«In Europa? Ci sono io»

Giovanni, liceale, in vista delle elezioni si è confrontato con la mostra del Meeting sul Vecchio Continente. Tra domande, discussioni con amici e incontri con i candidati, la scoperta che in ballo c'è un bene più grande «su cui scommettere»

Sono uno studente di quinta superiore. A fine novembre 2013, mi viene proposto di studiare la mostra sull’Europa presentata durante l’estate al Meeting per l’amicizia fra i popoli, con lo scopo di raccontarla ad amici e interessati in vista delle elezioni per il Parlamento europeo. Accolgo subito la proposta, al primo incontro in preparazione alla mostra espongo le mie idee sull’Unione, affermando che la mostra non corrisponde né al passato europeo, né tanto meno all’attuale Europa. Nascono molti dialoghi e io prendo a cuore lo studio della mostra per capire se ciò che andavo dicendo era realmente vero. Non posso non accorgermi che la mia posizione è sbagliata, studiando scopro che lo stesso desiderio che ho io di costruire, di fare, lo avevano i fondatori ed è riscontrabile tutt’ora in molti che ho incontrato.

Mi appassiono e, sempre con sguardo critico, seguo Gianni che mi aiuta a capire non solo la storia, ma anche ciò che sta accadendo ora e perché sta accadendo. In un gruppo di ragazzi ci troviamo a studiare i contenuti della mostra, ci prendiamo sul serio e decidiamo di andare a presentarla in Cattolica. Qui succede ciò che temevamo, le persone che vengono a sentire la spiegazione sono pochissime. Sembra una sconfitta, un tempo perduto eppure ognuno di noi ha scoperto qualcosa. Eppure ognuno di noi è rimasto fedele a quell’impeto iniziale nato da una semplice proposta. La più grande scoperta che ho fatto è che l’Europa c’è, è viva, è stata un bene e se cambiata può essere una salvezza per il mio presente e per il mio futuro. L’interessate è capire qual è il motivo di questa scoperta, mi rendo conto che ho sempre dato per scontata l’esistenza dell’Unione e che la criticavo, credevo fosse una perdita per tutti, solo perché questa non corrispondeva alla mia idea, al mio progetto. L’altra grande scoperta che ho fatto è che solo dentro ad un rapporto io mi appassiono, io divento uomo. Ho in mente Gianni che da subito mi ha sfidato. Io, attratto da lui, ci sono stato e sono cambiato perché ho trovato in lui una diversità, uno sguardo che mi scruta e mi continua a sfidare, volendomi bene. È incredibile, non mio, ciò che mi è successo.

La sfida ora sono le elezioni, può essere quello che ho scoperto, il lavoro che ho fatto, un di più per me in questo momento? Saltano fuori i nomi di alcuni candidati, insieme ad alcuni amici vado ad ascoltarli, urge fare qualcosa. Ci viene in mente di proporre un incontro con Giorgio Vittadini per provare a capire cosa c’è in gioco in questa Europa e soprattutto in queste elezioni. Succede un altro fatto incredibile, non mio. Mi viene chiesto di introdurre e moderare l’incontro, non posso non accettare la sfida postami da Gianni. Introduco l’incontro e, timoroso, ascolto le risposte di Vittadini che mi affascinano, non perché corrette, ma perché fondate su di un ideale, su una diversità di porsi nella realtà, sul desiderio di esserci. Ora sta a me continuare a ragionare e giudicare, desiderando esserci, desiderando vivere.

È evidente che l’attuale situazione dell’Europa è critica e spesso incomprensibile, ma insieme alle moltissime domande che mi sorgono dopo il lavoro inerente la mostra e in seguito all’incontro, io ci scommetto su questa Europa, e sono certo che è possibile un nuovo inizio! Ne sono certo perché per me è stato possibile riniziare, cambiare. Sono grato dei doni ricevuti e mi auguro che fatti - veri, reali - come questi possano continuare ad essere raccontati.

Giovanni, Milano