La Giornata d'inizio a Manila, Filippine

Filippine. L'amicizia, la caffetteria e il «desiderio di Lui»

La Giornata di inizio anno nel Paese del Sudest asiatico, crocevia di "amici" da tutto il mondo. Erano una trentina ad ascoltare le parole di Carrón e di Davide Prosperi in differita, il 25 novembre. In due lettere, il racconto di quello che è successo

Siamo rimasti tutti colpiti da alcune semplici domande che padre John ci ha rivolto nell’introduzione: «Che cosa state cercando? Perché siete qui? Qual è il vostro desiderio?». Per quello che ricordo, il mio desiderio era di incontrare i miei amici di CL (Antonietta dalla Malesia, Gabriel e Cheryl da Cebu, e altri), perché mi erano mancati tantissimo, ed è stato solo allora che questo mi ha condotto alla vera risposta per il mio cuore affamato e assetato: che il desiderio che mi aveva mosso a venire alla Giornata d’inizio era Cristo.

Nella domanda di Davide Prosperi - «La salvezza è ancora interessante per te?» - ho ritrovato la mia domanda. Mi sono chiesta: «Come posso raggiungere la salvezza se continuo a perseverare nel mio peccato?». Ogni giorno è una lotta, e ogni mattina mi trovo a pregare: «Signore, non lasciarmi nella collera oggi». Ma questo porta solo frustrazione. Durante la Giornata d’inizio, padre John ha detto che «la salvezza è un cammino che ci è dato; qualche volta comporta delle frustrazioni, ma anche le frustrazioni sono un dono». Il solo problema sono io. Ho bisogno di lavorare di più per ottenere la salvezza, e di permettere che Cristo compia questo lavoro per me.

Mi piace citare la domanda di don Carrón: «Quando non domina la sorpresa per questo avvenimento, che cosa accade?». Da sette anni, e ancor oggi, facciamo Scuola di comunità con madre Giovanna (missionaria trappista nelle Filippine). Posso dire che in me accade un cambiamento. Me l’ha detto anche un’amica: «Tu sembri felice anche in una situazione difficile. E conosco la ragione: perché Cristo è in te». Voglio condividere questa grazia con tutti quelli che ho incontrato. Due volte al mese mando gli inviti a Scuola di comunità. Li ripeto una, due, tre volte. Una dei destinatari è una monaca, suor Lalyn, che si prepara sempre leggendo prima il testo o il libro di don Giussani indicato. Altri amici che sono davvero contenti di poter fare Scuola di comunità sono Ben e sua moglie. Lui è un avvocato che aiuta gratuitamente le persone in difficoltà. Quando non riesce a venire a Scuola di comunità, mi chiama per chiedermi se si può fare l’incontro in un momento compatibile con i suoi impegni. Preghiamo insieme, e quando comincia l’incontro sono sempre colpita perché lui si è preparato bene e condivide la sua esperienza con noi. Se Cristo non dominasse in noi, avrei vergogna a guardare questi amici; io sono qui solo per ascoltarli, perché io non so parlare bene, non so trovare le parole da dire, e vorrei sparire. Ma non accade così: siamo lì uno di fronte all’altro, preghiamo, condividiamo, perché abbiamo lo stesso desiderio di appartenere a Lui solo, per la nostra salvezza.

Rega, General Santos (Filippine)




Per alcune settimane il mio cuore è stato molto eccitato, in attesa, desideroso che arrivasse il 25 novembre e la Giornata di inizio di CL. Come un bimbo è incapace di tenere a freno la propria impazienza e gioia davanti alla torta di compleanno che desidera assaggiare, così era anche il mio cuore mentre raggiungevo il gruppo di venticinque persone radunate assieme a Manila per la Giornata.

«Perché sei qui? Quale desiderio dimora nel tuo cuore?». Così ci ha chiesto bruscamente padre John all’inizio dell’incontro. «Per amicizia», ho risposto tra me e me: «Mi mancano i miei amici: Rega, Cheryl, Larry, Gabriel, Prince. E questo evento è una buona occasione per incontrarli di nuovo e passare delle bellissime ore insieme».

«Preghiamo per chiedere la povertà», ha detto ancora padre John. Ho sentito queste parole mentre stavo gustando a fondo la presenza dei miei amici che erano lì. «Povertà? Che strano modo di introdurci al Mistero. Perché? Siamo così ricchi grazie alla nostra compagnia…», pensavo in silenzio. Questa preghiera era un mistero in sé.

La giornata è proseguita. Lezione, gruppetti, assemblea, il pranzo condiviso in una splendida compagnia, la santa messa della festa di Cristo Re… Tutto mi sembrava «colmo di grazia, colmo di Lui, verso il nostro povero sguardo umano! Se solo potessi entrare nello sguardo di Dio!», così pensavo.

Quando la Giornata era quasi finita, abbiamo deciso di uscire per bere qualcosa insieme in una caffetteria lì vicino, per gustarci ancora un po’ la nostra compagnia. La sera era caldissima, la strada piena di gente. Mentre i miei amici entravano nella caffetteria, tre bambini di strada, fratellini, sporchi e infinitamente belli, mi si sono avvicinati per chiedere l’elemosina. Con il mio povero tagalog - la lingua parlata nelle Filippine - ho cominciato a scambiare poche semplici parole con loro. Quando sono arrivato a chiedere i loro nomi, mi hanno risposto: «Franky, France e Francil». « Great! Taga-France ako! Io vengo dalla Francia», ho detto. La situazione era piuttosto buffa. I nomi dei tre bambini derivavano dal nome della mia patria. Il più grande poi ha pronunciato queste meravigliose parole, che non dimenticherò mai: «Siamo tutti “France”, perciò siamo amici!». Ecco i poveri di cuore.

Sono entrato nella caffetteria dopo questo incontro, e mi sono reso conto di una cosa incredibile. Non mi trovavo con una compagna di amici che venivano da Filippine, Nuova Zelanda, Spagna, Francia, Vietnam, Malesia, Italia... E neppure ero con una compagnia di amici dalle vocazioni tanto diverse tra loro: sorella, madre, padre, studente, sacerdote, poliziotta, medico… No. Ero con Lui. Noi siamo amici per Lui. Il corpo di Cristo. E quella domanda di padre John mi risuonava dentro: «Perché siete qui?». Ora lo so. Perché il mio cuore desidera Lui.

Alex, Manila (Filippine)