Battipaglia (Salerno).

La prima "cavaliera"

L'incontro, dodici anni fa, con l'esperienza dei Cavalieri e la scoperta, nel tempo, che non era qualcosa «solo per i ragazzini, ma che tutto era lì per me». La storia di Anna e di sua figlia Ilaria, che da settembre ha cominciato una nuova avventura

Ricordo bene quando un pomeriggio di maggio ho conosciuto suor Giovanna, che da Napoli aveva contattato me e la mia amica Annamaria proponendo a noi e ai nostri figli “l’avventura dei Cavalieri”. Un invito, un incontro e un’adesione forse incosciente: mandare dei ragazzini in un vagone letto fino a Milano e poi da lì, con un gruppetto del luogo, in pullman su in montagna, noi che abbiamo il mare a due passi. Ma i primi Cavalieri della Campania erano partiti: la mia secondogenita Ilaria, Nilde (una sua amica), Matteo e Biagio (i due figli più grandi di Annamaria).

Era l’estate del 2004. All’inizio, ho vissuto da madre questa nuova avventura, con qualche Messa durante i loro incontri e proponendo agli altri miei due figli l’esperienza dei Cavalieri. Non essendo un’insegnante, non pensavo che quella fosse una storia che mi riguardasse più di tanto. Poi, un altro grande evento, un imprevisto: Annamaria, che seguiva i ragazzi di Battipaglia (Salerno), era stata messa a riposo forzato (era in attesa di Maria, una futura e valorosa “cavaliera”). Mi chiese di accompagnare alla vacanza estiva un gruppetto di ragazzi; alcuni li conoscevo, altri molto meno. Quando ho accettato, pensai più a un favore per un’amica: avrei “fatto” i Cavalieri giusto il tempo necessario per sostituirla. Ma subito mi fu chiaro, evidente che la proposta non era fatta solo ai ragazzini, che le domande non erano solo per loro e che quel gruppetto di adulti era lì soprattutto per me: tutto era lì per me. E da dodici anni continua a esserlo, nonostante i figli siano cresciuti. La mia storia si continua a intrecciare con quella dei Cavalieri.

Anche la mia figlia maggiore, una volta cresciuta, ci ha accompagnato in alcune vacanze e, nell’ultima, da laureata in Astronomia, ha testimoniato, con l’aiuto di un piccolo filmato, come la storia della formazione dell’universo non possa non aprire ancora di più la domanda del perché e per chi tutto questo sia accaduto.

Nel frattempo, quel granello seminato dodici anni prima continuava a germogliare nella prima “cavaliera” della Campania, Ilaria. Con l’inizio dell’università a Napoli, continuava ad avere un desiderio grande che l’ha portata prima a coinvolgersi nella caritativa del doposcuola dalle suorine, poi nel servizio civile sempre con loro; fino a cambiare il suo percorso di studi per un altro che la portasse a insegnare nella Scuola primaria. Oggi, quella ragazza, ilare come il suo nome, sta iniziando una nuova avventura; anzi, la continuazione di qualcosa intuito già in prima media: che il suo cuore è fatto per la felicità e che ci sono luoghi che, più di altri, corrispondono in questo desiderio. Il 17 settembre con tutta la famiglia, con suor Giovanna e con la sua madrina di Battesimo, abbiamo accompagnato Ia prima “cavaliera” campana in una famiglia più grande: le monache Trappiste di Vitorchiano. Strane e grandi cose fa il Signore...

Domenica 9 ottobre, Giornata di inizio anno dei Cavalieri della Campania, sono partita per Agropoli (Salerno) con un gruppo di ragazzini che hanno letteralmente invaso questo paesino di mare, tra la sorpresa degli abitanti; il momento più forte è stato quello delle testimonianze di alcuni ragazzi più grandi dei Cavalieri. Una ha parlato di quando si è scoperta più vera vivendo la perdita del nonno; un’altra ha raccontato come si è convertita e ha ricevuto i Sacramenti tra mille difficoltà, provenendo da una famiglia di testimoni di Geova ed essendo stata abbandonata dal papà; e ancora, la testimonianza di Carmen, che dopo un anno con i Cavalieri aveva lasciato, pensando che non fosse un luogo interessante, per poi ritornare per la mancanza che aveva e sentirsi ancora più abbracciata; ha concluso con versi di Luzi: «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno».

È ciò che mi trovo a vivere dodici anni dopo aver incontrato, grazie ai miei figli, i Cavalieri. Domenica ad Agropoli ho sentito, non solo l’abbraccio dei “grandi”, lieti per la nuova avventura di Ilaria e della nostra famiglia, ma soprattutto quello dei ragazzi, perché, ancora una volta, hanno ridestato il mio cuore che desidera capire sempre di più «di che è mancanza questa mancanza».

Anna, Battipaglia (Salerno)