Meeting 2017

I 70 cent che costruiscono la cattedrale

Si era iscritta come volontaria, al settore: "promozione". Ma la mandano al "fundraising", su un trespolo in sala A5. E pian piano, la prospettiva cambia

Finalmente io e mio marito Stefano abbiamo deciso: si va al Meeting. A lavorare, intendo. Nei nostri piani c’è la Promozione. Stefania e Roberto, i responsabili, li conosciamo da anni e con loro ci siamo sempre trovati bene. Ecco segnata la preferenza sulla scheda dell’iscrizione. Invece il Meeting ci dirotta, gentilmente, al fundraising. L’unica cosa che so, giusto perché ultimamente va di moda, è che si tratta di spillare soldi alla gente. Che noia! Staranno alla larga anche gli amici.

All’incontro dei volontari del fundraising, però, Natasha ci spiega che l’idea non è tanto quella di trovare donazioni, ma donatori. Mi colpisce lo sguardo su questo lavoro che lei ci propone. Gente che si mette insieme perché sente la responsabilità, in questo momento storico, di costruire un bene per sé, perché sia per tutti. Insomma, come dice la mostra del “#Dona Ora”, un po’ come i costruttori di cattedrali: ognuno dà quello che può, come ha fatto il popolo di Milano per innalzare al cielo le guglie del Duomo, per ricordare a tutti che siamo fatti per l’infinito.

Una postazione del #DonaOra, campagna di fundraising del Meeting

C’è tutta la sfida di riscoprire qual è la cosa più importante della mia vita, perché, come ho sentito dire tante volte da don Giorgio Pontiggia, finché non siamo disposti a toccare le tasche vuol dire che quello che abbiamo incontrato non è ancora diventato carne per noi. Parto carica, ma il primo turno mi ammazza. Dalle 17 alle 23, seduta su un trespolo che addormenta le gambe e tutti che si tengono alla larga o accennano a un “tornerò”.

Potevo venire al Meeting da visitatore e invece no, mi devo sempre cacciare in queste situazioni. Un pensiero: ma allora qui, facendo questo lavoro, quello che ho ereditato in modo inaspettato e gratuito non tiene? Voglio verificarlo in questi giorni. «Essere al lavoro, dentro il lavoro che c’è da fare», come dice una mostra del Meeting. E allora, al primo visitatore del mio secondo turno racconto che il fundraising è costruire, come ha detto Vittadini, un luogo di libertà. Una cattedrale dove ognuno dà quel che può, per affermare cosa gli sta a cuore. Mi guarda e risponde con un «ci penso». Un ragazzino che si era fermato per chiedere dei gadget e che ha ascoltato tutto mi dice: «Io ho solo 20 cent ma voglio dare tutto». Si spertica in scuse perché ha solo pochi centesimi. Ma insiste. Poi torna. Nelle tasche ha trovato altri 50 cent, me li dà. Così, sul Dashboard, alla nostra postazione compare sempre “euro TOT, 70 cent”. Quei 70 cent mi hanno fatto compagnia per tutto il Meeting.

La possibilità di vedere che il Bene è davvero presente e muove il cuore di ogni uomo, ci mette insieme. Come la povera vedova del Vangelo che ha commosso Gesù per la sua fede. Non si è fatta confondere, sapeva bene qual era il tesoro della sua vita e dona tutto quello che ha. È così anche per me ora. Una giovane coppia di sposi, amici di uno dei miei figli, ci saluta. Le congratulazioni per il matrimonio, i racconti delle vacanze, una battuta sull’aspirapolvere che lei vuole comprare e poi non possiamo fare a meno di dire perché vale la pena donare qualcosa al Meeting. Lei mi dice: «Hai trovato quello giusto. L’ultima volta ha donato un sacco di soldi e io gli ho detto di tenerli da conto per il matrimonio». «Ma se non siamo disposti a dare per quelle cose che aiutano a costruire il nostro matrimonio - dice lui - per che cosa li teniamo i soldi? Per l’aspirapolvere?». Ridiamo, perché nell’ultima battuta c’è dentro tutto l’errore di prospettiva con cui di solito guardiamo le cose. E danno tanto.

Così come i giessini, che passano a salutare e danno 1 o 2 euro. Tutti quelli che donano se ne vanno ringraziandoci. Dovrebbe essere il contrario, a dire il vero. È un mare di bene che mi viene a raggiungere proprio lì, al desk dell’A5. Come ci ha detto Papa Francesco citando sant’Agostino: «Ci sono alcuni che più facilmente distribuiscono tutti i loro beni ai poveri, piuttosto che loro stessi divenire poveri in Dio».

Grazie al fundraising ho capito di più qual è il tesoro di cui la mia vita ha bisogno, per chi voglio dare tutto. Libera e grata di dare anche solo 70 cent, di offrire senza paura tutto quel poco che sono.
Paola, Monza