Perché non si poteva rimanere a dormire

Tempo di scoperte, non di svago. I giessini di Varese raccontano la loro vacanzina a Cervinia. Portando tutte le fatiche dell'anno scolastico appena concluso, si sono lanciati fino in fondo, dalle serate alle gite. Ecco perché ne valeva la pena...

Cervinia, dal 9 al 15 Giugno. Vacanza di GS di Varese. Centonovanta ragazzi, tanti con noi per la prima volta. Una vacanza organizzata e pensata sulla scia dell’esperienza del Triduo Pasquale: le gite, i giochi, i canti, l'espressività teatrale, la possibilità di contemplare la bellezza della montagna. Ma, come spesso accade, l’esito è stato superiore alle nostre aspettative e inspiegabile, anche se sommiamo l’impegno di tutti. È stata l’occasione per far spazio all’iniziativa di Cristo e per domandare che Lui riaccadesse. E così è avvenuto. Questa è l’unica risposta che spiega il miracolo del cambiamento di tanti ragazzi.

Come diceva Mattia: «Ho visto in questi giorni che per capire che cosa desidero veramente occorre che nella vita entri un altro criterio. E l’ho capito semplicemente giocando e andando in gita. Pensavo di odiare la pallavolo e invece giocandoci ho visto che non era vero. Oppure ho sempre pensato di non amare camminare, invece fidandomi ho visto che andare in gita è bellissimo». O Chiara che, dopo un anno difficile causa di varie malattie, racconta: «La fatica non è scomparsa, ma per la prima volta dopo un anno sto vivendo veramente. Mi sono accorta che c’è qualcosa di più grande dietro quello che ho vissuto in questi giorni e andandoci a fondo mi rendo conto che finalmente non sono determinata dal fatto di star male». O Max, ateo, invitato da una sua insegnante: «Siamo in centonovanta, siamo diversi. Ma cos’è quel punto di coesione che c’è tra noi?». O la testimonianza di Chiara e Gaia, tornate da un anno negli Stati Uniti, che concludono dicendo. «Noi abbiamo dovuto andare in America per alzare la testa e cambiare, ma adesso che siamo tornate ci accorgiamo che qui non manca assolutamente nulla perché possa accadere la stessa cosa anche qui».

Di questa eccezionalità si è accorta anche la gente che abbiamo avuto la possibilità di incontrare, come ad esempio Paolo, alpinista professionista conosciuto in cima a una montagna, che, incuriosito dal nostro silenzio e dal modo di camminare, ci si avvicina e ci domanda chi siamo; dopo una chiacchierata, accetta un invito a cena e decide poi di fermarsi anche alla presentazione dell’Annuncio a Maria fatta da don Fabio Baroncini.

Per alcuni ragazzi la vacanza è stata la possibilità di lasciare da parte obiezioni, problemi e senso di negatività, per riscoprire che l’amore al proprio io nasce dalla certezza che c’è Qualcuno che ci ama e per cui la mia vita ha valore. Così come testimonia una ragazza, da pochi mesi tra noi, che al ritorno da Cervinia ha affermato: «Sentendomi fino a pochi mesi fa una nullità, finalmente ho trovato delle persone che mi stimano, che trovano in me qualcosa di interessante, di importante. Stando insieme così ho scoperto che c’è un modo più ragionevole di stare davanti alle cose, alle circostanze. Di ritorno da una gita durata parecchie ore, stanchissima, arrivata in albergo sono corsa in camera con l’unico desiderio di buttarmi sul letto e poi farmi una doccia, ma pochi minuti dopo ho sentito le voci degli amici che giocavano nel campo vicino all’hotel, non ho avuto dubbi, sono scesa subito. Valeva veramente la pena giocarmi con loro in quel gesto, piuttosto che starmene in camera a dormire».

GS Varese, Cervinia 2014