Folgarida, in gita sul "Sentiero delle cascate"

#vacanzecl - Quella sana invidia cristiana

La corrispondenza inaspettata tra un gruppo di sessantenni e alcune famiglie. La preghiera, i giochi, la Scuola di comunità. E poi l'incontro con due amici spagnoli e la testimonianza di Carlo e Cristina. E della loro figlia vissuta solo 24 ore

Ci abbiamo provato: pochi e scalcagnati (rispetto a precedenti vacanze), e anche in un albergo di settima categoria. Ma ci abbiamo provato: a vivere la vacanza con il coraggio di sussurrarci, a volte di dirci il Suo nome.

Ripensandoci (e stupendomi di questo), credo di non aver desiderato altro. E con me i miei amici. Una vacanza improbabile fra un gruppo di sessantenni della Fraternità di Agraria e una serie di famiglie di Pisa. Il collante iniziale: rapporti di amicizia, consuetudini, la vacanza dell’anno scorso. Ma poi è stata quasi una gara, con quella sana invidia tipica dei cristiani, invidia per una corrispondenza inaspettata, per un modo di vivere tutto ciò che capita come vorremmo anche noi, per un gusto e una letizia appunto “invidiabili”. Per questo abbiamo invitato e incontrato tante persone: perché il metodo del “vieni e vedi” non vale solo per i nuovi.

Foto di gruppo al rifugio Graffer

La domanda di Carrón agli Esercizi - “Ma la salvezza vi interessa ancora?” - ha riempito le serate e i dialoghi. A cominciare dall’incontro con due amici spagnoli, don Gabriel e Xavi, che ci hanno raccontato la storia della Casa di Meri, una casa di accoglienza per giovani ragazze, diventata il cuore della loro comunità di Madrid, il luogo dove uno sperimenta «la compagnia alla vita», non per vivere con Meri, ma per vivere di ciò di cui Meri vive. Non è un gioco di parole, e lo capiscono tutti: gli interventi sono tanti, le domande martellanti. «Come è nata questa vita nuova? Come si fa a non resistere alla salvezza? Come fate a dire che è il Signore che opera e che non si tratta di pura generosità? Come si fa a passare dal “nulla mi basta” a “tutto mi parla di te”?»



Non abbiamo fatto nulla di strano in questa settimana: gite, film, la Scuola di comunità, le lodi, il va e vieni degli amici, i giochi per i bambini, i canti, una serata a guardare le stelle. Eppure si è rivelata una vacanza diversa, perché quando desideri qualcosa o Qualcuno sei attento a tutto ciò che accade e perdi meno tempo del solito. La Scuola di comunità, in particolare, non è stata un momento formale: ci si è confrontati sui problemi della vita (un amico che muore, il trasferimento in un’altra nazione, la delusione per il lavoro perso, o ritrovato), diventando il momento sorgivo della giornata. Tanto che un’amica ha potuto dire: «Questa vacanza ha spostato la questione. Nel senso che finora ci facevamo compagnia perché nulla ci bastava, e non era poco. Ma adesso mi sembra proprio che stiamo insieme, ci cerchiamo, ci incontriamo perché qui è più evidente che Gesù è fra noi».

Sia chiaro, guardare alla realtà come occasione di dialogo con il Signore non è sempre facile. Come quando Carlo e Cristina raccontano di Maria, vissuta solo 24 ore: c’è sofferenza nelle loro voci, ma ciò che colpisce di più è la forza di una vita che sa abbracciare quel dolore, sono tutti gli incontri e i cambiamenti che quella breve vita ha saputo far nascere. La commozione diventa trasparente, lascia passare, intravvedere il Suo volto. Si può stare davanti a tutto, vien da dire. Non è questa la salvezza?
Ines, Milano