Una tre giorni per essere uomini fino in fondo
Un gruppo di giovani lavoratori si è trovato al santuario di Oropa. Il lavoro sulla Giornata di inizio anno, le testimonianze e la presentazione del libro su don Giussani. Un aiuto a vivere nella normalità un rapporto eccezionaleDa qualche anno è quasi un appuntamento fisso - ma mai scontato - quello che porta un numero sempre più folto di giovani lavoratori al santuario di Oropa, appena fuori Biella, per una piccola vacanza insieme. E così è accaduto ancora, dall’1 al 3 novembre: il Santuario Mariano è stato invaso da oltre duecento persone provenienti dai più disparati ambiti lavorativi e umani, accolti come sempre da un caro amico e compagno di cammino, don Michele Berchi, il rettore del Santuario. La proposta è semplice: tre giorni di convivenza accompagnati dal lavoro sulla Giornata di Inizio anno di CL, attenti a tutto quel che ci è messo davanti, fino a decidere di cambiare i programmi preparati nel mese precedente per partecipare alla Processione dei Santi con i fedeli biellesi.
Per molti la sensazione è quella di essere arrivati da quella Madonna miracolosa come piovuti dal cielo... Eppure, investiti, travolti o presi delicatamente per mano, tutti siamo giunti lì per Qualcuno che ci ha presi, per l’intuizione o la certezza che in quel luogo, in quella compagnia avremmo trovato qualcosa di conveniente per noi. Una cosa ancora più evidente nel modo in cui ci si è aiutati a guardare con semplicità e verità quello che abbiamo incontrato, senza bisogno di “aggiungere altro”. Come è successo a Marcello: trovandosi come compagno di viaggio un ventenne che stava venendo controvoglia, l’ha potuto sfidare: «Se vuoi ti riporto a casa ma, per quel che ho incontrato io, ti direi “vieni e vedi”».
La posta in gioco è stata chiara fin da subito: per il traffico la maggior parte della gente è arrivata proprio mentre dagli altoparlanti del Santuario rimandavano le parole di papa Francesco all’Angelus «I Santi non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono come noi, come ognuno di noi, sono persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze. Ma cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie».
Parole riecheggiate nel dialogo con Alberto Savorana a proposito del suo libro Vita di don Giussani, mentre ci racconta di come quest’opera gli abbia permesso di conoscere in modo più vero Giussani stesso, accorgendosi di come ogni pagina gli facesse sbattere il muso su una parola, o meglio un fatto: Cristo, perché lì stava il cuore della sua vita: «Nel video avete visto un uomo», ci ha detto: «Non dovete aggiungere nulla a questa definizione. Un uomo per il quale, come diceva lui stesso, tutto si è svolto nella più completa normalità, ma a modo suo: per lui ogni istante era il modo in cui il Mistero, colui che fa tutte le cose, lo raggiungeva», sia che si trattasse del riconoscere una nuova realtà come quella del Gruppo Adulto o di passare la notte sulla sedia all’ingresso del suo palazzo per non svegliare il custode che era già andato a dormire. Ma la sfida è stata ancora più radicale: Savorana ha risposto alle tante domande sottolineando continuamente che il punto non era la straordinarietà di carattere di quel prete, ma il suo essere uomo fino in fondo, e come questo fosse una possibilità per ciascuno di noi.
L'esempio più concreto di questa occasione ci è stato messo davanti agli occhi dalla testimonianza di Marco, amico di alcuni di noi, e che dodici anni fa aveva cominciato proprio qui la stessa esperienza che ora tocca noi. Ci ha raccontato di come la sua vita, una vita ordinaria, sia permeata dalla compagnia del Mistero, che «non c'è solo quando tu te ne ricordi, c'è sempre, lì! E quando ti viene in mente, nella vita di tutti i giorni... sei fregato! Perché se stai lavando i piatti e hai quattro bambini intorno che urlano e tu vorresti essere... teletrasportato a Oropa! Ma se ti ricordi che c'è il Mistero allora tutto, anche quella fatica, è per te».
La nostra storia ha avuto inizio dal sì di un uomo, e può continuare grazie al sì di ciascuno di noi. Anche l’incontro che abbiamo fatto su alcuni canti che hanno segnato l’inizio del movimento è stato il declinarsi di questo. Nessuno può sentirsi esentato, perché il Signore prende iniziativa in quella realtà particolare in cui ci sei tu. Per questo anche una ragazza ortodossa ucraina, con noi per la primissima volta, può sentirsi a casa «proprio nella Chiesa! Libera!»; o il ragazzo di vent’anni tornare a casa più uomo, salutando Marcello con un semplice, ma certo, «ci vediamo lunedì al gruppetto».
Ma la cosa veramente straordinaria, come ci raccontava don Michele al termine dell’assemblea, è la Sua compagnia: «Viene tanta gente qui a chiedere una grazia alla Madonna, ma quando vengono esauditi è sorprendente vedere che più che per il miracolo sono grati e stupefatti che Lui ci sia, che Lui abbia risposto. Che abbia pensato a loro».
Federico e Luciana, Milano