno bisogno gli studenti, abbiamo bisogno noi insegnanti.

E non per rimanerne inchiodati, paralizzati, ma come un trampolino di lancio della libertà. Questa è la fine di un anno scolastico: uno strappo che fa prendere coscienza di quanto sia stato importante camminare insieme, e nello stesso tempo la certezza che è per questo strappo che la libertà si potenzia. Sempre come ha detto papa Francesco «essere liberi per scegliere sempre il bene è impegnativo, ma vi renderà persone che hanno la spina dorsale, che sanno affrontare la vita». Questo è il bello della scuola, scoprire che abbiamo camminato insieme e questo ha reso ognuno di noi più vero, più se stesso. Per cui si ringrazia di un anno così, un anno che ha custodito l’umano, facendolo crescere.
Gianni, Abbiategrasso