Cosa vorrei dalla "Buona Scuola"

Competenze informatiche adeguate, piani di integrazione, meritocrazia per gli insegnanti... Tutti elementi importanti, ma per cosa vale la pena alzarsi al mattino ed entrare in classe? La lettera di una studentessa

Dalle elementari al liceo scientifico ho frequentato scuole paritarie e, nella maggioranza dei casi, ho avuto insegnanti competenti e ben preparati. Devo ammettere che della scuola ho bellissimi ricordi, di esperienze e persone. Ho letto i dieci punti principali della riforma “la Buona Scuola”: sono convinta che gli obiettivi descritti possano anche essere positivi, ma non ne ho visto uno che trattasse il vero problema che ogni mattina hanno alunni e insegnanti in classe.

Mi spiego. Ho avuto professori di tutti i tipi: insegnanti estremamente competenti ed appassionati alla propria materia e interessati ai loro alunni; professori molto preparati e qualificati, ma privi di interesse nei confronti del proprio lavoro educativo o di particolare attenzione ai ragazzi; infine, ho passato ore di lezione confuse e sprecate insieme ad alcuni docenti che non avevano idea del motivo per cui insegnassero, non avevano voglia e lasciavano totale libertà agli alunni di fare quello che volevano.

Sento dire da amici che frequentano altre scuole, che a me, tutto sommato, è andata bene. Il problema è che, indipendentemente dal professore che mi sono trovata di fronte, anche tra quelli più competenti, spesso le ore passate in classe sono state noiose, il che purtroppo può sembrare scontato o banale nella scuola di oggi. Ma è un dramma vedere ogni mattina ragazzi sdraiati sul banco, stanchi di dover correre dietro a interrogazioni e verifiche per portare a casa il voto “che salva”. L’ho vissuto in prima persona: la scuola diventa l’obbligo, il dovere che si vorrebbe evitare; per alcuni diventa un incubo, fonte di fallimenti e frustrazioni.

Un professore rende la lezione interessante quando porta l'“io” del ragazzo o della ragazza dentro la materia che sta spiegando alla classe. Questo, purtroppo, è rarissimo anche tra i professori più preparati e competenti, ma è il punto centrale attorno al quale dovrebbe ruotare tutta la riforma della "Buona Scuola". Professori scelti e qualificati con stipendi in base al merito e premi in denaro, niente più supplenti, lingue straniere fin dalla scuola elementare, maggiori competenze informatiche, più alternanza scuola e lavoro, nuovi piani di integrazione per stranieri e disabili... Questo si legge nella legge. Cose positive, ma a quando la riforma che tratti del cuore, delle domande, dei desideri e del destino dei ragazzi? A quando una riforma che faccia di tutto per dare agli studenti dei professori che li porteranno dentro la propria materia, per scoprire quel centro di bellezza che anni prima ha ricordato agli insegnanti stessi il significato del loro destino e che ha fatto scaturire in loro l’esigenza di trasmettere ai nuovi giovani la stessa scoperta?

Solo questo aspettiamo! Così non ci sarebbero più solo dei professori, ma dei maestri. Non più solo una fonte di informazioni da sapere per il voto, ma persone con a cuore il destino di ciascun alunno e che si prendono l’impegno di raccontare quelle volte in cui la chimica, la fisica, la letteratura o la storia ha svelato loro quel qualcosa inerente il significato di se stessi. La scuola, così, non sarebbe certo una noia, ma un’occasione per la scoperta di se stessi.

Penso che questa coscienza sia nata in me dal fatto che, soprattutto in questo ultimo anno, ho incontrato persone che avevano ben chiaro il significato del proprio destino e che ho deciso di seguire per una sana invidia. Perché anch’io desideravo conoscere me stessa e capire cosa sto a fare nel mondo. Questi amici mi hanno portato dentro la vita aiutandomi nelle situazioni di tutti i giorni con il loro giudizio e indicandomi in cosa, attraverso le circostanze della vita, hanno riconosciuto e riconoscono il significato che li lega al loro destino. L’unico modo per tirare fuori l’umanità dei ragazzi è far incontrare loro, ogni mattina, un luogo in cui seguire per “invidia” e per fascino dei maestri e, insieme, e che sveli poco a poco il loro destino.

Alexia, Varese