La mostra su don Giussani nata dall'esperienza del movimento di un gruppo di ortodossi

A Minsk, per capire "il movimento" nella Chiesa

Terza edizione del Festival Pamiežža nella capitale bielorussa. Ad organizzarlo un gruppo di amici che, per l'occasione, hanno presentato una nuova mostra su don Giussani. Il racconto di come la sua storia spiega ciò che sta accadendo a loro

Nel primo fine settimana d’estate, a Minsk, in Bielorussia, si è tenuta la terza edizione del Festival Pamiežža, “Terra di confine”. È stato organizzato da alcuni amici bielorussi insieme a quelli della “comunità volante”, un gruppo di cattolici e ortodossi che vivono insieme l’esperienza del movimento anche in Russia, Ucraina e Italia accomunati dall’amicizia di Aleksandr Filonenko. Ed è proprio questa esperienza ad essere al centro del Festival: la natura del movimento nella Chiesa.

La mattina di sabato 3 giugno, ospiti da diversi Paesi si incontrano nello studio del poeta Dmitrij Strotsev, il responsabile del Festival. Dopo i saluti e gli abbracci, guardano una piccola mostra della pittrice Ksisha Angelova. È un’iconografa, solita dipingere gli interni delle chiese, ma a volte il desiderio di disegnare la spinge a realizzare dei quadri letteralmente sulla carta da parati. I disegni esposti nella mostra raffigurano soggetti molto semplici: un cane, il ritratto del nonno, le illustrazioni di un racconto. Eppure, in essi si percepiscono le linee e la luce dell’icona.

Alcuni membri della ''comunità volante'' con Filaret, Metropolita di Minsk

Dopo una breve visita al centro di Minsk, gli ospiti si dirigono al Centro culturale Tsekh, in una ex-fabbrica, dove si svolge Pamiežža. Alcuni di loro sono qui per la prima volta, come Jana di Novosibirsk, che per esserci ha fatto quattromila chilometri. Un centinaio di persone sono arrivate per la lezione di Tat’jana Kasatkina, filologa di Mosca. L’incontro nasce da un dialogo tra lei e Anja, moglie di Strotsev, sul regista Lars Von Trier. Alla Kasatkina è caro esattamente quanto Fedor Dostoevskij, perché ritiene che entrambi parlino di Cristo, ma con un linguaggio forte e insolito. Che cos’è Dogville di Von Trier: la possibilità di vedere in modo nuovo il Vangelo o una sua caricatura? La discussione è accesa, non c’è accordo su un solo punto. Dopo la lezione, Anja dice: «Non mi hai convinta. Tutte le tue spiegazioni confermano il mio punto di vista». Di colpo entrambe scoppiano a ridere e vanno a bersi un caffè. E continueranno a parlare di Dogville…

La sera viene proiettato in anteprima il documentario Gratitudine. A presentarlo sono Strotsev, l’ideatore, e il regista Maksim Jakubson di San Pietroburgo. Il film racconta le realtà dell’Europa occidentale che hanno aiutato i cristiani e i dissidenti dell’Unione Sovietica, la cui opera è oggi dimenticata da molti. Durante la realizzazione del film è diventato chiaro che non è solo la storia di organizzazioni, ma di reali comunità, molte delle quali sono cresciute all’interno di movimenti ecclesiastici, cattolici e ortodossi. Uno dei protagonisti del documentario è padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, intervistato due mesi prima della morte. Quando nel film Giovanna Parravicini, sua collaboratrice, racconta dell’ultimo giorno di vita di padre Scalfi, alcuni piangono.

Dmitrij Strotsev e Maksim Jakubson, autori del documentario ''Gratitudine''

L’indomani è Pentecoste. Quest’anno la festa coincide nei calendari occidentale e orientale. La giornata comincia in maniera sorprendente. Solo un paio di giorni prima, gli organizzatori hanno scoperto che avrebbe celebrato la liturgia il metropolita di Minsk, Filaret. È un noto teologo, amico del metropolita Antonij di Surož, aveva partecipato al Meeting di Rimini nel 2010. È Vescovo da più di sessant’anni e fino al 2013 è stato a capo della Chiesa ortodossa in Bielorussia. Ora è in pensione, e date le sue condizioni di salute raramente celebra in pubblico. Tutti gli ospiti del Pamiežža arrivano per pregare insieme a lui. Poco dopo, i partecipanti del Festival scoprono che Filaret è pronto a ricevere dieci di loro. Ma nessuno sta davanti alla porta a contare. Dunque, dopo aver preso coraggio, nello studio entra una trentina di persone e Filonenko le presenta una ad una: Lesha da Minsk, Lena da Gomel’, Silvia da Milano… Poi dice: «Eccellenza, è stato il metropolita Antonij di Surož a riunirci tutti qui, insieme. E oggi siamo venuti a Minsk per ricambiare i regali ricevuti». Il metropolita risponde: «Ricorderò la vostra visita per molti anni». Sorride, e dice: «Andate!», e suona come una benedizione.

Dopo il pranzo, il Festival continua. Filonenko introduce una nuova mostra su don Giussani dal titolo “Tu sei il mio mare”. «Questi sono i giorni eucaristici, giorni di gratitudine. Alcuni anni fa, mi trovavo a Minsk ad una conferenza organizzata dal metropolita Filaret. C’era anche Giovanna Parravicini, che mi invitò ad intervenire al Meeting. Io andai a Rimini e parlai della poesia, ispirandomi alle parole del metropolita Antonij di Surož. Dopo il mio incontro si avvicinò un uomo anziano e mi disse che non avevo capito bene Giussani. Ma allora io non sapevo chi fosse Giussani». È soprattutto da questo curioso incontro di Filonenko con CL che è nata la “comunità volante”, e la mostra racconta di Giussani attraverso l’esperienza della comunità. La vita del sacerdote viene intrecciata con le testimonianze su questa nuova compagnia di cattolici e ortodossi, in Bielorussia, Italia, Russia e Ucraina.

Giovani al festival di Minsk

Questa novità non è frutto del caso. L’ultimo evento del Festival è incentrato sui movimenti nella Chiesa. Intervengono Elena Mazzola, rappresentante di CL, e Kirill Sologub, di Parigi, attuale responsabile del Movimento studentesco cristiano russo, nato nel 1923 tra ortodossi emigrati dalla Russia ed esiliati nell’Europa occidentale dopo la Rivoluzione. Dopo aver perso ogni cosa, queste persone hanno nuovamente riscoperto la Chiesa per sé e all’interno di essa hanno riguadagnato tutto. Kirill dice: «Oggi è Pentecoste. I membri del nostro movimento sempre chiamano l’incontro del 1923, quando nacque il nostro movimento, la “Pentecoste di Pšerov”». Una realtà, pur piccola, che ha rinnovato lo spirito di tutta l’Ortodossia. Proprio in questo ambiente è cresciuto il metropolita Antonij di Surož, senza il quale non ci sarebbe la “comunità volante”.

«È impossibile “chiudere” un incontro come questo», conclude Filonenko: «In questi momenti qualcosa si svela, accadono cose misteriose». Strotsev gli fa eco: «Abbiamo trovato uno spazio nella nostra terra di confine, dove non litighiamo, né cerchiamo conferma del nostro esser nel giusto, ma ci incontriamo per davvero». E Sologub aggiunge: «Capisco che qui c’è qualcosa di vivo. E spero che questo sia solo l’inizio».

Andreij Strotsev, Minsk