Il giornale di Avsi.

Le tende, il freddo e quella monetina

Come ogni anno, Laura raggiunge i suoi compagni per la vendita di Natale. La giornata era iniziata male: la stanchezza, il gelo, le risposte scortesi dei passanti. Ma poi vede l'impegno di Luca. E il nigeriano davanti alla Coop...

Stamattina, come accade ormai da anni prima delle vacanze natalizie, faremo il mercatino in centro. Sono ben quattro le adozioni a distanza che sosteniamo con la scuola tramite Avsi.

È presto, ma mi sento già stanca. Sarà forse il pensiero del freddo pungente che mi aspetta, ma non vedo l’ora che passi anche quest’ultima fatica prima della meritata pausa natalizia. Tutto è già allestito da un po’ e dietro al banchetto alcuni insegnanti, insieme ad altrettanti genitori, si danno un gran da fare. Saluto e raggiungo i ragazzi delle medie, che hanno da poco iniziato il loro giro. Il gelo della piazza sembra a tratti amplificato dalle rispostacce della gente e dagli sguardi altezzosi di molte signore impellicciate.

Mi sorprendo quando vedo Luca, uno tra i più timidi in classe, che non si ferma col suo cesto nemmeno davanti a chi lo tratta con durezza. Lui ringrazia e fa gli auguri. Finalmente qualcuno si ferma, ascolta, mette mano al portafoglio. L’imbarazzo iniziale lascia il posto a un po’ di coraggio e iniziamo a spiegare chi siamo e cosa stiamo facendo.

Altri passanti accettano il nostro invito a contribuire, anche solo con una monetina, alla nostra raccolta. Il tempo passa rapido e torniamo al banchetto contenti: qualche soldo siamo riusciti a tirarlo su. Incrociamo un altro gruppetto di ragazzi e la loro insegnante. Ci raccontano, stupiti, che il giovane di colore che sta sempre fuori dalla Coop ha preso una moneta dal suo cappello e l’ha messa dentro al loro cesto. Quasi mi viene da piangere.

Il mio turno è finito; devo andare a riprendere l’auto per ritornare a scuola, ma non riesco a tirare dritto davanti al supermercato. Mi fermo a ringraziare il nigeriano, gli regalo qualche soldo e gli dico che la sua generosità mi ha profondamente commossa. Lui mi stringe la mano gelata. In un italiano stentato mi comunica che ha voluto contribuire ad aiutare chi ha bisogno ed è certo che poi Dio provvede.

Devo proprio scappare e mi accorgo che non sto più pensando al freddo, né alla stanchezza o alle mie giornate storte. Ho solo quello sguardo negli occhi e un senso d’infinita gratitudine dentro al cuore per la novità che, così inaspettatamente, si è introdotta dentro a questa giornata nebbiosa.

Laura, Chioggia (VE)