Il Seminario del Righi di Genova dove si è svolta la convivenza-studio

Maturità /3. Quei giorni a "tirare su la testa"

I dubbi dei ragazzi, prima della convivenza-studio, il dialogo con un'amica che mette alle strette.... I conti sembrano non tornare. Ma poi la telefonata con uno studente cambia tutto...

Prima di partire mi avevano appesantito alcune resistenze di ragazzi, che non vedevano l’utilità di spostarsi per vivere insieme alcuni giorni e un dialogo con una amica che, in vista delle vacanze di GS, si era detta convinta che i figli suoi e di alcuni amici non fossero venuti con noi durante l’anno perché non accolti e mi invitava a farmi delle domande.

Insomma percepivo una scontatezza che non mi lasciava tranquilla, una misura che quasi toglieva il fiato. Ma io perché mi muovo e faccio le cose? Devo salvare recinti prestabiliti? Con tutti i miei limiti, cosa cerco? E il Signore mi è venuto incontro, con la telefonata di un ragazzo sconosciuto (o quasi) che, invitato da un amico alla convivenza studio, mi ha chiesto di cosa si trattasse. Gli ho spiegato in poche battute e lui di getto: «Non credevo possibile che esistesse un posto così». E io: «Vieni a vedere».

Da qui, per me, è partito tutto. C’erano tutti i ragazzi che ci hanno incontrati in questi anni, anche marginalmente, con loro compagni di scuola. Tanti colleghi sono venuti con una letizia e una dedizione incredibili, alcuni universitari ci hanno aiutato nella gestione, perché altri potessero vivere quello che hanno vissuto loro, mi hanno detto. Una serata è stata messa in piedi su tre anniversari del 2018: il '48 e la Costituzione, raccontato da un dottorando di Diritto costituzionale; il ’68 attraverso alcune canzoni e il ’78 di Moro e della lotta armata, raccontati da due colleghi di Filosofia. Fabio, uno dei due prof della serata, il giorno dopo ha pensato bene, lui cuoco provetto, di fare la focaccia per tutti e, senza i mezzi tecnici, ha impastato per due ore. Un mio collega e amico di Arte, Beppe, si è fermato al mio “ripassone” di Italiano e ha detto che solo così l’anno finisce per lui, con la vacanzina maturandi. Un altro, prof di scienze, è stato con noi due giorni interi e alla fine mi dice: «Questa vacanzina studio è uno dei due punti fissi, insieme alla Colletta alimentare». I ragazzi ci sono stati in una familiarità impensabile, per tutti è stato un aiutarsi a “tirare su la testa”, a vedere bene, a cogliere l’occasione di questo momento così particolare che ci chiede di guardare in fondo chi siamo e cosa vogliamo. E una serata con gli universitari, nella sua semplicità, ha riposto queste domande.
Marina, Genova