Papa Francesco con il berretto tipico peruviano

Papa in Perù. Una scena del Vangelo nella terra «insantata»

La sfida della "Laudato sii" che si fa carne, il Vescovo della selva, la gente sul palco per toccare "el Señor". E quell'istante all'aeroporto passato inosservato... Immagini dal viaggio di Francesco, che si è lasciato abbracciare dalla fede del popolo

«Ustedes son una tierra “ensantada” ». Così ha detto il Papa nell’ultimo giorno del suo viaggio, a Lima: «Voi siete una terra “insantata”», creando uno dei suoi neologismi per sottolineare come dall’inizio dell’evangelizzazione e fino al presente (viene a mente il nostro amico Andrea Aziani) il Perù è stato fecondato dalla santità più che ogni altro paese dell’America Latina. Poi ha aggiunto tornando in aereo: «Credo che la fede voi l’abbiate molto radicata dentro. Mi porto via dal Perù un’impressione di gioia, di fede, di speranza, di volontà di rimettersi in cammino».

Tutti i momenti di questo viaggio sono stati segnati dalla presenza di una folla contenta, con le mani tese verso il Papa, per riceverne la benedizione, per esprimere la propria speranza in Dio, la propria fede semplice ma concreta, bisognosa di vedere, di toccare e capace di dare con amore.
Una gioia immensa che si è vista nell’incontro con i popoli dell’Amazzonia, dove un Papa non era mai arrivato. Papa Francesco ha voluto mettere al centro dell’attenzione questa periferia del mondo, rendendo carne la sfida della Laudato Sii, ed ha indicato le strade di un’ecologia integrale, apprezzando lo sforzo della Chiesa dell’Amazzonia per valorizzare le culture native, non nell’isolamento, ma nel confronto con la cultura di oggi. In questo senso ha citato il centro Universitario Nopoki, che l’Universidad Católica Sedes Sapientiae di Lima ha creato per rispondere alla richiesta del Vicario apostolico dell’Amazzonia centrale del Perù, monsignor Gerardo Zerdin. La storia personale di questo Vescovo è di per sé un esempio dell’amore alla gente dell’Amazzonia: giunto giovane missionario in una comunità di Shipibos non cristiani, dopo vent’anni con loro aveva tradotto il messale e il vangelo nella loro lingua, di cui ha composto il dizionario e la grammatica, oltre a comunicare loro la fede. Gioia su quei volti dipinti e fieri, speranza nelle loro parole.



Il Papa ha poi abbracciato la religiosità popolare dei peruviani e ne è stato abbracciato. Nella Messa a Trujillo davanti all’altare e a seicentomila fedeli erano state portate tutte le immagini principali della devozione della gente. Citando i loro nomi, il Papa entrava nel cuore del popolo peruviano, che in questi segni trova alimento alla propria fede: la Cruz de Motupe e la Virgen de la Puerta che stavano sull’altare, el Señor Cautivo de Ayavaca e tante altre immagini che animano una vita di fede non razionalistica ma reale e concreta, fatta di novene, processioni e pellegrinaggi, in cui si chiede e si promette per tutte le circostanze della vita. Un’immagine della Messa a Lima davanti a un milione e mezzo di persone vale più di tante spiegazioni. Quando Papa Francesco è sceso dal palco della celebrazione, sul quale era stata posta l’immagine del Señor de los Milagros, che esce in processione solo nel mese di ottobre e il Venerdì Santo, centinaia di sacerdoti, dopo aver seguito con gli occhi il Papa che si allontanava, sono saliti sul palco, per andare a guardare da vicino e toccare “el Señor” e migliaia di persone sono rimaste sotto il palco stesso, in preghiera davanti a quel quadro sacro. Quasi come a dire: il Papa che fa presente Gesù in modo così concreto e avvincente, adesso torna a Roma, ma il Signore rimane sempre con il suo popolo.
Un popolo «insantato»: fragile e con tanti problemi, la povertà, la corruzione (che della povertà è la causa principale), ma pieno di quella speranza che riconosce la vita come mistero donato, in cui la misericordia di Dio si fa presente e rimette in cammino, come in questi giorni di cielo in terra.

Un’ultima immagine, non commentata dai giornali: a Trujillo, quando il Papa stava arrivando all’aereo che lo doveva riportare a Lima, tutto era pronto nell’aeroporto. I soldati schierati, il personale di terra incaricato intorno all’aereo, la polizia e le guardie del corpo, le autorità: tutti al loro posto. Improvvisamente un gruppo di lavoratori dell’aeroporto ha rotto le fila, per chiedere al Papa la benedizione. A quel punto è scomparso l’ordine dei ruoli: soldati e inservienti, autorità e hostess, tutti correvano insieme dal Papa, tendendo le mani per toccarlo, per lasciarsi guardare da lui, e attraverso di lui da Gesù, nello sconforto delle guardie del corpo del Papa, che guardavano attoniti quella confusione. Una scena evangelica che per pochi istanti ha cancellato duemila anni… poi il Papa è salito sull’aereo, tutti sono tornati ai loro posti, gli agenti di sicurezza del Papa hanno respirato di nuovo, ma nei volti risplendeva una gioia dell’altro mondo. La Chiesa è questa gioia possibile per ogni persona: «Jesús no se desanima nunca de ti», Gesù non si scoraggia mai di te.
Giovanni Paccosi, Lima