Un momento della giornata di GS a Majano.

«Noi, viatores del ventunesimo secolo»

Cosa accomuna un gruppo di liceali del Friuli-Venezia Giulia e i pellegrini medievali? Una giornata a Majano, che si conclude con un augurio ai maturandi: «Che la vita sia un cammino: con curve e difficoltà, ma con la certezza di un compimento»

Lunedì 2 giugno, con una cinquantina di ragazzi e alcuni insegnanti di Gs del Friuli-Venezia-Giulia, siamo andati a Majano, un paesino a nord di Udine, dove si trova un antico Hospitale, che fungeva da tappa per i pellegrini che da Danzica, Cracovia e Czestochowa si recavano verso Santiago e Roma oppure si imbarcavano per Gerusalemme. Venne fondato alla fine del XII secolo, all'epoca delle crociate, dai Cavalieri di Malta (precedentemente chiamati «cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme»). Era una “stazione di sosta” dove, oltre al cambio dei cavalli, i pellegrini ottenevano ricovero, assistenza se malati, protezione e riposo, prima di procedere alla volta di Venezia, dove si imbarcavano sulle navi dirette in Terra Santa. Siamo andati lì perché tutto, in quel luogo, raccontava la condizione di viatores e tutto, dalla forma degli edifici alle persone che abitavano quelle antiche stanze, narrava storie di accoglienza, di cura dell’altro, di amore a chi, pellegrino, viandante o malato, entrava tra quelle mura sicure, protette da merli e torri per poi proseguire nel suo cammino.

Dopo che Marino, presidente dell’associazione di volontari che si prende cura dell’Hospitale, ci ha guidati in una visita al complesso, abbiamo attrezzato l’antico cortile con panche e tavole, e dagli zaini sono usciti panini, bevande, frutta e... Perfino alcune torte per i nostri amici che si apprestano ad affrontare l’esame di maturità. I giochi hanno visto come protagonisti i maturandi, aiutati dalle loro squadre. Non sono mancate le occasioni di sfida, da un’imbarazzante gara canora tra pseudo-intonati, ai quiz matematici, alle sfide artistiche a colpi di disegni realizzati con la panna montata sui piatti di plastica, fino a un’epica partita a fizzbuzz giocata sul prato antistante.

Terminati i giochi, tavoli e panche sono state disposte ad anfiteatro e, introdotto dai canti Romaria ed È bella la strada, c’è stato un semplice momento di testimonianza e racconto. Giovanni, quarto anno di liceo scientifico, ci ha raccontato cosa fossero i pellegrinaggi nel Medioevo, facendoci immedesimare nella vita di quegli uomini che partivano dopo aver fatto testamento e in quelle persone che, rimaste a casa, si prodigavano per aiutare ed ospitare i pellegrini che giungevano presso i loro paesi.

Lorena, insegnante di Lettere, ci ha aiutato a riflettere su alcune questioni che fanno luce sulla concezione della vita dell’uomo medioevale. In molte chiese, ha raccontato come esempio, si trovavano sul pavimento delle rappresentazioni di labirinti, simboliche strade per coloro che, non potendo andare in Terra Santa o a Santiago, camminavano in ginocchio seguendone le linee, accettandone le curve, certi che ogni svolta, per quanto apparentemente strana, li avrebbe condotti all’altare ove Cristo li attendeva. Il labirinto, strumento di perdizione per il mondo classico, per i cristiani diveniva simbolo della certezza del destino.

Hanno poi preso la parola Silvia e Giovanni, ultimo anno di liceo classico, che hanno raccontato cosa sia stata per loro la partecipazione in questi ultimi anni al pellegrinaggio Macerata-Loreto. Partiti la prima volta per seguire gli amici o per un gusto agonistico-sportivo di sfida, si sono lasciati sorprendere dalla compagnia di Colui che è presente tra i suoi. «Io, che mi lamentavo per qualche ora di camminata, mi sono scoperta a pensare a Gesù che ha dato la vita per me sulla croce e alle sue sofferenze: la fatica allora è diventata offerta».

Alla fine don Agostino ha ripreso quanto era emerso nel corso della giornata e nei racconti dei nostri amici. In un passaggio ha detto: «Cristo è il destino che si è reso incontrabile a noi. Questo è ciò che ci rende lieti oggi e certi per il domani, questo è l’augurio per i nostri amici maturandi: che la vita sia un cammino, con tutte le curve e le difficoltà, ma che sia sempre strada sicura verso il compimento, certi di Colui che ci è venuto incontro attraverso la storia che ci ha donato. Non vagabondi, ma pellegrini». Marino, che ha passato tutta la mezza giornata con noi scattando foto in continuazione, quando l’abbiamo ringraziato alla fine ci ha detto: «È stata una giornata bellissima per me. A vedere questi ragazzi come giocavano, come stavano insieme e come ascoltavano attenti. Proprio bello».
Paolo