Napoli

Vacanza. A Napoli, con l’amica della porta accanto

Qualche giorno di convivenza in Campania per un centinaio di ragazzi liguri durante le feste di Natale. Nuove amicizie, visite alla città, la bellezza delle serate a cantare insieme. Dettagli di una vita «che invidio, ma possibile anche per me»

Vacanzina di GS della Liguria, dal 29 dicembre all’1 gennaio. Mete, Napoli e Salerno. Partiamo in un centinaio, facce nuove, piccoli, pochi grandi, alcuni adulti, in parte coinvolti coi ragazzi, in parte per puro desiderio. Parto avendo presente in particolare una mia “vicina di porta” a scuola, cioè una ragazza del mio liceo, non mia alunna, compagna di progetti come la musica lirica o l’orientamento. Dall’open day del liceo, l’invito alla Colletta alimentare e poi alle Tende: qualcosa che accade, fino alla semplice adesione all’invito alla vacanza. Con alcuni adulti ci diciamo, prima di una partenza non troppo entusiasta e leggendo lettera di Carrón ad Avvenire: «Noi, poveretti come siamo, ci crediamo che la realtà è più grande dell’idea, che per non aver paura occorre riconoscerLo in fatti, volti, persone semplici, per scoprire che la vita fiorisce?».

In albergo, una casa salesiana a strapiombo sul golfo di Napoli, ci sono anche dei ragazzi di Cesena e, fin da subito è facile trovarsi insieme. Prima serata, Gianni Aversano e i canti napoletani: quanta bellezza (questa parola ritornerà sempre), basta lasciarsi attrarre e, distratti come siamo, iniziamo a scoprire che la Buona notizia ci ha raggiunti, e la nostra vacanza sarà un continuo aiutarci a guardare come ci hanno suggerito i canti.

La natura è il primo suggerimento per un io che si desta, così apriamo il giorno seguente con la recita dell’Angelus sul mare. Quindi Napoli e il centro storico, visto tramite Giuliana, Massimo, Luca e gli altri amici-guide del Rione Sanità. Scopriamo questa città dove bellezza e disagio coesistono in una febbre di vita che coinvolge. Scopriamo il Duomo di San Gennaro, le viuzze dei presepi, il dipinto Le sette opere di misericordia di Caravaggio (Valentino dirà che lì ha scoperto una possibile unità di tutti i brandelli della sua vita), le sfogliatine migliori nei bar storici, la chiesa del Gesù Nuovo e la storia di san Giuseppe Moscati, santo medico che da laico, nella normalità di una vita ordinaria, ha fatto cose straordinarie. E san Gennaro, il Santo dell’amicizia che per l’amico Sossio, per abbracciarlo prima che fosse dato in pasto alle belve durante le persecuzioni, lascia Benevento e va a Pozzuoli dove sapeva lo avrebbe atteso uguale martirio.

Caravaggio, ''Le sette opere di misericordia'' (particolare)

Chi è abbracciato abbraccia: è una scoperta che si fa carne a fine giornata, con la visita a Portofranco, al Rione Sanità. Ci accolgono amici giovani e adulti, una festa di canti napoletani e testimonianze incredibili di vite cambiate. Il buffet finale offerto da loro: quella è “casa”, evidentemente, per tutti loro e lì scopriamo che una casa vera è casa per tutti. Di questo abbiamo bisogno, di un’amicizia che non sia rifugio, ma casa.

Paolo dirà che vuole portarsi a casa questa apertura, che li invidia in senso buono, che vuole guardare come loro i compagni e gli amici. Poi, la serata con Davide Cerullo, amico di Scampia con una vita simile a quelle di Gomorra, da cui è uscito per un incontro che ha colto il suo disagio e gli ha cambiato la vita. Ora, lui malavitoso da quando aveva dieci anni, ha fondato un centro proprio lì, per i bambini, perché nessuno è irrecuperabile. Nella vita ci vuole uno scopo e dobbiamo ringraziare di avere qualcuno da seguire, che lui non aveva. Il tono, gli occhi, la storia ci hanno letteralmente inchiodati. Vogliamo essere come lui. Ilaria ci diceva: «Quale è il mio scopo? Non posso tornare a casa senza questa domanda accesa».

Il terzo giorno andiamo a Pompei, una città ritrovata. Quindi, la messa in Basilica, insieme agli amici di Modena e Reggio Emilia, col canto del Te Deum, perché la fine dell’anno è occasione per ringraziare. Dopo Pompei, puntata a Salerno: le luci colorate della festa e la visita agli avori del Duomo di San Matteo, che avevamo ammirato agli Esercizi della Fraternità e riscoperto alla mostra del Meeting. Ad aspettarci, gli amici di Salerno, Carmela e i suoi ragazzi, che hanno dedicato a noi il pomeriggio dell’ultimo dell’anno.

San Matteo, la cattedrale di Salerno.

Ci aspetta la festa di Capodanno in albergo, con giochi, “notte degli Oscar”, canti del complesso di Cesena, disco music e, al centro, i fuochi d’artificio di Napoli. Dal nostro posto privilegiato, nel giardino sul golfo, mentre brindiamo assistiamo a uno spettacolo mai visto: un’ora di spettacolo pirotecnico. Si conclude la serata con un video che ripercorre fatti di “vita nuova” e che termina con l’augurio-invito del Papa ai giovani a Genova: «Gesù, non smettere di sfidarmi, vieni ad importunarmi un po’ e dammi il coraggio di risponderti».

Ultimo giorno, partenza presto per Montecassino, a trovare san Benedetto, anche lui un Santo dell’amicizia, che ha fondato il monachesimo occidentale (ci siamo detti) per camminare con l’amico.

Tornando in pullman, assemblea “spontanea”. Beatrice, la mia amica della “porta accanto”, dice: «Non sapevo i dettagli di questa vacanza, non sapevo cosa aspettarmi. Non mi hanno colpito dei particolari, ma mi avete colpito voi. Ho visto due cose che non ho e che invidio: la vostra unità e la vostra fede incrollabile. E, soprattutto, so che a casa questa possibilità è anche per me».

Marina, Genova