Alcuni ragazzi del Clu in piazza San Pietro.

La festa, per una gratitudine

Una serata preparata dai ragazzi del Clu di Roma per accogliere i pellegrini in città per l'incontro col Papa. Porchettata, cabaret e canti. Con negli occhi «la bellezza del nostro popolo in San Pietro». Ma da dove nasce il desiderio di festeggiare così?

La festa di sabato è stata proprio semplice e bella. Tutto è nato in modo spontaneo: venerdì notte ogni romano del Clu ha ospitato qualche famiglia, amici o anche sconosciuti, per l'Udienza dal Papa. Sapendo questo, e sapendo che la maggior parte degli ospiti si sarebbe fermata fino a domenica, abbiamo pensato di organizzare un momento insieme. Per conoscersi, ma soprattutto per accogliere tutti, offrendo una cena a base di porchetta, patate e vino rosso a volontà.

Alice, la ragazza che ha tenuto la serata facendoci cantare (a squarciagola), mi scriveva stamattina: «Volevamo festeggiare questo momento così decisivo per la nostra storia. Una festa per tutti».

Ho visto in questa settimana i miei più cari amici muoversi durante la fine della sessione per mettere in piedi un pezzetto di questa festa. Alcuni pensando ad un modo per coinvolgere tutti, come chi ha cercato canzoni tedesche, spagnole, napoletane e siciliane per far sentire a casa gli "stranieri"; altri cucinando patate dopo l'Udienza. Un movimento contagioso!

Siamo riusciti a chiedere la cripta della cappella universitaria, al centro della Sapienza: l'unico posto dell'università dove ci è permesso di ripetere a voce alta gli esami, senza paura di disturbare chi studia. Un anno fa probabilmente non ci avrebbero dato questo spazio, custodito gelosamente per le attività della cappella. E invece, per l'amicizia nata con il nuovo cappellano, Jean Paul, abbiamo potuto organizzare la festa dentro l'università.

Un luogo un po' tetro, la cripta. Che ieri è diventato quasi bello: gli architetti, infatti, hanno messo candele sulle scale d'ingresso, pulito la sala, preparato i tavoli, pensato ad un modo rapido, col ritiro dei tickets di diversi colori per distribuire la cena.

La serata è iniziata con una porchetta fumante decorata con piccoli "fuochi d'artificio" e trascinata su una portantina al centro del palco. Ed è continuata con giochi, cabaret, chiacchiere, canti, e una preghiera finale. Tutto essenziale.

Michele, detto "er Panda", la mente e il cuore della festa, ha detto: «Per noi, come per tutti, è stato il proseguimento di quello che abbiamo visto la mattina». Per questo non ci sono stati problemi organizzativi. E la serata non è stata concepita come la ciliegina sulla torta di una giornata da ricordare. Ma è stata bella per il desiderio di far festa, di godere della nostra compagnia, ciascuno portando negli occhi le parole del Papa, la bellezza del nostro popolo in San Pietro.

E il Panda ha aggiunto: «Accogliere queste persone, i nostri amici, conosciuti e sconosciuti, è stata un'occasione per stare ancora di più insieme a quelli con cui ho preparato il momento di ieri. È incredibile che il nostro stare insieme diventi più vero, "passando" per l'accoglienza». Tutto è fiorito per gratitudine. Per questo non è stato possibile salutarsi senza ringraziare per la giornata con una preghiera, invocando la Madonna del Divino Amore, protettrice dei romani.

Alla fine molti amici invitati, un melting pot di Paesi e storie, hanno voluto rimanere, non solo per salutare e ringraziare i due "animali da palcoscenico", Alice e Piergiorgio, ma per dire chi fossero, e raccontare di sé.

Veronica, una delle ragazze che è tornata a casa dopo l'Udienza per cucinare le patate, mi ha scritto: «A me non era nemmeno venuta in mente un'idea così. Poi è arrivato Panda ad Ingegneria, si è fermato a pranzo e ci ha fatto questa proposta. E subito ho voluto aiutarlo. Non ci sono rimasta male perché a me non era venuta la stessa idea. E questo mi ha colpita. Perché è proprio così: il Signore sceglie uno per sorprendere tutti. Ho aderito subito per accogliere chi condivide o è stato sfiorato dalla stessa storia che ha preso la mia vita. Insomma, per una gratitudine. Perché è vero che quando io ci sono veramente, quando mi riaccorgo che è solo Cristo che domina la mia vita, sono più desiderosa di andare incontro a tutti. E cambio».
Chiara, Roma