I giessini riminesi in gita.

#VACANZECL - Gli ultimi a partire

Dopo il lavoro e il Meeting, cinque giorni a San Martino di Castrozza per i ragazzi di Gs di Rimini. Le testimonianze, i giochi tra l'Innominato e il Santo Bevitore. E basta il verso di una canzone per cambiare una giornata...

Sulla Riviera romagnola, si sa, l’estate significa anche lavoro e allora la vacanza di GS l’abbiamo fatta in settembre, poco prima di tornare a scuola. Dopo un’estate molto intensa, siamo tornati a trovare gli amici terremotati di Sarnano e molti di noi hanno lavorato al Meeting, il desiderio di condividere dei giorni insieme all’altezza del bisogno del cuore ci ha portato a San Martino di Castrozza.

L’invito è rivolto a tutti i nostri amici. «Vengo al campo per una sfida: sono abbastanza ateo, ma vedo che in questa compagnia c’è qualcosa che mi affascina, qualcosa di diverso, e voglio trovare qualcosa che mi colleghi così come sono con questo modo di stare insieme». Così scrive uno di noi prima della partenza e in queste poche righe c’è dentro il desiderio di ciascuno, cioè quello di paragonare le nostre vite con una grande proposta: “Tutto è per te”.

In questi giorni ci siamo lasciati conquistare dalla bellezza della montagna che ci ha sorpresi imponendoci il silenzio, ancora di più ci hanno conquistato i gesti gratuiti di amicizia di chi ha aiutato i compagni nella camminata di quattro ore sotto la pioggia. Accompagnati dai canti degli alpini, di Claudio Chieffo, di Brunori Sas e dei Bear’s Den abbiamo scoperto il punto infiammato che tiene vivo il cuore dell’uomo.
E poi le storie degli amici che sono venuti a trovarci.

La messa durante una gita

Luca, siciliano di origine che ha incontrato il movimento all’università, ci ha detto: «Sono stato rapito dal modo di stare insieme che avevano i miei compagni di appartamento: erano diversi da tutti gli altri, erano dei marziani. Mi sono fidato di loro ed è cambiato tutto per me. Non voglio buttare niente di quello che ho vissuto perché ogni cosa, anche l’evento più doloroso era stato pensato dal Boss per la mia felicità. E come faccio ad essere sicuro dell’intervento di Cristo nella mia vita? Perché quello che io credevo impossibile è diventato possibile».

Edmondo era detenuto nel carcere di Como ed è stato accolto a casa da Patrizia e dalla sua famiglia. Il loro sguardo lo ha fatto rinascere e il senso d’impotenza è diventato un’occasione per scoprire la dipendenza da un Altro. Il perdono, di cui ci hanno parlato Edmondo e Patrizia, ricrea ed è reale tanto che un ragazzo, con noi per la prima volta, ha detto: «Allora si potrebbe dire che io mi porto a casa il perdono che non avevo mai avuto per mio fratello, la felicità di aver trovato ciò che voglio, una compagnia che mi vuole aiutare ed ascoltare e per ultimo mi porto a casa tutte le amicizie che ho trovato qui, tutte quelle che non sono riuscito a trovare in Colombia in dieci anni le ho trovate in GS in questi cinque giorni».

In fila nella nebbia

L’ultimo giorno nei giochi si sono sfidate senza riserve le squadre dell’Innominato e del Santo Bevitore ed è stato sorprendente l’entusiasmo con cui tutti,ma proprio tutti, hanno accettato la sfida.

Anche lo smarrimento iniziale di qualcuno può essere un’occasione: «Non ero per niente felice di andare a questa vacanza. Sono venuta solo perché mi hanno obbligata mia cugina e mia mamma. È successo però che le parole di una canzone («E il dolore serve proprio come serve la felicità») e la compagnia di mia cugina hanno cambiato la vacanza perché ho iniziato a guardare questi giorni come un’opportunità e a sentirmi meno sola».

La vacanza finisce, ma qualcosa ormai ci si è incollato addosso, un’urgenza di vita e di pienezza ci riporta a Rimini felici di iniziare.

Filippo, Rimini