Il campo profughi di Calais, nel nord della Francia.

La strada che rompe i muri da duemila anni

Migliaia di profughi. Hanno attraversato Africa ed Europa. E ora sono davanti a un muro, ultimo baluardo verso l'Inghilterra. A un parroco di Londra con alcuni amici hanno aperto le loro baracche. «State con noi, ma non per soldi»

Una strada principale. Anzi, l’unica. Intorno, una giungla di tende e spazzatura.

Fango, ristoranti, negozi. Sono nell’area afghana. Siamo arrivati qui in cinque, dal Sud dell’Inghilterra, per vedere la “nuova giungla” di Calais. È un campo profughi con almeno 5mila rifugiati. La maggior parte sono giovani uomini. Alla fine del loro lungo viaggio, arrivati a pochi passi dal loro obiettivo - l’Inghilterra -, sono fermi davanti a un muro.

Entro in una baracca e ci trovo dentro sei giovani. Marta, una ragazza di 19 anni, sta cucinando per il gruppo. «Ho lasciato l’Eritrea un anno fa. Ho attraversato il mio Paese, il Sudan e l’Egitto, quasi tutti a piedi. Poi, autostop attraverso il Nord Africa. Ho pagato per un “passaggio” in barca fino all’Italia, poi ho attraversato l’Europa in treno fino a qui, al Canale».

Fine del sogno. Perché qui c’è il "muro". Polizia. Barriere. E sempre più gente che arriva ogni giorno. Qualcuno cerca di nascondersi sui camion di passaggio, approfittando del buio. Marta ha tante domande: «Dove posso dormire? Sta diventando freddo. Ho bisogno di vestiti pesanti e scarpe per camminare». C’è molta gente che aiuta: associazioni, medici, gente che porta cibo, persino chi pulisce le poche toilette da campo.

Lei sta mescolando qualcosa in una casseruola. «Marta, perché vuoi arrivare in Inghilterra? Lo vedi anche tu, non è una cosa facile…». «Be’, ho dei parenti che mi aspettano a Londra; e poi, l’inglese è più facile del tedesco». «Vedo che cucini bene: puoi preparare qualcosa anche per noi? Te lo paghiamo…». MI guarda. Sorride: «State con noi, ma non per soldi. Siete nostri ospiti».

Touché! Io pretendevo di essere generoso. Lei mi ha aperto la sua baracca.

Fa un freddo cane, là fuori. C’è bisogno di aiuto e di tutto, come di vede dal sito calaidipedia.co.uk. Si può mandare roba che arriva direttamente a loro.

Ma ai miei parrocchiani ho detto una cosa, al ritorno: se volete davvero rompere il muro, prendete su gli scatoloni e portateli voi. Tre ore da Londra. State con loro, parlate con loro, state lì tra loro per qualche ora. Sarà uno dei giorni meglio usati della vostra vita. Vedrete che cosa è la bellezza disarmata. La strada scelta da un Uomo duemila anni fa per far accadere ciò che molti non osano nemmeno sperare. Romperete davvero un muro. Dentro di voi.

don José Clavería, Londra