Cuba.

«Vale la pena essere nati a Cuba?»

A poche settimane della visita di papa Francesco a L'Avana, la comunità di CL si è ritrovata a Matanzas per gli Esercizi della Fraternità. «Sono stati giorni grandi, non bolle di sapone che ci isolano dal mondo»

Non è come quando te lo raccontano. Sapevamo già da Carras, Marta Segura, Anna Serena e padre Leonardo Marius che gli Esercizi di quest’anno erano molto belli.

Ci eravamo preparati molto bene nella nostra Scuola di comunità, con il discorso di papa Francesco all’udienza del 7 marzo, con la lettera di don Julián Carrón… Ma è un’altra cosa. Vivere gli Esercizi è qualcosa di diverso, di più grande.

Carras e don Julián de la Morena sono arrivati a Matanzas due giorni prima, e abbiamo parlato della nostra esperienza vissuta negli ultimi due anni, di che cosa ha significato camminare insieme nella fede dentro il movimento, di che cosa ci aspettiamo dalla prossima visita di papa Francesco a Cuba.

Gli Esercizi si sono tenuti da venerdì 19 a domenica 21 giugno, giorno in cui a Cuba si festeggia la “festa del papà”, a Matanzas, nella Casa de la Milagrosa, a pochi metri dal mare, centro spirituale della nostra chiesa diocesana. C’eravamo tutti noi di CL di Matanzas e diversi amici invitati per l’occasione: le ragazze di Punto Corazón de L’Avana, tre fratelli di Cl di Guantanamo (gli altri non avevano potuto muoversi), Jordania e alcuni amici de L’Avana, Giampiero e Rodrigo che erano venuti dal Messico, Fabrizio che si era sobbarcato il viaggio da Portorico, e, come sempre, Carras e padre Julián de la Morena, per la seconda volta a guidare gli Esercizi e a condividere con noi la loro fede, la loro amicizia e l’appartenenza al movimento.

Sono stati giorni grandi, non come bolle di sapone che alla fine scoppiano e lasciano le mani appena umide; gli Esercizi sono molto di più proprio perché non ci isolano dal mondo lasciandoci la bocca buona, ma ci immergono sempre più, attraverso quello che viviamo, nell’esperienza di un incontro eccezionale con il Risorto, con la Sua presenza, e, attraverso il Suo sguardo, nella Chiesa, richiamandoci alle esigenze più profonde del nostro cuore.

Questi Esercizi sono stati la dimostrazione della predilezione di Dio per noi, per i cubani. Forse per questo, sin dal primo incontro, Julián ci ha messo davanti quella domanda grande che ci ha scioccato, ci ha punto sin nel profondo, perché non ci aspettavamo che qualcuno ce la ponesse, proprio adesso: vale la pena essere nati a Cuba? Il fatto è che dopo tanti anni di vaneggiamenti sociali, ingabbiati come popolo dentro a un’enorme confusione di pensiero riguardo al significato della vita e al destino della nostra Nazione, oggi possiamo capire con chiarezza quello che ci ha ricordato Julián: che «l’unico sguardo che ci permette di capire è quello di Cristo risorto. Ma questo sguardo l’uomo non può darselo da sé, ma può solo mendicarlo, chiederlo intensamente, e poi ringraziarne Dio». Davvero la Resurrezione ha introdotto il Suo sguardo nella nostra storia, e senza di esso la nostra realtà si trasforma in un contesto di confusione.

Non capiremo mai a sufficienza l’avvenimento della Resurrezione, senza il quale ogni giornata sarebbe uguale alla precedente, e non potremmo sopportare la fatica che ogni giorno colpisce come una pietra il cristallo della nostra vita, il più delle volte scheggiandola e mettendo a rischio la sua integrità.

E poi i video, sempre nuovi, di don Giussani e di Carrón: trasparenti e freschi come l’acqua di sorgente, in questi caldi giorni dell’estate caraibica.

Quanto desidera il cuore dei cristiani a Cuba che venga Francesco e ci dia uno scossone! Che, come diciamo a Cuba, venga ad afferrarci, a risvegliarci da questo sogno che sembra eterno, da questo soffocamento, da queste perenni facce da funerale che mostriamo volentieri a quelli che si accostano alla Chiesa o a quelli come Zaccheo che guardano arrampicati dagli alberi.

Forse per questa possibilità sperimentata di qualcosa di umanamente assurdo o misterioso che ci sgorga nel cuore, e che accade solo nella Sua presenza; e per il desiderio ardente di aggrapparci all’amicizia di Gesù, vivere gli Esercizi in prima persona è molto di più che leggere le e-mail di quelli che te li raccontano.

Alla fine, vale la pena ascoltare la poetessa Dulce María Loynaz: «Stanno cadendo stelle, tieni le mani aperte per riceverle» (dal poema Dialogo).
Manuel (Cuba)