Marco Gallo

«Ogni giorno scegli tu dove guardare»

Il primo novembre, il pellegrinaggio al santuario di Montallegro, in Liguria. Un gesto nato dalla morte del giovane Marco Gallo, e che ogni anno si allarga sempre più. È il cammino di uno strano popolo in festa. «Dove è così facile essere felici»

Ci sono posti in cui è difficile non essere felici, per qualche misterioso motivo che sfugge. Così è ogni primo novembre a Montallegro, santuario sulle alture sopra Rapallo, in Liguria.
Basterebbe guardare le centinaia di volti, giovani e anziani, che si incontrano da alcuni anni in quel luogo. La lunga processione si inerpica di prima mattina sul sentiero, in silenzio, a tratti pregando, a tratti ascoltando letture.

Nella prima sosta si canta: «È da sempre che cerco la casa dove posso tornare». Da qui, da questa domanda, parte il cammino. In gran parte sono giovani e universitari, ma anche adulti, genitori, bambini; il numero non è mai facile stabilirlo: i cinquecento libretti stampati finiscono subito, le persone sicuramente superano le seicento. La maggior parte sono brianzoli, milanesi, liguri. Molti sono partiti in macchina prima dell’alba per essere qui in tempo. C’è chi viene da Torino, da Carrara, dalla Sardegna; c’è chi ha preso il treno da Roma a notte fonda perché ne ha sentito parlare in una mostra. Alcuni sono abitanti di Rapallo che, avendo incontrato la fiumana di persone, sono rimasti affascinati e sono tornati l’anno successivo. Dozzine di storie diverse e lontane si accavallano l’una con l’altra.

Il pellegrinaggio a Montallegro, l'1 novembre 2017

Il pellegrinaggio è iniziato dopo la morte di Marco Gallo, investito mentre andava a scuola la mattina del 5 novembre 2011, a diciassette anni. Marco è un ragazzo nato a Chiavari, che è stato introdotto all’esperienza della fede e dell’amicizia del movimento di CL dalla mamma Paola e dal papà Antonio. I primi anni li ha vissuti a Casarza Ligure, poi si è trasferito ed ha vissuto con i genitori e le sorelle Francesca e Veronica ad Arese, a Lecco e Monza. Dei presenti al pellegrinaggio forse un decimo lo ha conosciuto in vita. Cosa spinge così tanta gente a camminare per un ragazzo che non ha mai visto? Cosa li ha affascinati?

Bisognerebbe domandarlo a ognuno. Ogni volto cela una storia particolare, alcune straordinarie. Non ce n’è una uguale all’altra, per cui a ognuno varrebbe la pena domandare: «E tu, perché sei qui?». C’è chi ha incontrato Marco perché ne ha sentito parlare da amici, c’è chi ha letto il libro uscito l’anno scorso (Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare, ed. Itaca), c’è chi è stato invitato o chi è rimasto solo incuriosito. Ad alcuni questo ragazzo mai conosciuto fisicamente ha cambiato la vita.

Davanti alla vicenda di un ragazzo così vivo tanti si sono sentiti interpellati in prima persona. La storia di Marco è quella di un cuore teso, con intelligenza e radicalità, a trovare qualcosa di abbastanza grande da soddisfare la vita. E nella sua corsa qualcosa gli ha risposto. Scriveva qualche mese prima di morire: «Esclusa una falsa e distratta via di mezzo, o Cristo si rifiuta o diventa il punto fermo. Da questo momento mi sacrificherò interamente alla ricerca della felicità, e vedrò se la mia vera vita è in Lui o no». Parole che fanno eco a quelle di papa Giovanni Paolo II lette durante il pellegrinaggio: «In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate, è Lui la bellezza che tanto vi attrae […]. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità».

Il papà di Marco (primo a sinistra) e la mamma con gli amici

Eppure tutta questa gente, che aumenta di anno in anno, non è venuta fino a qui per commemorare un morto, ma piuttosto una Presenza viva ora. Nessuno si muoverebbe più per una storia chiusa ormai da sei anni. Certo non si muoverebbero tutti questi sconosciuti, che invece di diminuire aumentano, se non per partecipare a una bellezza che continua, che li affascina e che accade adesso. Lo ribadisce don Pino De Bernardis durante la messa, una volta arrivati al santuario: «Tutto è dentro un disegno misterioso, perché tutto possa essere testimonianza esaltante di questa Presenza. Come la vita della Madonna così quella di Marco è stata riempita dalla domanda di senso, dal paragone continuo con il Mistero. Ma», affonda don Pino, «la compagnia di Marco vi ha fatto più attenti e responsabili di fronte alla realtà, di fronte a tutti i rapporti? Ha reso più aperto il vostro cuore?».

La chiesa bianca e rosa non basta a contenere tutti, molti sono fuori sul piazzale che domina il mare in lontananza. Il primo novembre è la festa di tutti i santi, proprio in questo giorno la famiglia Gallo ha deciso di proporre il pellegrinaggio. Perché, si infiamma ancora don Pino, «la santità non è dare tutto al Signore, ma lasciare che Lui prenda tutto di me. Non è necessario prima di tutto capire dove sta il mistero della vita, ma occorre vivere mossi dal fascino di una testimonianza che ci ha stupito».

La frase scritta da Marco sul muro della sua camera

In questa frase sta racchiuso tutto il cuore del pellegrinaggio. Sta racchiusa la familiarità e la confidenza strana che si respira fra tutti, mentre si mangia la focaccia offerta e si beve vino sul piazzale. Perché la vita diventa una cosa appassionante quando si comincia a fare i conti con questo Mistero, per usare una parola cara a Marco. È stato preparato un pranzo per tutti, con una gratuità e una cura che lascia stupefatti, mentre gli ottanta chili di focaccia finiscono velocemente. E poi si canta, per ore, seduti sulla lunga scalinata del sagrato, in quello che sembra uno strano popolo in festa. Dove è così facile essere felici. Proprio chi non è abituato rimane colpito dall’amicizia che si intravede in una compagnia così numerosa: traspare una familiarità che è difficile descrivere, si può solo vedere.

Il gesto si conclude con la visita, per chi lo desidera, al piccolo cimitero di Casarza Ligure dove è sepolto Marco. La sua famiglia, come ogni anno, apre la casa per cena a chi vuole fermarsi, in genere mai meno di una quarantina di persone.
Un gesto che è nato spontaneo, imprevisto, per poi allargarsi sempre di più nel corso del tempo. Un pellegrinaggio che è la possibilità di un punto fermo nel corso dell’anno, per ricordarsi che «ogni giorno scegli tu dove guardare», come scrisse Marco. Per prendere sul serio tutto il desiderio di cui vibra il cuore. E ricordarci che tutto è per sempre, che dalla morte è nata la vita.

Ognuno potrà giudicare questo strano avvenimento. Chi non crede in Dio dovrà fare i conti seriamente con quello che accade. Perché a dispetto di tutto qualcosa di eccezionale succede. Così da poter dire a chiunque, una volta tornati a casa: tu non sai cosa hanno visto questi occhi.
Simone