Così mi scopro viva tra i banchi di scuola
Le elezioni studentesche, il magazine scolastico, i gruppi di studio. La bellezza della vita si riscopre nelle provocazioni della quotidianità. Una liceale di Ancona ha iniziato ad affrontare le circostanze, per poter «vivere da protagonista»Il 4 novembre, ragazzi di Gs e adulti si sono ritrovati, con alcuni amici, all’Informagiovani, nel centro della nostra città, Ancona. Il tema del “raggio” era piuttosto specifico: la candidatura e liste scolastiche, insomma, il nostro “giocarci tutto” a scuola. Il punto di partenza era una frase di Carrón alla nostra giornata di inizio anno: «Occorre una provocazione che venga dal di fuori di noi per risvegliare il nostro Io, per strapparci dal nostro torpore».
Siamo rimasti molto colpiti dal fatto che tutti abbiano preso sul serio, ognuno in modo personale, l’andare a scuola. Io per prima. I ragazzi che facevano parte delle varie liste hanno parlato positivamente dell’esperienza che avevano vissuto lavorando sui progetti che avevano in mente. Tra questi, vi erano anche ragazzi di una lista che non era stata eletta. Si è sentito, attraverso le loro parole e i loro visi sereni e tranquilli, che erano soddisfatti del loro lavoro. Un ragazzo in particolare mi ha colpito: non era di Gioventù Studentesca, e ha esordito dicendo che tutto, per lui, era nato dall'essere rimasto affascinato da un’amicizia. Da amici che hanno maturato l’idea di voler rendere migliore la scuola, vivendola, loro per primi, in modo più appassionante, prendendo spunto anche dalle liste formate da alcuni giessini.
Questo ragazzo era rimasto colpito da una proposta: organizzare dei pomeriggi di studio all’interno della scuola, dividendosi in gruppi non troppo numerosi e lavorando su una materia precisa. Magari, una formula matematica o il pensiero di un filosofo, se affrontati con un amico, sarebbero potuti sembrare qualcosa di più vicino a noi. Inoltre, tutto questo, condiviso all’interno delle mura scolastiche, non faceva pensare alla scuola come un luogo dove ci si deve andare “perché è così e basta” ma, anzi, faceva vedere l’ente scolastico in un modo più “caldo”. Questo è l’aggettivo che ha usato spesso il ragazzo. Mi è piaciuto fin troppo, perché è proprio quello che voglio io dalla scuola. Una grande sfida, a mio parere.
Da questo punto (vedere la scuola più vicina a noi) ho riflettuto su ciò che sto facendo io: da quest’anno, forse carica della bellezza e dell’energia trovata questa estate in vacanzina con Gs, forse forte delle amicizie splendide che mi ero fatta, ho deciso di mettere in gioco tutta me stessa, anche a scuola. Non solo dal punto di vista del profitto scolastico. Desidero andare a scuola con una gioia immensa e una voglia di imparare e conoscere il più possibile.
Per questo abbiamo proposto alla preside del mio liceo di poter proporre il gesto delle Lodi a tutti. Questo proprio per poter aprire gli occhi e alzare lo sguardo ogni mattina. Per scoprire tutto ciò che ci può provocare. Ho deciso inoltre di prendere parte al giornalino scolastico, ovvero una sorta di giornalino online, per il quale, con molte altre persone, scriverò articoli. Se ripenso all’anno scorso, non mi sarei mai lanciata in niente del genere. Invece, quest’anno mi sono stufata di criticare senza fare niente di concreto e di stare dietro le quinte. Quindi ho riflettuto che è meglio essere protagonisti di tutte le possibilità che ci vengono offerte, perché, come imparo a scuola di comunità, ogni circostanza ci può regalare un’esperienza. E quanto ci sto guadagnando! Sto davvero riscoprendo la mia scuola, criticata da molti per vari motivi, ma che ora vedo completamente da un altro punto di vista.
Innanzitutto ho scoperto che ci sono tante possibilità per cui uno studente si può mettere in gioco, cosa che prima, quando "dormivo", non sapevo di certo. Dunque sono fiera, perché so che col magazine potrò verificare se vivo o no uno sguardo diverso su tutte le cose che accadono. Anche in questi giorni, colgo una differenza quando parlo con i miei compagni di scuola, perché mentre io la vivo con serenità, accorgendomi di più della sua bellezza, loro rimangono abbastanza cinici.
Ascoltando al “raggio” questi ragazzi, che nonostante la “sconfitta” non si sono fatti infastidire più di tanto, mi sono fatta molte domande. Si sentiva che loro hanno il mio stesso desiderio, che scopro ogni giorno stando tra i banchi di scuola. Un desiderio comune, stare a scuola essendone protagonisti, essendo vivi. Come è vivo un altro ragazzo, che facendo parte di una lista e avendo le sedi della scuola separate dalla sede principale, deve “muoversi” anche fisicamente. E lo fa perché i rappresentanti che ha avuto non avevano soddisfatto i suoi desideri di studente, e ha quindi deciso di candidarsi lui stesso, per essere il protagonista.
È veramente da brivido vedere così tanti ragazzi che hanno deciso di mettersi in gioco, spendendo tempo materiale, forze e ore levate ad altri passatempi, per rendere la realtà che vivono più vicina alle loro esigenze. Per far sì che tutto non rimanga un sogno, per non avere rimpianti. Rischiando, in quello che ci è chiesto.
Durante il “raggio”, ci siamo chiesti: «Ma da dove può nascere questo desiderio di vivere? Che cosa ci ha fatto muovere?». Queste domande ci hanno fatto comprendere ancora di più quello che ci diceva Carrón alla giornata di inizio: «Quante più domande la realtà ti suscita, fa emergere in te, tanto più queste domande ti spingono a tornare a quel luogo, l’unico dove le tue domande sono prese sul serio. In quali altri luoghi si prendono più sul serio le vostre domande di come facciamo qui?».
Il contributo di un luogo fatto da amici così non ti fa assopire, ti aiuta a vivere tutto come una provocazione. Tutti erano grati per il lavoro fatto: chi è stato eletto, chi non lo è stato, chi cerca di contagiare i compagni con la propria passione per lo studio, chi prende parte alle attività proposte dalla scuola. Un ragazzo ha affermato a un certo punto: «Quello che è emerso nel lavoro in queste elezioni scolastiche è che a scuola non serve la politica, serve un movimento».
Insomma, non ci resta che continuare con questa grinta e passione che ci muove, non scordandoci il motivo di tutto ciò: puntare ad avere la realtà come nostra alleata, come ci hanno promesso.
Cecilia, Ancona