Maturità /2. «Spero che la commissione veda la mia passione per la vita»

Quattro giorni di convivenza studio a Pesaro. L'invito a un compagno di classe perché vedesse «l'origine della mia felicità a scuola». E l'emozione di studiare insieme Pirandello, Keats, la storia...

Non vedevo l’ora di andare in convivenza studio, perché per tutti gli anni del liceo, ho sempre faticato a mettere insieme l’esperienza di Gs con lo studio. Non c’era nessuno a Gs che studiasse quello che studio io, e fino a quest’anno coi miei compagni di classe non avevo un buon rapporto, dunque non mi ero mai sentita libera di invitarli a qualche gesto che proponevamo con il movimento. Invece questi quattro giorni a Pesaro con i maturandi delle Marche sono stati fondamentali per me.

Premetto che ho stressato molto gli adulti perché si facesse un momento per tutta la regione, e non divisi in città: volevo studiare con quelli che avevo sempre ritenuto i migliori compagni di vita, sebbene abitassero distanti. In più, ho invitato anche un compagno di classe, perché ci tenevo che vedesse l’origine della mia felicità a scuola. Dico che sono stata bene perché ho potuto vivere ogni circostanza in clima di familiarità. Non perché conoscessi tutti, al contrario: c’erano professori e ragazzi che non avevo mai visto. Però ognuno aveva il desiderio di capire e studiare non per l’esame, o per il voto, ma perché erano interessati a capire quanto il ciclo di Krebs o il nichilismo di Nietzsche c'entrassero con la propria vita. Ed era una cosa che avevo sempre vissuto da sola, non trovando altri che avessero la stessa voglia di capire.

Ho potuto studiare con gente con cui non ero mai andata oltre il “ciao” e scoprire la loro passione per la storia, mi sono emozionata studiando Pirandello, riguardando Keats… Ho scoperto di non aver sbagliato nel metodo con cui affronto lo studio, ovvero una ricerca continua di senso per la mia vita, per la mia umanità. Una ragazza che non sapeva niente del movimento ha detto: «Prima pensavo che la mia prof, che mi ha invitato, fosse una persona con un’umanità ed una attenzione speciale per il singolo. Ora scopro che ci sono altre persone come lei». Andrej pensava che lo studio per la maturità sarebbe stato una condanna, al punto quasi da desiderare di non essere ammesso. Studiando italiano con una professoressa ha dovuto rivedere il tutto perché «si vede che quando spiega, lo fa attraverso un’esperienza umana. Lei vive ciò che spiega, non sono nozioni».

Sicuramente farò molta fatica in questi ultimi giorni di studio, perché ho materie in commissione che sono proprio quelle dove sono debole, ma mi porto una sicurezza in più a casa: desidero vivere la vita con persone che prendono a cuore il desiderio sterminato che ho dentro. Desidero che la commissione veda la passione che ho per la vita, per l’umano, per l’altro. E spero di incontrare sempre altre persone che mi siano compagne in questo percorso.
Cecilia, Ancona