La Sagrada Família di Barcellona.

Milano: «I miei amici come le mura della Sagrada»

Terza puntata delle lettere sulle vacanze di Gs. I ragazzi del Sacro Cuore di Milano in visita a Barcellona, con il desiderio di capire che nesso c'è tra il «grande mondo» e la vita quotidiana. Ecco i loro racconti

«Questa compagnia deve sostituire quelle mura, deve ispirare uno sguardo che faccia percepire almeno in qualche modo l'attrattiva fisica di Dio nella sua realtà dentro il mondo», scriveva Giussani. Alcuni professori che fanno parte insieme a me e ad altri amici della realtà di Gs nella mia scuola, hanno proposto a noi ragazzi una vacanza a Barcellona i primi cinque giorni di gennaio. «Partenza il primo di gennaio alle 7.45 del mattino, lungo viaggio in pullman, sosta di una notte in Francia per poi ripartire alla volta di Barcellona. Cosa ne dite?», ci hanno chiesto.
La proposta, che inizialmente ha scombussolato gli animi di tutti noi perché molto impegnativa, ha subito però trovato riscontro in quelli più audaci ed affezionati della compagnia. Subito ognuno si è messo in gioco in prima persona: chi preparando i gesti concreti della vacanza, chi raccogliendo soldi attraverso iniziative per permettere a tutti di vivere questo gesto, chi semplicemente attendendola.
La mattina dell'1 gennaio in più di duecentocinquanta eravamo pronti per partire. Un libretto accuratamente creato per la vacanza è stato consegnato ad ognuno. Le pagine erano scandite da canti, letture e spiegazioni distribuite ogni giorno. Una volta arrivati in Spagna, trovarsi davanti al monastero di Montserrat e ad un paesaggio mozzafiato, ha subito risvegliato in tutti quella bellezza che spesso è soffocata dalle mille cose da fare durante l'anno scolastico, ma che è sempre desiderata da ognuno. Trovarsi spiazzati davanti alla Sagrada Família per la sua imponenza e la sua portata di significato ha fatto gustare a tutti questi giorni, e mi ha fatto sentire parte delle salde mura di quella Chiesa, tanto da farmi guardare attorno e sentire ogni amico che avevo di fianco come un pezzo necessario della mia persona. Volti di amici si sono rivelati, come ogni elemento presente nella Sagrada, pezzi senza cui non potevo costruire niente. È nato in tutti noi che ci trovavamo davanti a tale grandezza un desiderio di voler bene, di comunicare a tutti quella meraviglia che si mostrava ai nostri occhi. Gli sguardi tesi di ognuno, che era rapito da quello che gli si presentava davanti, erano segno della straordinarietà che è presente dentro alla nostra amicizia.
Questa è stata la forza dei giorni passati insieme: la compagnia con cui li ho trascorsi è diventata per me quelle mura di cui parla Giussani, e senza cui io, che sono un pezzo vivo di Chiesa, non posso reggermi in piedi. La sfida è riuscire a verificare durante la ripresa della quotidianità se quello che abbiamo vissuto a Barcellona può essere possibile sempre.
Maddalena, Gaia, Luca, Milano



«Continuando a costruire un mondo all'altezza della nostra umanità». È questa frase di Carrón, tratta dal suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera dopo i fatti di novembre a Parigi, ad accompagnare nei primi giorni dell'anno duecentosettanta ragazzi di Gioventù Studentesca, che hanno viaggiato in pullman fino a Barcellona per vivere una bellezza disarmata capace di rispondere al desiderio del cuore. Una risposta che è sempre più attuale e necessaria. Per questo, nella prima serata, un video ci ha aiutato a ripercorrere tre dei fatti principali che hanno segnato il grande mondo, toccandoci da vicino e provocandoci: gli attentati di Parigi, la morte delle centocinquanta persone del volo della Germanwings pilotato da un suicida e l'immigrazione. Che nesso c'è tra quello che succede nel mondo, quello che sentiamo nei telegiornali e leggiamo sui quotidiani e la nostra vita, la vita della nostra scuola, della nostra comunità, della nostra famiglia, la mia vita? Che senso hanno tutte queste sofferenze? Ma soprattutto, c'è una speranza di risposta a domande così grandi nella piccolezza della mia vita?
Questa la provocazione. Subito abbiamo offerto anche le prime ipotesi di risposta: durante il corso della serata sono stati ricordati l'incontro con il Papa del 7 marzo, il triduo di Pasqua e la testimonianza di padre Ibrahim al Meeting. Tre eventi accaduti e veri. Poi la vacanza: l'incontro con persone sconosciute, come un autista o alcuni spagnoli incuriositi dai canti in metro e in piazza di così tanti ragazzi; la lettura, ogni mattina, di passi di Riconoscere Cristo; la scoperta di uomini che hanno cambiato il mondo come Sant'Ignazio di Loyola, i gesuiti e Antoní Gaudí; la visita attiva e cosciente di luoghi sensazionali come la Sagrada Família e Santa Maria del Mar.
Don Giussani, commentando la venuta di Cristo e l'incontro con Giovanni e Andrea, dice: «"Io sono la via, la verità, la vita". Tertium non datur, o è pazzo o è vero». Osservando la grandezza e la genialità delle opere di uomini vissuti in epoche così diverse, ma con un'affezione così comune e viva, è inevitabile essere posti davanti alla stessa alternativa: o loro erano (e noi siamo) tutti pazzi, o Lui è vero.
Alessandro, Milano



A novembre si inizia a spargere la notizia di una vacanza a Barcellona. Le reazioni sono le più disparate: chi voleva andare a sciare in quel periodo, chi voleva studiare in vista della maturità, chi temeva di non poter venire per motivi economici. A sciare si può andare in un altro periodo, lo studio si può organizzare, ma come si può risolvere il problema dei soldi? Alcuni si propongono per vendere biscotti, altri fanno un concerto di canti alpini, e da un pranzo tra amici nasce #melamangio: una vendita di mele straordinaria per i corridoi della nostra scuola.
Sembra tutto pronto per partire, ma, come spesso accade prima di un viaggio, sorgono dubbi e preoccupazioni di vario tipo: siamo in più di duecento, mi sentirò a mio agio? O mi sentirò risucchiare da una folla di amici che in realtà sento estranei? Per fortuna è troppo tardi per tirarsi indietro e si parte. Bisogna buttarsi.
Viaggio in pullman: sette ore interminabili fino ad Arles. Eppure, proprio lì iniziano ad accadere piccoli fatti straordinari. Capita che un amico abbia bisogno di sfogarsi e ti racconta cosa sta vivendo, ti chiede consiglio. Capita che ci si mette a cantare e non ti senti solo come avevi immaginato prima di partire.
Prima tappa: Arles la cattedrale dedicata a san Trofimo. Poi di nuovo pullman, albergo, serata. Solita routine di ogni vacanza con Gs. Ma qualcosa di straordinario e inaspettato c’è sempre. Nella prima serata siamo tutti richiamati ai fatti di Parigi e alla drammatica situazione dei migranti. Nulla è solo per ridere o per effimero intrattenimento.
Passiamo poi per la Porta santa di Montserrat, e giochiamo nella piazza del paese tra lo stupore di qualche passante: duecentocinquanta ragazzi che fanno un gioco insieme con ordine.
Finalmente arriviamo a Barcellona. Alcuni tra noi ci spiegano le opere di Antoni Gaudí, le case e la basilica che ha pensato e progettato per prendere parte alla creazione iniziata da Dio e che ciascuno di noi è chiamato a continuare. Nella facciata della Natività è infatti commovente, tra tutte le sculture, la figura di Gesù giovane lavoratore, insolita nell’iconografia, ma straordinariamente carnale e divina . Divina per la finezza dei lineamenti, carnale per la tensione al lavoro a cui anche ciascuno di noi è chiamato.
Lavoro che diversi uomini di Barcellona hanno intrapreso nella costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Mar. Questa chiesa gotica, che abbiamo visitato appena prima di riprendere il viaggio verso casa, è stata eretta grazie all'impegno di uomini che dopo aver svolto le loro attività quotidiane portavano sulle spalle le pietre. La pietra può essere di ognuno di noi accettando ogni mattina il proprio compito.
Francesca, Milano