A Orvieto, dove una storia si fa musica

L'incontro, anni fa, durante la leva. Un rapporto che non si è mai interrotto. E l'inizio dell'anno trascorso insieme. Fino a un concerto per le monache clarisse della città umbra. Un'amicizia in cui «nessuno se ne vuole più andare via»

Premessa: il mio rapporto con Orvieto è iniziato in un tempo così remoto, che si prestava ancora il servizio militare. Sono capitato lì per questo e mi ci sono fermato per tutto l’anno della leva. Sono nati dei rapporti di amicizia che né la distanza, né le differenze di carattere, né gli inevitabili scossoni che la vita dà sono riusciti ad abbattere e cancellare. Anzi con il tempo, i matrimoni, i figli e talvolta i figli dei figli, i legami si sono semmai ulteriormente intrecciati e rafforzati.

Alcuni degli amici orvietani da qualche tempo frequentano - per la messa quotidiana e attraverso alcuni rapporti personali - le suore clarisse del monastero Buon Gesù; ed anche alla mia famiglia, in uno dei passaggi di andata o ritorno dalle vacanze, capita di andare lì per una messa. Il contraccolpo è immediato e passa attraverso il canto. Il loro modo di cantare è davvero pregare due volte: la delicatezza delle voci, l’insieme dell’armonia, l’esecuzione curata non sono fini a se stesse, ma strumento per la trasparenza di una Presenza, dinanzi a cui stanno e a cui chiedono, implorano, rivolgono la preghiera, la loro e quella dei tanti che a loro affidano persone ed intenzioni.

E se il rischio è quello del sentimento che invece di mettere a fuoco, rischia di appannare lo sguardo, fermandosi solo alla commozione senza arrivare alla presenza del Signore, o dimenticandosene presto, a limitarlo ci pensa Paolo, uno degli amici di Orvieto, il più vicino alle suore - anche geograficamente, abita a venti passi dal monastero. L’idea è semplice: viviamo per qualche giorno la liturgia insieme alle suore e offriamo loro un concerto che nasca dalla sensibilità che don Giussani ci ha insegnato. Domandando con tenacia, si ottiene; qualche scambio di e-mail, un viaggio per le festività, ospitalità per la mia e per altre due famiglie nelle case di alcuni amici di Orvieto e il progetto diventa realtà. Grazie alla voce di Valentina e al mio accompagnamento di chitarra, il primo dell’anno, nella festa della Madre di Dio, ha luogo un omaggio di canti dedicati proprio alla Vergine, per le suore e per la gente del luogo, che riempie la chiesa del monastero. La commozione di tutti è alle stelle ed il miracolo più grande è una familiarità fra persone conosciutesi poche ore prima, possibile solo perché si appartiene allo stesso popolo.

La maggior parte delle Clarisse di Orvieto proviene dalla Campania, e alla fine ci è stato possibile vederle ed ascoltarle cantare Quanno nascette Ninno, composto da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, canto da cui poi derivò - come testo e melodia - la sua versione in lingua italiana Tu scendi dalle stelle. Se serviva un’ulteriore conferma che è la bellezza che salverà il mondo, eccola davanti agli occhi. Il saluto è lunghissimo, nessuno vuole andare via pur sapendo che ci rivedremo il giorno successivo per la messa. E il mattino, fra le intenzioni della preghiera dei fedeli, ce n’è una per i nuovi amici incontrati ed una per Ugo, che due giorni prima era andato in cielo e di cui, proprio mentre celebravamo quella messa, si stava celebrando il funerale.

Walter, Bresso (Milano)