Un momento della gita di inizio anno.

Quando l'amicizia è come un restauro

Genova, Belluno, Magenta e Abbiategrasso. Un gruppo di giessini si ritrova per una gita di inizio anno. Dalla visita alla tomba di don Giussani all'Abbazia di Morimondo. Per riscoprire che "nuovo" è ritornare alle origini

Domenica 20 settembre, i giessini di Genova e quelli di Belluno, che si erano conosciuti durante le vacanze estive, hanno scelto di incontrarsi a "metà" strada e di coinvolgere noi di Abbiategrasso e di Magenta nella loro amicizia.

Il risultato è stato una giornata intensa e di grande coinvolgimento, perché l'incontro fatto ha posto a tutti una sfida: capire le origini di questa amicizia e cogliere dove sta il segreto che lega persone così diverse.

Gli amici di Genova ci hanno proposto il gesto con cui ogni anno iniziano la scuola: andare al Monumentale di Milano a pregare sulla tomba di don Giussani e mendicare da lui il sostegno per vivere con il suo sguardo tutto l'anno. È quello che abbiamo fatto: abbiamo iniziato la giornata cantando e pregando di fronte al suo volto. È stato commovente vedere ragazzi e ragazze che non lo hanno conosciuto fissarlo negli occhi certi di essere presi dal Suo sguardo, di essere conquistati dalla Sua tenerezza che muove ad affrontare lietamente la vita.

Dal cimitero milanese ci siamo spostati a Morimondo. Abbiamo pranzato e visitato l'Abbazia, in particolare il cenobio che è stato restaurato dagli architetti Giovanni Carminati e Sandro Rondena. Qui abbiamo incontrato un modo di fare il restauro affascinante. Dovunque, nelle stanze, era evidente che il lavoro fatto seguiva un unico scopo: fare emergere l'abbazia come l'avevano costruita i monaci, senza aggiungervi nulla di estraneo. Aver iniziato la giornata con sguardo di don Giussani ci ha aiutati a stare di fronte a quest'opera per quello che è: il riaccadere della bellezza originaria.

Da Morimondo ci siamo spostati nella chiesa di San Gaetano ad Abbiategrasso, l'ultima opera di Sandro Rondena completata nell'ottobre del 2014, quattro mesi prima di tornare in cielo.

Guardare come Sandro ha fatto diventare bella e luminosa una chiesa di periferia ci ha colpiti e commossi. Abbiamo visto come la creatività sia la capacità di prendere il materiale che si ha a disposizione e "rimpastarlo" facendo una cosa bella. È quello che abbiamo scoperto in questa chiesa d'oratorio: l'esplosione di una bellezza inimmaginabile. Lo si vedeva in ogni cosa: dalla luce che attraversa il lungo corridoio centrale, al meraviglioso firmamento del soffitto, fino al coro che si abbraccia all'altare in una traccia di continuità. Tutto questo era la certezza che Sandro ci stesse indicando in ogni particolare della chiesa la bellezza che lui aveva fatto rivivere.

Una giornata meravigliosa perché ci ha suggerito una cosa importante, decisiva per la ripresa della scuola. Ci ha mostrato che il nuovo a cui tutti tendiamo non è qualcosa di strano o di estroso: il nuovo è un ritornare alle origini.

Gianni, Abbiategrasso