Se un'adozione a distanza c'entra con Parigi
La lettera di Avsi per il sostegno di un ragazzo della Sierra Leone e il desiderio che non fosse solo una "cosa buona" da fare per Natale. Poi, gli attentati in Francia e l'assemblea d'istituto: «Questa proposta è fuori tema?»Qualche settimana fa, attraverso il preside della scuola, mi è arrivata una lettera di Avsi: si trattava di un invito a rinnovare l'adozione a distanza di un ragazzo della Sierra Leone, che la nostra scuola sostiene da anni. Io mostro la lettera ad alcuni studenti, chiedendo loro cosa hanno intenzione di fare. Forse, suggerisco, si potrebbe promuovere l'iniziativa attraverso l'assemblea degli studenti, che sarebbe stata da lì a poco.
Di solito, il momento dell'assemblea assomiglia molto a una cogestione: la mattinata è articolata in quattro incontri su due fasce orarie diverse, di due ore ciascuna. Qualunque studente può indicare un tema di cui vorrebbe parlare e ognuno può seguire quello che preferisce.
Tuttavia avevo un grande timore: che riducessimo l'impegno preso con Avsi all'impegno natalizio da fare perché è "cosa buona". Chiara, al terzo anno di classico, decide di raccogliere la sfida, e si prende l'incarico di andare dai rappresentanti d'istituto per proporlo come argomento per una delle quattro assemblee. Intanto, contattando Avsi, ci viene indicata una loro collaboratrice, Federica, una studentessa universitaria disponibile a partecipare al nostro incontro.
Poi succedono i fatti di Parigi. Un ragazzo del Consiglio d’istituto chiede a Chiara: «La vuoi fare lo stesso, quell’assemblea? Anche ora che sta succedendo tutto questo?». Chiara accetta la sfida di questa provocazione, che avverte rivolta a sé e decide che ne vale ancora di più la pena, in questo momento drammatico. Il giorno dopo cerca il rappresentante d’istituto e gli comunica la decisione di non annullare l'assemblea, che sente sempre più “sua”. Intanto, decidiamo di conoscere Federica, per preparare l’incontro.
Arriva il giorno dell’assemblea, a cui partecipano circa cinquanta studenti. Il numero è inferiore a quello degli iscritti, perché vengono presi d’assalto gli altri incontri: quasi tutti mettono a tema i fatti francesi.
Chiara introduce l'incontro parlando di sé, in risposta alla sfida che le era stata posta. Cita Dostoevskij: «Scegliere tra il paradiso e l’inferno». Federica parte dalle slides che riassumono i contenuti della mostra su Avsi: “Generare bellezza”, presentata all'edizione del Meeting di Rimini del 2014. Parla di uno sguardo umano che fa prendere sul serio se stessi e mostra un punto di bellezza, piccolo e allo stesso tempo grandissimo. Racconta anche di alcune persone del Sudan e del Brasile, tra cui il suo amico che dallo slum è arrivato a Milano, a fare un master, e poi tornerà là tra la sua gente. Raccontando si commuove, perché è evidente che lei stessa è conquistata da quello sguardo.
Poi parla del grande metodo che è condividere e rilanciare l’altra persona con tutte le sue potenzialità, non limitandosi ad assisterla. Fa un esempio: una signora povera, sempre arrabbiata, che pretendeva aiuti, ha scoperto che poteva fare un orto in cortile e di poter vendere i suoi prodotti. Si è sentita gigante.
Chiara rilancia: di fronte a fatti come gli attentati di Parigi urge più che mai vivere e mostrare qualcosa che resiste in tutto l'inferno che sembra dominare: punti reali di speranza, punti vivi di umanità.
Questo può iniziare tra di noi, nei rapporti in classe. Una professoressa racconta che sabato mattina aveva programmato la versione di latino in una classe. I ragazzi, appena arrivati, hanno subito chiesto: «La facciamo lo stesso?». Insieme hanno parlato dell’accaduto: «Ora decidete voi». I ragazzi hanno scelto di fare comunque la versione, quella mattina. E la professoressa raccontava che non li aveva mai visti così. Questi fatti chiedono di essere più seri con la nostra quotidianità. Federica, intanto, continuava a sottolineare il metodo che fa la differenza: un incontro tra persone, il solo che può segnare la storia.
Un seme piccolo ma reale è stato posto lì, quella mattina. Per quelle facce presenti, in quell’assemblea che ai più era apparsa fuori tema. Alcuni hanno davvero colto la questione, come è emerso evidente nel dialogo che ne è scaturito. Un mio alunno un po'border line ha detto, riflettendo su di sé, che spesso, pur di sentirsi qualcuno, ci si trova a fare cose legate ad ideali sbagliati. Ancora una volta sono stata chiamata in campo: è stato messo a tema, in modo radicale, l’incontro e l’educazione.
Raffaella, Milano